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venerdì 10 agosto 2018

SC 228 Commento al Vangelo di venerdì 10.08.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

San Lorenzo

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (12,24-26)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità, in verità Io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono Io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve Me, il Padre lo onorerà». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
È un martire che in questi millenni ha fatto parlare molto di sé, venne ucciso il 10 agosto 258 a Roma e da allora il suo culto è cresciuto, fino a dedicargli una notte in cui si ammirano le stelle cadenti. È certamente un affascinante legame indissolubile al fenomeno delle stelle cadenti, diverse sono le interpretazioni di questo binomio che nasce per motivi ovviamente estranei alle sue vicende agiografiche, ma si azzarda lo stesso un interessante legame. 
Gli studiosi cristiani hanno visto nelle stelle cadenti che si vedono in agosto, la rappresentazione delle lacrime versate dal Santo durante il suo supplizio, lacrime che vagherebbero eternamente nei cieli, e scenderebbero sulla terra solo in questo giorno.
È una narrazione che accolgono per Fede i cristiani convinti che tutto è possibile a Dio. D’altronde, cadono proprio nel giorno di San Lorenzo!
Ancora una narrazione afferma che le stelle cadenti ricordano i carboni ardenti su cui il Santo fu martirizzato (su una graticola, il suo emblema).
Una cosa sola è divenuta sicura: la notte di San Lorenzo induce molti cristiani a pregarlo osservando le stelle cadenti, come se fosse lui ad inviare segni della sua intercessione. C’è molta speranza nei cristiani che osservano le stelle ed esprimono al Santo una o più richieste di aiuti.
In questo senso la notte di San Lorenzo ha creato una buona atmosfera spirituale, c’è la convinzione che si possano avverare i desideri di quanti ricorrono all’intercessione del Santo. È più forte la richiesta di aiuti quando si ricordano i dolori sofferti da San Lorenzo, accettati per rimanere fedele a Gesù Cristo.
Sono intuizioni piacevoli per ricordare cosa avvenne al giovane Lorenzo, ma la sua storia è poco conosciuta. Si ricordano di più le stelle cadenti nella notte di San Lorenzo che la Fede intrepida di un vero seguace di Cristo, che è bene conoscere.
San Lorenzo è famoso per la sua morte al tempo in cui era arcidiacono di Papa Sisto II, cioè il primo dei sette diaconi allora al servizio della Chiesa romana. Assisteva il Papa nella celebrazione dei riti, distribuiva l’Eucaristia e amministrava le offerte fatte alla Chiesa.
La sua morte avvenuta su una graticola avvenne nella persecuzione contro i cristiani voluta dall’imperatore Valeriano nel 257. L’impero romano era in crisi, minacciato dalla pressione dei popoli germanici e dall’aggressività persiana. La follia dall’imperatore Valeriano dinanzi alle cocenti sconfitte subite, si rivolse contro i cristiani e fece riprendere la persecuzione anticristiana.
È bene conoscere quanto avvenne al giovane Lorenzo per capire come funzionano le persecuzioni contro la Santa Chiesa e i suoi devoti.
All’inizio la persecuzione non fu accanita, erano vietate le adunanze di cristiani, bloccavano gli accessi alle catacombe, esigevano rispetto per i riti pagani. Non obbligavano a rinnegare pubblicamente la Fede cristiana.
Un anno dopo, nel 258, come tutti gli anticlericali anche Valeriano cambiò idea e ordinò la morte di tutti i Vescovi e i Sacerdoti.
Il vescovo Cipriano di Cartagine prima venne esiliato e poi decapitato. Ebbero la stessa sorte altri Vescovi e lo stesso Papa Sisto II, ai primi di agosto del 258. Lorenzo non venne ucciso subito, il prefetto imperiale lo chiamò per farsi consegnare «i tesori della Chiesa». Questo prefetto era convinto delle ricchezze della Chiesa e le pretendeva da Lorenzo che effettivamente era l’amministratore.
Lorenzo prima distribuì le offerte ai poveri, poi si presentò davanti al prefetto e gli mostrò moltissimi ammalati, storpi ed emarginati che gli facevano compagnia. Rivolto al prefetto gli disse:«Ecco, i tesori della Chiesa sono questi».
Questa fu la ragione della sua morte atroce: fu bruciato sopra una graticola.
Diversi Santi di quel periodo e dei secoli successivi hanno descritto come autentico il supplizio che toccò a San Lorenzo.
C’è un’affermazione curiosa che prendo dal Martirologio Romano: «Tre giorni dopo vinse le fiamme per la Fede in Cristo e in onore del suo trionfo migrarono in Cielo anche gli strumenti del martirio».
San Lorenzo è il Patrono dei diaconi, dei cuochi e dei pompieri. Egli ci mostra che come il grano produce molto frutto, così l’uomo che muore al suo orgoglio si riempie dello Spirito Santo e diventa una nuova persona, molto gradita a Dio.
Amare la propria vita con orgoglio e superbia, per soddisfare i propri capricci, non permette di seguire Gesù e si rimane soli.
«Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna».
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