“All’Ateneo da me tanto amato auguro la benedizione della Santissima Trinità e la perpetua protezione di Maria, Sede della Sapienza, come anche il patrocinio fedele di san Giovanni da Kety, suo professore più di 500 anni fa”.
Così il Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005), in visita alla Facoltà Teologica di Cracovia, l'8 giugno 1979, ha ricordato il “professore santo”.
Giovanni da Kety (una cittadina polacca a sud-ovest di Cracovia), detto anche Giovanni Canzio, nasce il 23 giugno 1390. Molto brillante negli studi, a 27 anni è docente di filosofia. Conseguita la laurea in teologia, a 34 anni viene ordinato sacerdote, ma continua a insegnare per alcuni anni, perché questa è la sua passione.
Più tardi viene inserito nel clero della collegiata di S. Floriano in Cracovia(iniziò qui il suo servizio di vicario parrocchiale il giovane sacerdote Karol Wojtyła): una chiesa che è stata costruita nel XII secolo in un paese ancora di campagna, poi raggiunto e assorbito dallo sviluppo della città, divenuta capitale della Polonia.
Compie una breve esperienza parrocchiale in provincia,nella parrocchia di Olkusz, e poi, nel 1440, torna a stabilirsi nuovamente in Cracovia, risalendo sull’amata cattedra universitaria.
In qualità di precettore dei prìncipi della casa reale polacca (contribuì all'educazione del principe Casimiro), talvolta non poteva esimersi dal partecipare a qualche festa mondana. Un giorno si presentò ad un banchetto in abiti dimessi e venne messo alla porta da un domestico. Giovanni andò a mutarsi d'abito e tornò alla villa dove si dava il ricevimento. Questa volta poté entrare, ma durante il pranzo un malaccorto inserviente gli rovesciò un bicchiere sul vestito. Giovanni sorrise rassicurante: “È giusto che anche il mio abito abbia la sua parte: è grazie a lui che sono potuto entrare qui”.
Ma “stabilirsi” è un’espressione impropria. Infatti il professore Giovanni ama la strada quanto la cattedra: gli affamati di sapere e gli affamati di pane. Ama la strada, poi, come “luogo” tipico dei poveri, sempre alla ricerca di un aiuto. E sul loro percorso amaro, i poveri di Cracovia incontrano spesso Giovanni il Professore; lo vedono entrare nei loro miseri rifugi, portando loro quello che spesso è necessario a lui. Ne sfama tanti, non con le ricchezze che non possiede, ma con la sua paga di insegnante e con i suoi digiuni.
E poi la strada, per lui, è quella del pellegrinaggio: il suo viaggio più lungo è quello in Terrasanta, compiuto a piedi fin dov’era possibile. Va, poi, pellegrino a Roma per quattro volte, sempre a piedi, andata e ritorno.
Umile camminatore e compagno di viandanti e di poveri; Giovanni diventa anche il consigliere e il sostenitore dei suoi concittadini più indifesi e soli. Autorevole maestro quando siede in cattedra, gli si attribuiscono anche commenti alla Bibbia e a S. Tommaso.
Muore a Cracovia durante la Messa della vigilia di Natale del 1473; le sue spoglie saranno trasferite, più tardi, nella chiesa di S. Anna in Cracovia.
Fu dichiarato Venerabile da Papa Clemente VIII (Ippolito Aldobrandini, 1592-1605), nel 1600; Beato da Papa Clemente X (Emilio Altieri, 1670-1676), il 28 marzo 1676; santo da Papa Clemente XIII (Carlo Rezzonico, 1758-1769), il 16 luglio 1767.
Significato del nome Giovanni : “il Signore è benefico, dono del Signore” (ebraico).
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