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mercoledì 11 luglio 2018

SC 213 Commento al Vangelo di mercoledì 11.07.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

San Benedetto

+ Dal Vangelo secondo Matteo  (19,27-29)
In quel tempo, Pietro, disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità Io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’Uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio Nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Gesù conforta i discepoli e promette quanto nessun potente della terra potrebbe immaginare. Riceveranno “cento volte tanto” in questa vita e nell’aldilà conosceranno la vera gioia infinita, immersi nella Gloria eterna di Dio.
Il punto centrale del Vangelo di oggi, rimane comunque l’affermazione di Pietro: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”.  
È la domanda che può tranquillamente porsi ogni cristiano ma senza avere la pretesa di ottenere in cambio esclusivamente beni materiali.
Gesù ci dona grandi beni spirituali che neanche tutte le ricchezze del mondo possono far acquisire, come la pace interiore, la gioia anche nelle contrarietà, la protezione dai nemici e dai diavoli, la vittoria su quanti ci perseguitano, l’armonia in famiglia, la protezione dei figli, un buon lavoro, il superamento dei pericoli e delle cattiverie e tanto altro ancora.
Tutto questo non vale forse molto più dei beni materiali?
Pietro con genuina spontaneità, esterna a Gesù cosa avverrà nel suo futuro, e non dice qualcosa di sbagliato anche perché non ha compreso il messaggio del Signore, non ha ancora lasciato la vecchia mentalità e non è entrato nel completo abbandono in Dio.
Noi non possiamo assolutamente aver timore del futuro per la Fede totale che riponiamo in Gesù, Lui sempre ha rispettato le sue promesse.
Pietro non conosceva tutto il messaggio divino di Gesù, non era stato ordinato Vescovo, non era nata la Chiesa a Pentecoste, quindi aveva anche una leggera apprensione per il futuro, ma non dubitava affatto del Signore. Confidava pienamente in Lui e per questo gli aprì il cuore fiducioso di essere compreso.
Possiamo anche noi dire a Gesù di aiutarci per il futuro, senza cadere nella preoccupazione o avendo già dei piani prestabiliti che si vogliono far accettare a Lui. Nell’abbandono in Gesù scopriamo la nostra forza e diventiamo forti in questo mondo carico di avversità e di egoismo.
Pietro completa la sua genuina richiesta dicendo: “Che cosa dunque ne avremo?”. Non cerca denaro, non vuole onori, vuol capire quale ricompensa sarà riservata a loro che si stavamo“consumando” nel seguirlo e dopo avere abbandonato tutto.
Gesù risponde e spiega con poche parole l’infinito… Promette ogni bene divino e “cento volte tanto” in questa vita, per tutte le opere buone che avrebbero compiuto. Promesse rivolte anche ad ognuno di noi, tutti siamo invitati al banchetto nuziale ma occorre indossare la veste candida.
Il nostro impegno nella vita deve rivolgersi verso l’anima, aspetto più importante di tutto ma considerato da pochi cristiani.
La gioia, la tristezza, i sentimenti, le emozioni, tutto quello che viviamo scaturisce da ciò che contiene l’anima spirituale. C’è il bene o il male? Quale spirito la governa? Sappiamo stabilire l’inclinazione che seguiamo? Perché non si riesce a dominare la tristezza che assale o l’eccessiva euforia che porta spesso a commettere errori?
San Benedetto da Norcia ci insegna l’importanza del silenzio, della meditazione giornaliera e del distacco da tutte le cose inutili!
In San Benedetto vediamo rispettate le promesse di Gesù, quella santità di vita che il monaco raggiunge anche per i suoi inenarrabili sforzi ma con la Grazia di Dio. Il Signore lo premiò di continuo e lo rese sempre più simile a sé. La presenza dello Spirito Santo lo elevò costantemente alla ricerca del più alto senso della vita e della vera felicità.
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Medaglia di San Benedetto