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mercoledì 25 dicembre 2013

2801 - Sant'Alberto (Adamo) Chmielowski, Religioso e fondatore

Alberto, al secolo Adamo Chmielowski, nacque a Igolomia, presso Cracovia (PL), il 20 agosto del 1845, primo di quattro figli, da Adalbert e Józefa Borzystawska, discendenti da una famiglia nobile. Adamo trascorse l'infanzia a Varsavia. Sin dai primi anni era molto caritatevole verso i poveri e divideva con loro quel che aveva.
Mandato a Pietroburgo, nella scuola dei cadetti, dopo un anno la madre lo fece ritornare in famiglia, preoccupata dell'influsso che aveva sul figlio l'educazione russa, e lo inviò a frequentare il ginnasio di Varsavia. Rimasto orfano dei genitori, fu affidato alle cure della zia paterna Petronela.
 
Nel 1863 scoppiò in Polonia l'insurrezione contro l'oppressione zarista. Adamo, allora studente dell'Istituto di Agricoltura a Pulawy, vi aderì con entusiasmo e, durante un combattimento, il 30 settembre 1863, presso Melchów, rimase gravemente ferito; fatto prigioniero, gli fu amputata, senza anestesia, la gamba sinistra, dimostrando un eccezionale coraggio.
Grazie all'interessamento dei parenti, fuggì dalla prigionia e fu costretto a lasciare la propria Patria. Fu a Parigi per studiare pittura; passò poi a Gand (B) ove frequentò la facoltà d'ingegneria, quindi riprese gli studi di pittura all'Accademia di Belle Arti a Monaco di Baviera.
In ogni ambiente emergeva la sua personalità cristiana che, tradotta in coerenza di vita e di impegno professionale, influenzava quanti lo frequentavano.     
 
Nel 1874, Chmielowski tornò in Patria. Alla ricerca di un nuovo ideale di vita, si pose la domanda: “Servendo l'arte si può servire anche Dio?” La sua produzione artistica, che comprendeva per lo più soggetti profani, fu continuata poi con soggetti sacri. Uno dei migliori suoi quadri religiosi, l'“Ecce Homo”, fu il risultato di una profonda esperienza sull'amore misericordioso di Cristo verso l'uomo e condusse Chmielowski ad una metamorfosi spirituale.
Convinto che per servire Dio “bisogna dedicare a lui l'arte ed il talento”, nel 1880 entrò nella Compagnia di Gesù come fratello laico. Dopo sei mesi dovette lasciare il noviziato a cagione della cattiva salute.
 
Superata una profonda crisi spirituale, cominciò una nuova vita, dedicata tutta a Dio ed ai fratelli. Abitando dai parenti in Podolia (parte della Polonia assoggettata alla Russia), conobbe il III Ordine di S. Francesco, cominciò a visitare le parrocchie della zona, restaurando quadri e diffondendo tra la gente rurale lo spirito terziario. Costretto a lasciare la Podolia, si recò a Cracovia, dove si stabilì presso i Padri Cappuccini. Lì continuò la sua attività di pittore e si dedicò contemporaneamente all'assistenza dei poveri, destinando a loro il ricavato dei suoi quadri.
Per caso venne a conoscenza della tragica situazione dei poveri, ammassati nei cosiddetti posti di riscaldamento o dormitori pubblici di Cracovia e decise di venire loro in aiuto.
Per amore verso Dio e verso il prossimo, Chmielowski rinunciò al successo dell'arte, al benessere materiale, agli ambienti aristocratici e decise di vivere tra quei poveri, per sollevarli dalle loro miserie morali e materiali. Nella loro dignità calpestata scoprì il Volto oltraggiato di Cristo e volle in essi rinnovarlo.
 
Il 25 agosto 1887 vestì un saio grigio, prese il nome di Fratel Alberto e un anno dopo, con il consenso del Cardinale Dunajewski, pronunciò i voti di terziario francescano, dando inizio alla Congregazione dei Frati del III Ordine di S. Francesco, Servi dei Poveri (1888), i quali presero cura del dormitorio maschile. In seguito Fratel Alberto assunse l'assistenza delle donne del dormitorio pubblico femminile; le sue collaboratrici dettero origine anche al ramo femminile della Congregazione (1891), che affidò alla Serva di Dio Suor Bernardyna Jabkonska.
Insieme con le sue Congregazioni si dedicò, con piena disponibilità, al servizio dei più poveri, dei diseredati, degli abbandonati, degli emarginati e dei vagabondi. Per loro organizzò i ricoveri come case di assistenza materiale e morale, che offrivano lavoro volontario, di natura artigianale, assieme ai frati e alle suore nella stessa dimora, permettendo loro di guadagnare per il proprio sostentamento.
Nonostante l'invalidità e la protesi rudimentale alla gamba, viaggiava molto per fondare i nuovi asili in altre città della Polonia e per visitare le case religiose. Queste case erano aperte a tutti, senza distinzione di nazionalità o di religione. Oltre agli asili, fondò anche nidi e orfanatrofi per bambini e giovani, case per anziani e incurabili e cucine per il popolo. Mandò le suore a lavorare negli ospedali militari e nei lazzaretti durante la prima guerra mondiale.
Nel corso della sua vita sorsero in tutto 21 case religiose, nelle quali prestavano la loro opera 40 frati e 120 suore.
 
Con l'esempio della sua vita insegnò che “bisogna essere buoni come il pane ... che ognuno può prendere per soddisfare la propria fame”. Osservò lui stesso e raccomandò ai suoi religiosi la massima povertà evangelica sull'esempio di S. Francesco d'Assisi. la sua opera caritativa la affidò con fiducia totale alla Provvidenza divina. La forza per svolgere la sua attività l'attinse dalla preghiera, dall'Eucaristia e dall'amore per il Mistero della Croce.
Colpito da cancro allo stomaco, morì a Cracovia il giorno di Natale del 1916, nel ricovero per i poveri. Prima di morire, indicando l'immagine della Madonna di Czestochowa, disse ai fratelli e alle suore: “Questa Madonna è la vostra Fondatrice, ricordatevi questo”. E ancora: “Prima di tutto osservate la povertà”.
A Cracovia e in tutta la Polonia, è conosciuto come i Padre dei poveri e, per la sua povertà evangelica, è chiamato il "S. Francesco polacco del XX secolo".
 
Oggi i Fratelli Albertini e le Suore Albertine realizzano il carisma del Fondatore prestando il loro servizio in Polonia; le suore sono diffuse anche in Italia, USA e America Latina.
 
Frate Alberto è stato beatificato il 22 giugno 1983, a Cracovia, e proclamato Santo, a Roma, il 22 giugno 1983 dal Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005).
 
Significato del nome Alberto : di illustre nobiltà (tedesco).
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