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domenica 22 dicembre 2013

2796 - Commento al Vangelo del 22/12/2013,dom. 4^ Avvento ”A”

+ Dal Vangelo secondo Matteo  (1,18-24)
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa. 
 
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Mercoledì 18 dicembre ho commentato questo Vangelo e vi rimando alla sua rilettura. Farà  molto bene rileggerlo per focalizzare con attenzione quei punti che orientano la vita verso il Bene e permettono di superare i comportamenti volti al male. Chi è sicuro di superare le tentazioni, soprattutto se prega poco o prega con poco amore?
Il commento di mercoledì l'ho riletto anche io e ha trasmesso molta gioia anche a me che l'avevo prima pregato e poi scritto.
È bello quando tutto si compie per amore di Gesù, questa intenzione rende infinita una nostra azione ordinaria, non certo per nostri meriti ma per l'intervento del Signore. Questa in sintesi è la spiritualità della Divina Volontà, professata perfettamente dalla Vergine di Nazareth e poi da Giuseppe, anche se con grandi sofferenze iniziali a causa del gravissimo dilemma che si era creato vedendo la gravidanza della promessa Sposa.
Il comportamento di Giuseppe fu animato da un elevato senso di verità e di amore, il tormento che visse in quei giorni era appesantito dalla sua onestà. Da un lato non voleva credere al tradimento di Maria, dall'altro lato vedeva che il pancino si era già formato, quindi qualcosa era avvenuto, anche se faceva di tutto per non crederci.
In questo commento voglio approfondire l'origine dello sconforto e dello scoraggiamento. Se ci fate caso, molti credenti reclamano a Dio il pagamento del poco bene che hanno compiuto, sono confusi e accecati e non vedono che hanno seminato pochissimo e non possono raccogliere di più. Eppure, come litanie ripetono che Gesù non li ascolta e non si prende cura di loro, per poi passare a demolire la potenza della preghiera.
Non appena sorge la prima difficoltà, molti si lamentano. Sono spesso incapaci di reggere lo sforzo, di mantenere la speranza.
Questo di per sè non conduce allo sconforto, essi rimangono a lamentarsi e si accontentano della scarsissima spiritualità. Non chi patisce tribolazioni cade nello sconforto, bensì colui che non aspira alla santità e alla vita eterna, e colui che dispera di raggiungerla.
Lo sconforto è determinato dall'incredulità, dall'imborghesimento, dalla tiepidezza e dall'eccessivo attaccamento ai beni materiali, i soli che si considerano veri. Anche queste parole dovrei evidenziare rosso ma non posso colorare tutto il commento. Parole che vanno evidenziate per lo svelamento delle vere cause che conducono allo sconforto. Chi legge queste parole e le medita attentamente, comprende che molto spesso è vittima di se stessa.
Lo sconforto è causato
dall'incredulità,
dall'imborghesimento,
dalla tiepidezza
e dall'eccessivo attaccamento ai beni materiali, i soli che si considerano veri.
Questi tempi sono dominati dai diavoli, anche se ancora per poco tempo, essi portano in tutte le persone deboli e vulnerabili una tempesta ininterrotta di avvilimenti per cause anche banali, sono demoralizzazioni che piano piano scavano e aprono voragini di vuoto interiore. Le demoralizzazioni causano delusione, angoscia, depressione, disperazione.
Lo sconforto svuota l'anima della speranza e la lascia in agonia, la persona è convinta di non avere scampo e si smarrisce.
Per questo ogni giorno dobbiamo pregare per tutti i bisognosi, per quelli che vivono nello sconforto e rischiano di perdere la Fede, mentre continuano a peccare mortalmente. Dobbiamo pregare per la conversione dei peccatori e per tutti i Sacerdoti. Nella giornata non c'è momento più grande di quello dedicato alla preghiera, la lode e il ringraziamento a Gesù, la richiesta a Lui di aiutare i peccatori, guarire gli ammalati, liberare le persone piene di negatività, salvare le anime dei moribondi, consolare i carcerati, liberare le Anime del Purgatorio.
Riguardo lo scoraggiamento, se non vi si pone rimedio, paralizza gli sforzi per fare il Bene e vincere le difficoltà. La sfiducia nella propria santità, d'altra parte, si lega alla debolezza della volontà davanti al timore della fatica che la lotta ascetica comporta, e davanti al dover rinunciare ai disordinati attaccamenti temporali e al disordine dei sensi.
Lo scoraggiamento se non viene bloccato sul nascere, conduce alla sfiducia, allo smarrimento, allo sgomento, allo sfinimento.
Un vero apostolo della Madonna non prova mai alcun scoraggiamento, nulla può abbattere chi vive di Fede. Nemmeno gli apparenti insuccessi nella lotta interiore o nell'apostolato possono scoraggiarci. Chi fa le cose per amore di Dio e per la sua gloria non fallisce mai, anche se qualcosa va storto, non è stato inutile perchè ha acquisito esperienza che utilizzerà successivamente.
Per preparare il Natale non c'è niente di più opportuno che accompagnare in questi giorni la Vergine Maria, restando con Lei con più amore e confidenza. La confidenza con Lei ci porta nel Cuore di Gesù, sviluppa in noi una speranza immensa e nulla ci potrà arrecare sconforto nè scoraggiamento.
Il cristiano rimane tutti i giorni accanto alla Madonna per garantirsi il vero successo della vita: incontrare Gesù ora e nell'eternità.
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