+ Dal Vangelo secondo Matteo (10,24-33)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia! Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che Io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’Io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei Cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’Io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei Cieli».
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Il discorso di Gesù era iniziato con un preciso mandato per i Dodici che Egli stava per inviare solo alla terra d’Israele, dopo averli edotti di quel che li aspettava in un tempo più lontano e cioè quando avrebbero ricevuto la potenza dall’Alto. Gesù allarga sempre più il discorso fino a rivelare che cosa realmente significa essere suoi discepoli.
Forse pochi cristiani riflettono sul loro essere seguaci di Gesù Cristo e determinano la loro vita di conseguenza. Il cuore riesce ad amare Gesù se è veramente libero da tanti lacci e catene inutili e pesanti.
Le parole di Gesù che passo a citare, dovrebbero scuotere i cristiani e farli ricominciare da dove si erano fermati. La sosta è comprensibile, anche un periodo di aridità che “spegne” il fervore e ci si dimentica del Signore che è morto in Croce per amore nostro.
“Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’Io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei Cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’Io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei Cieli”
Considerando che siamo come “pecore in mezzo ai lupi”, non deve mai mancare la quotidiana verifica interiore per riflettere sulle azioni compiute. Ci troviamo in una società senza valori ed è facilissimo comprenderlo per la mentalità diffusa priva di morale.
Oggi viene considerato un po’ stupido chi non vive come un animale, irrazionale e fortemente impulsivo. Molti buoni cristiani si ritrovano per varie ragioni a contatto con persone che appaiono possedute dai diavoli, per il linguaggio che utilizzano e le scelte immorali che compiono.
Questi cristiani che vogliono conservare la loro Fede sono chiamati a lottare ogni giorno contro le tentazioni e le istigazioni dei conoscenti.
Non si riconosce più Gesù nella vita quando non si osserva la sua Parola, quindi, si può essere cardinali, vescovi e sacerdoti, ma se non si vivono gli insegnamenti del Signore, si mostra di non riconoscerlo. Infatti, è simile al Maestro chi osserva quanto viene detto da Lui.
Gli avvisi che ci dà Gesù sono incantevoli per la loro precisione e per il nostro bene.
Quale buona stella ci ha fatto incontrare e adorare il vero Dio dei cristiani? Noi sappiamo cosa giova nella vita di ogni essere umano da cosa non giova e fa vivere in una disperazione spesso celata ma attiva interiormente.
Gesù è la vera salvezza di tutti quelli che vogliamo percorrere la Via sicura per non finire schiacciati dalle pesanti montagne di tentazioni e oppressioni che colpiscono quelli che non pregano e non osservano il Vangelo.
Non preoccupiamoci mai delle sofferenze e di ogni altra prova causata dai cattivi. Noi soffriamo per poco tempo, forse anche per un tempo più lungo, ma saremo vittoriosi con Gesù e sempre protetti dalla Madre di Dio. Nessun potente del mondo ha questi privilegi, inoltre la sua potenza inevitabilmente si sgonfierà e neanche le ricchezze potranno dargli la vera felicità.
Gesù rassicura sempre i suoi seguaci, ai Dodici dice: “Non li temete”, riferendosi ai farisei. Tutto sarà svelato, anche le trame e le calunnie progettate e mormorate in segreto, ma infine, e queste parole dovettero far trasalire i discepoli, non sono da temere quelli che possono giungere a “uccidere il corpo”, a togliere la vita terrena. Bisogna temere colui che può “far perire e l’anima e il corpo nella Geenna”.
È dunque solo Dio che bisogna temere!
Bisogna avere timore di non offenderlo, di far cosa contraria alla sua Volontà! E niente è più contrario alla sua Volontà che il peccato. Il peccato scelto, attuato con piena avvertenza, in odio alla giustizia e all’amore, fa perdere l’anima.
La Geenna è l’inferno, è la perdizione, è il regno delle tenebre. Gesù ne parla come di un luogo dove possono essere mandati l’anima e il corpo. Si giunge alla perdizione eterna continuando in questa vita a non riconoscere e rinnegare Gesù.
Gesù è verità, giustizia, amore, santità. Se uno dei tuoi congiunti ti volesse complice nell’ingiustizia, nella menzogna, nell’odio, ebbene, tu dovresti acconsentirgli solo perché ti è consanguineo? Andresti in perdizione per non disgustarlo?
E così, “se il trovare la propria vita” significa avere ricchezze, onori e piacere, ebbene, tutto ciò può essere causa di perdizione.
Si perderà la propria vita, quella che dura in eterno e che deve essere conquistata con la rinuncia a tutto ciò che porta lontano da Dio!
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