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mercoledì 8 agosto 2018

SC 226 Commento al Vangelo di mercoledì 08.08.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Matteo (15,21-28)
In quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma Egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e Lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a Lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed Egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore, -disse la donna- eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua Fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Una lettura veloce o non profonda ci mostra Gesù poco attento alle richieste di una donna pagana, una cananea che si trova in Fenicia e si rivolge a Colui indicato dai suoi conoscenti come il Profeta atteso. Sono sufficienti queste informazioni per suscitare nella donna una Fede che non è indotta dalla necessità, ma dall’amore.
Gesù segue l’itinerario di evangelizzazione nei territori delle città di Tiro e Sidone, città pagane e molto lontane dalla fede ebraica.
Sappiamo che i cananei, discendenti di Canaan, figlio di Cam, erano stati riprovati da Dio per la loro nefanda idolatria e per la loro corruzione morale, che al tempo di Giosuè era giunta ormai al colmo. Questo spiega la resistenza di Gesù alla richiesta che fa la donna. I cananei, come i pagani in genere, erano chiamati “cani” per le ragioni già dette.
La risposta che Gesù dà alla donna cananea che chiede la liberazione della figlia posseduta dai diavoli, è più di una liquidazione fatta addirittura con riluttanza, un atteggiamento che si addice poco al Signore. Se Egli percorre le terre dell’antica Fenicia per convertire tutti, qual è la ragione della sua risposta così reticente?
Il Vangelo narra che la donna Lo implora di esorcizzare la figlia indemoniata, «si mise a gridare: “Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio”. Ma Egli non le rivolse neppure una parola».
Ogni minima azione e reazione di Gesù è perfetta, quindi, dobbiamo trovare nella donna la ragione della risposta ricevuta, perché il Signore si trovava in quella regione per evangelizzare, portava il messaggio nuovo per farlo conoscere a tutti. E a chi chiedeva di intervenire esaudendola per far tacere la donna, all'inizio risponde: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
I primi a stupirsi del silenzio di Gesù, della sua impassibilità, sono i discepoli che -si noti bene- non tanto per compassione verso la cananea, ma per liberare Gesù dalla importuna resistenza di lei, nell’implorarlo gli chiedono: «Esaudiscila».
Mai era accaduta, né accadrà, una cosa simile, nella vita pubblica di Gesù.
E Gesù vuol dare ragione ai discepoli del suo atteggiamento verso di lei: questa donna non appartiene al popolo di Israele e vuol beneficiare di un dono riservato solo alle «pecore perdute» del suo popolo.
La donna quando sente le parole di Gesù non si arrende. Questa sua Fede è molto forte, non si abbatte nonostante il rifiuto di Gesù.
L’atteggiamento del Signore in realtà intende suscitare una Fede sicura e sincera in Lui, perché vede quanto è grande la sua sofferenza. La donna deve mostrare che la sua sofferenza ha una vera Fede nella Persona di Gesù Cristo.
Non è la sola sofferenza a farci meritare i miracoli, essa deve essere preceduta e accompagnata dalla preghiera e dai Sacramenti.
La cananea è convinta che solo Gesù ha la potenza di liberare sua figlia. La sua richiesta è piena di speranza, non solo grida la sua tragedia di madre che vede la figlia indemoniata, il suo grido è quello della piena fiducia in Gesù.
Costringe il Signore finalmente a fermarsi e a rivolgerle la parola, Lui si ferma per la conversione della donna, ella dimostra di non essere più una pagana, ha scoperto la perla preziosa. «Signore, aiutami!». Gesù non è ancora soddisfatto della sua richiesta, la cananea non meritava nulla davanti a Dio.
«Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini».
«È vero, Signore, -disse la donna- eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Gesù che vede i pensieri di ognuno non aspettava che queste parole per esaudire la preghiera di quella donna. Lo sguardo dolcissimo di Gesù si posa su di lei e incontra lo sguardo implorante non tanto di una madre in pena per la figlia, ma di una madre che adora Dio e supplica aiuto per la figlia indemoniata.
«Gesù le replicò: “Donna, grande è la tua Fede! Avvenga per te come desideri”. E da quell’istante sua figlia fu guarita».
La Fede della donna toccò il Cuore di Gesù, non la condizione della figlia posseduta dai diavoli. L’umiltà della donna è commovente.
Ella meritò per la Fede e non per la sofferenza.
Così è per ognuno di noi: noi meritiamo anche i miracoli impossibili se abbiamo sincera Fede nel vero Dio che si è manifestato in Gesù di Nazareth e i soli autentici seguaci sono i cristiani! È un Dio che ama tutti e vuole la salvezza di tutti, ma dona le Grazie a chi ha Fede in Lui e le merita.
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