(Gv 20,24-29)
I fatti convincono più delle parole. Gli apostoli dicono a Tommaso che era assente quando apparve loro il Risorto: “Abbiamo visto il Signore” ma Tommaso non crede alle loro parole. Perciò Gesù, nella seconda apparizione, mostra le piaghe come segno concreto della sua RISURREZIONE. Solo davanti a un fatto concreto Tommaso grida dicendo: “Mio Signore!”.
Ci sono molti cristiani, ma anche alcuni preti che sanno parlare bene di Gesù, grazie agli studi di teologia che hanno fatto, però non hanno nessuna ferita guarita da mostrare per l’intervento di Gesù, il Salvatore. Forse l’unico segno che mostra la presenza di Gesù è il Crocifisso che si porta al collo per i laici o la talare per i preti, o il velo in testa per le suore.
La testimonianza che si fa in pubblico dev’essere fatta mostrando agli ascoltatori le ferite che, grazie a Gesù Cristo, non fanno più male perché sono diventate gloriose. Molti parlano con entusiasmo di Gesù ma non smettono mai di parlare delle loro sofferenze passate e presenti. Il che significa che le ferite sono ancora aperte e sanguinano copiosamente.
Quando parlerai di Gesù la gente ti chiederà: “Cosa ha fatto Gesù nella tua vita?”. E forse tu dirai subito: “Per anni ho odiato un mio parente che aveva abusato di me fisicamente. L’evento aveva prodotto dentro di me violenza, rabbia, e odio verso gli uomini. Per molti anni la mia vita è stata un disastro. Ma un giorno ho cominciato un cammino di fede. La parola di Dio mi ha insegnato a perdonare. Nella comunità cristiana ho trovato conforto e sostegno nello sconfiggere l’odio, la paura e l’avversione verso gli uomini. Mi sono sposata e sono contenta, grazie Gesù”.
Qual è il segno che tu puoi mostrare affinché chi ti ascolta sia convinto ad accogliere Gesù nella sua vita? Se non c’è nessun segno, non parlare di Gesù; altrimenti saresti solo un cembalo che tintinna, come dice San Paolo.
Amen. Alleluia. (P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)
I fatti convincono più delle parole. Gli apostoli dicono a Tommaso che era assente quando apparve loro il Risorto: “Abbiamo visto il Signore” ma Tommaso non crede alle loro parole. Perciò Gesù, nella seconda apparizione, mostra le piaghe come segno concreto della sua RISURREZIONE. Solo davanti a un fatto concreto Tommaso grida dicendo: “Mio Signore!”.
Ci sono molti cristiani, ma anche alcuni preti che sanno parlare bene di Gesù, grazie agli studi di teologia che hanno fatto, però non hanno nessuna ferita guarita da mostrare per l’intervento di Gesù, il Salvatore. Forse l’unico segno che mostra la presenza di Gesù è il Crocifisso che si porta al collo per i laici o la talare per i preti, o il velo in testa per le suore.
La testimonianza che si fa in pubblico dev’essere fatta mostrando agli ascoltatori le ferite che, grazie a Gesù Cristo, non fanno più male perché sono diventate gloriose. Molti parlano con entusiasmo di Gesù ma non smettono mai di parlare delle loro sofferenze passate e presenti. Il che significa che le ferite sono ancora aperte e sanguinano copiosamente.
Quando parlerai di Gesù la gente ti chiederà: “Cosa ha fatto Gesù nella tua vita?”. E forse tu dirai subito: “Per anni ho odiato un mio parente che aveva abusato di me fisicamente. L’evento aveva prodotto dentro di me violenza, rabbia, e odio verso gli uomini. Per molti anni la mia vita è stata un disastro. Ma un giorno ho cominciato un cammino di fede. La parola di Dio mi ha insegnato a perdonare. Nella comunità cristiana ho trovato conforto e sostegno nello sconfiggere l’odio, la paura e l’avversione verso gli uomini. Mi sono sposata e sono contenta, grazie Gesù”.
Qual è il segno che tu puoi mostrare affinché chi ti ascolta sia convinto ad accogliere Gesù nella sua vita? Se non c’è nessun segno, non parlare di Gesù; altrimenti saresti solo un cembalo che tintinna, come dice San Paolo.
Amen. Alleluia. (P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)
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