+ Dal Vangelo secondo Matteo (12,1-8)
In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle. Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato». Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La fame aveva spinto i discepoli di Gesù a raccogliere delle spighe per mangiare i chicchi di grano, ma i farisei vedono questa “orribile” scena e gridano sdegnati. Il motivo era dato dal giorno di sabato, indicato anticamente come giorno di riposo.
Dio aveva detto che il sabato occorreva riposarsi, non aveva detto di morire di fame.
L’interpretazione letterale voluta dagli ebrei continua ad essere asfissiante per loro stessi, non sono liberi di leggere la Parola di Dio in modo diverso dal significato testuale. È vero che ogni interpretazione deve avere l’avallo di Dio, ma nel caso in questione era facilissimo trovare la spiegazione migliore sul momento di difficoltà dei discepoli di Gesù.
Non si trattava di affermare il contrario, quindi di non riposare il sabato, ma di capire che la vita fisica viene prima della Legge. E cogliere alcune spighe non comportava la trasgressione della Legge antica. In questa circostanza assistiamo all’osservanza esteriore della Legge da parte degli ebrei coinvolti nella discussione del Vangelo, manifestando al tempo stesso un disarmante vuoto interiore.
Bravissimi nell’accusare gli altri, indifferenti verso tutti i peccati abominevoli che commettono.
Anche oggi avvengono queste cose, Gesù lo aveva anticipato: “Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!” (Mt 23,24). Su questa frase ci sarebbe da scrivere un libro, iniziando a interrogarci sulla correttezza di quanti rimangono con il ditino alzato -come Enrichetto-, puntato sugli altri, mentre loro continuano a ingoiare cammelli.
Non si rendono conto della ridicolezza dei loro comportamenti, e rimangono nell’atteggiamento arrogante di sentenziare su tutti, senza provare -neanche per sbaglio-, a verificare i loro giganteschi scheletri collocati in svariati armadi.
Conosciamo bene molti nuovi farisei che divorano cammelli e giustificano i loro crimini.
Non intendo quelli che si macchiano di reati e che si vedono al telegiornale, mi riferiscono ai cristiani che dovranno dare conto a Dio di colpe molto gravi. Considerate tutte le persecuzioni contro Padre Pio, tutti i teologi che stracciavano non le cesti ma il Catechismo della Chiesa per reazione a Papa Giovanni Paolo II, tanti altri che vogliono condannare Medjugorje senza avere alcuna prova credibile. Senza trovare un solo errore in migliaia di messaggi della Madonna.
Nel Vangelo vediamo che i farisei si scandalizzano per una pia azione dei discepoli senza provare alcuna forma di amore, considerando che erano affamati. Per loro è valida la Legge, ma la devono osservare gli altri, essi continuano a calpestare il Comandamento di Dio: “Ama il prossimo tuo come te stesso”.
Gesù spiega che occorre lasciare il giudizio e provare misericordia per gli altri, almeno come la vogliamo noi. Occorre fare del bene anche ai nemici, opera difficile senza la Grazia di Dio.
Non si può falsare la storia, chi ha sbagliato rimane sempre uno che ha agito con malizia, falsità, odio. Non siamo noi a giudicare gli altri, le loro opere parlano per essi. E se le loro opere le consideriamo criminose e disoneste, dobbiamo essere in grado di pregare per la conversione delle loro anime.
Noi condanniamo il peccato e non il peccatore, ma quando occorre indicare chi ha commesso quegli errori, non possiamo fare a meno di indicare il nome. Secondo la morale questo non è mai un giudizio, è una pura costatazione.
Occorre fare molta attenzione tra lo zelo buono e lo zelo esteriore.
Non si può assolutamente restare nell’atteggiamento di zelare la giustizia e rinnegare l’amore, la misericordia, il perdono.
Trovo gravissimo l’abuso della Legge per condannare e non per amore verso Dio.
Il Signore Gesù ha detto: “Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati”. “Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio?”.
Solitamente chi agisce così, non ama la Madonna e non è in grado di umiliarsi.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
Proposito
Cercherò di individuare le diverse situazioni di difficoltà e di sofferenza nella mia vita, le unirò spiritualmente alle sofferenze di Gesù e le offrirò per la salvezza delle anime.
Pensiero
La gloria dei malvagi più s’innalza meno è stabile. (Sant’Antonio)
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