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sabato 18 febbraio 2012

1321 - Vita di Gesù (paragrafi 302-303)

L'elezione dei quattro


§ 302. A questo punto Luca (5, 1-11) narra la vocazione dei quattro principali discepoli, Simeone Pietro con suo fratello Andrea, e Giovanni con suo fratello Giacomo; al contrario gli altri due Sinottici (Matteo, 4, 18-22; Marco, 1, 16-20) collocano questa narrazione, molto più breve, proprio al principio dell'operosità di Gesù in Gali­lea, subito dopo la notizia dell'imprigionamento di Giovanni il Bat­tista. La serie seguita da Luca appare più verosimile cronologica­mente. E’ infatti da notare che nè Matteo nè Marco hanno parlato in precedenza di relazioni fra Gesù e i quattro, ma esse sono state già accennate da Luca e spiegate ampiamente da Giovanni (§ 278 segg.); d'altra parte questa vocazione presuppone che l'operosità di Gesù sia già iniziata da qualche tempo, perché attorno a lui si ac­calca molta folla desiderosa di vederlo e udirlo, e ciò non si spie­gherebbe agevolmente se si riferisse ai primi giorni del ritorno di Gesù in Galilea, subito dopo l'imprigionamento di Giovanni il Bat­tista: essa dunque avvenne quando il ministero esercitato da Gesù già da qualche tempo gli aveva procurato larghi consensi nella Ga­lilea. Ma specialmente le notizie date da Giovanni importano un'altra e più seria questione: se i quattro erano già stati al seguito di Gesù in Giudea, e poi in Galilea a Cana ed a Cafarnao, come mai qui Gesù sembra chiamarli a sé per la prima volta? Che questa sia la prima volta, è certo l'impressione che si ha da Matteo e Marco; tuttavia essa va corretta e integrata con quanto dicono gli altri due evangeli­sti. Quanto alle notizie di Giovanni, che è l'evangelista integratore per eccellenza, esse ci permettono di concludere che Gesù anche nella scelta dei discepoli, come nella sua manifestazione messianica, procedette gradualmente. Dapprima egli accettò i quattro che spontaneamente in Giudea erano passati a lui dalla sequela di Giovanni il Battista: ma anche così accettati essi non rimasero costantemente uniti a lui né lo seguirono in tutte le sue peregrinazioni attraverso la Galilea, da lui fatte in massima parte da solo (§ 301); più tardi invece, allorché i quattro furono sufficientemente edotti del genere di vita che richiedeva da essi Gesù e si mostrarono disposti ad accet­tarla, egli li legò definitivamente a sé con una formale elezione. La quale avvenne in questa maniera, secondo la narrazione di Luca ch'è la più ampia e particolareggiata delle tre.


§ 303. Una mattina Gesù, trovandosi lungo la sponda occidentale del lago di Tiberiade, fu circondato da numerosa folla che deside­rava udirlo parlare; ma la folla era tanta che, per trattenerla e in­sieme per farsi udire più comodamente, egli ricorse a un mezzo as­sai pratico. Quando quel lago è calmo, è quasi immobile né pro­duce alcun frastuono che impedisca di udire chi parli a voce alta: perciò, allontanandosi di qualche metro dalla spiaggia su una barca, si poteva di là parlare benissimo alla folla che sarebbe rimasta schie­rata sulla spiaggia ad ascoltare. Così fece Gesù. Li presso c'erano due barchette, i cui padroni erano scesi a terra e stavano riattando le reti; uno di essi era appunto Si­mone Pietro. Questo particolare suggerisce due conclusioni proba­bili: che l'episodio avvenisse nei pressi di Cafarnao (§ 300), e che Simone Pietro avesse sospeso in quel tempo la sua saltuaria sequela appresso a Gesù per ritornare frattanto al proprio mestiere insieme col fratello Andrea, onde provvedere ai bisogni della propria famiglia. Quando Gesù ebbe terminato di parlare da quella tribuna dondolante, provvide anche a ricompensare chi gliel'aveva fornita, e voltandosi a Simone gli disse di prendere il largo per gettare le reti. Senonché l'invito di Gesù dovette sembrare al destinatario un'invo­lontaria ironia: proprio la notte testé scorsa era stata una nottatac­cia, e Simone aveva faticato assai con i suoi compagni senza pren­der nulla. Tuttavia, giacché aveva parlato il maestro, egli non si sa­rebbe rifiutato: ma avrebbe accondisceso giusto per deferenza verso di lui e senza alcuna fiducia nel nuovo tentativo; la luce del giorno in­fatti era un nuovo ostacolo, e se di notte era andata male di gior­no sarebbe andata anche peggio. E così le reti furono gettate. Subito però si cominciò a imbarcare tanto pesce, che gli attrezzi non reg­gevano a tutto quel peso e le maglie delle reti si disfacevano. Si gettò allora una voce ai compagni dell'altra barca, rimasta inoperosa, affinché corressero a dare una mano; la barca venne, ma si continuò ancora a lungo a caricare, tanto che tutte e due le barche rimasero colme di pesce quasi da affondare. Il lago di Tiberiade era nell'antichità, ed è ancora oggi, assai ricco di pesce. Nell'antichità ne parla già Flavio Giuseppe (Guerra giud.,III, 508, 520), e della pesca viveva gran parte dei rivieraschi occiden­tali: poco a nord di Tiberiade, la borgata di Magdala (« Torre ») era chiamata dai rabbini « Torre dei pesci » (Migdal Nunaja) e da­gli ellenisti Tarichea, cioè « Salamoie di pesce) », con chiara allusione all'industria principale dei paesani. Oggi, chi ha visitato i luoghi può aver visto pescatori del lago fare buona pe­sca all'amo in pochi minuti, come può aver sentito parlare di colpi di paranza o di sciabica particolarmente fortunati, tanto da portare a terra parecchi quintali di pesce. Ma non è detto che sia, o sia sta­to, sempre così: anche i pescatori di Tiberiade hanno avuto in ogni tempo giornate e nottate di cattiva fortuna, in cui sembra che tutti i pesci siano emigrati dal lago. Quella pesca di Simone fu fortunata per caso? Simone, che se ne intendeva, non era di questa opinione e aveva previsto un risultato ben diverso; e non fu il solo, perché anche i pescatori dell'altra barca, che erano Giacomo e Giovanni, rimasero sbalorditi del risultato effettivo. Il focoso Simone si gettò allora ai piedi di Gesù esclamando: Allontànati da me, perché sono un indegno peccatore! - Ma Gesù replicò: Non ti spaventare! D'ora in poi sarai pescatore d'uomini. - Dunque, ciò ch'era avvenuto aveva, oltre il resto, anche il valore d'un simbolo per il futuro. Scesi infine tutti a terra, lo stesso invito fu rivolto a Giacomo e Giovanni che col loro padre Zebedeo erano «soci» di pesca con Simone e suo fratello Andrea, e le due coppie di fratelli, lasciato barche e tutto, seguirono da quel giorno costantemente il maestro.
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