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domenica 27 ottobre 2013

2672 - Commento al Vangelo del 27/10/2013,dom. 30^ t.ord.

+ Dal Vangelo secondo Luca (18,9-14)
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». 
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Per darvi un'idea tra mille altre, dell'ansia di protagonismo che domina quelli che non seguono Gesù, vi racconto in breve la nuova moda dei personaggi famosi: le rivelazioni di violenze subite in gioventù. Come a dire: non hai subito violenze? Non sei nessuno... È un'altra pietosa manifestazione del vuoto assoluto in queste persone, esiste solo l'apparenza, la visibilità per avere denaro e successo.
La più comica è venuta dal "nipote della Fiat", in una intervista ha detto di avere subito violenze sessuali all'età di 13 anni in un collegio dei gesuiti. Subito i gesuiti hanno risposto: "Ma se non ha mai studiato da noi?".
"Chiunque si esalta sarà umiliato", anche queste rivelazioni hanno lo scopo di esaltarsi, infatti sono personaggi insipidi quelli che ricorrono a queste esternazioni, è rimasto l'unico modo per far parlare di loro. Leggere il solo titolo dell'articolo online arreca un pò di fastidio, scopri che non c'è retta intenzione quando svelano cose personali, che alla fine sono un incitamento al peccato e ad ogni libertà sessuale ai fan giovani e deboli.
Questi personaggi famosi confermano quanto pensavano: la mancanza dei valori cristiani. Il grosso guaio è la trasmissione ai fan del loro stile di vita, delle trasgressioni e depravazioni. Senza rendersi conto di sciupare la vita nell'errore più tenebroso, perchè dopo questa passeggera illusione di felicità, l'illusione si tramuterà in disperazione. Noi quando preghiamo per la conversione dei peccatori, preghiamo per tutti loro ma è Dio ad applicare le preghiere e i nostri meriti ai peccatori meno intenzionalmente depravati.
Molti si illudono di fare bene. "Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti".
Oltre a questa presunzione, disprezzavano gli altri, la superbia li accecava fino al punto di giustificare le loro ingiustizie.
Oggi nel mondo come mai prima l'egoismo ha accecato mente e occhi, i ricchi o benestanti non guardano le miserie dei più deboli oppure per giustificare le loro trasgressioni fanno donazioni non ai veri poveri, preferiscono quelli che giustificano la loro vita. Il mondo è sempre stato dominato dall'ipocrisia, la stessa parabola raccontata da Gesù vuole evidenziare l'assurda giustificazione portata nel Tempio dal fariseo.
Prima di esaminarla è opportuno leggere la prima lettura della Messa di oggi, tratta dal Siracide e afferma che la preghiera del povero attraversa le nubi:
"Il Signore è giudice e per Lui non c’è preferenza di persone.
Non è parziale a danno del povero e ascolta la preghiera dell’oppresso.
Non trascura la supplica dell’orfano, né la vedova, quando si sfoga nel lamento.
Chi la soccorre è accolto con benevolenza, la sua preghiera arriva fino alle nubi.
La preghiera del povero attraversa le nubi né si quieta finché non sia arrivata;
non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità".
È una Verità che consola i deboli, i poveri disprezzati dai potenti, dagli arroganti di questa società. Sembrerà strano ma i più deboli sono stati sempre i Santi, deboli nelle vicende umane ma potentissimi davanti a Dio. Colpiti da ogni forma di persecuzioni e diffamazioni, hanno superato prove indicibili per mezzo della preghiera, della sosta prolungata davanti al Santissimo Sacramento.
Nella seconda lettura San Paolo non lamenta lo stato quasi di abbandono in cui si trova, esprime la sua grande gioia che gli sarà fatta giustizia.
"Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la Fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione. Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone. Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo Regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen" (2Tm 4,6-8.16-18).
Queste due letture ci hanno mostrato il vero modo di pregare, la confidenza piena quando ci si rivolge a Gesù e si parla a cuore aperto. Tutti noi abbiamo bisogno della preghiera, è la preghiera fatta bene ad aumentare la Fede e ad ottenere Grazie impossibili. Il tema di oggi è la preghiera, abbiamo necessità di pregare sempre, se non con le labbra almeno con la vita.
Dobbiamo esaminare il tipo di preghiera che facciamo nella giornata e in che modo ci rivolgiamo a Gesù e alla Madonna.
La preghiera fatta male o quella che intenzionalmente vuole giustificare una condotta iniqua, diventa falsa pietà, preghiera non autentica. Si possono creare ad arte false giustificazioni e iniziative sante, ma per Gesù conta quello che ha nel cuore la persona. La preghiera autentica penetra i Cieli, sale sempre a Dio e ricade piena di frutti.
La vera preghiera è umile e fiduciosa, deve essere coltivata giornalmente e poi vissuta nella vita.
Tra la preghiera del fariseo e quella del pubblicano c'è un abisso, sono due modi opposti di relazionarsi con Dio. Il fariseo si autogiustifica e sembra non avere bisogno di Dio, anche perchè ha le ricchezze che appagano la sua vita. Il pubblicano per umiltà si tenne lontano nel Tempio e per questo Dio lo attirò a sè. Non si azzardava ad alzare gli occhi al cielo, egli aveva già con sè Colui che ha fatto i cieli.
Il pubblicano nonostante la sua vita peccaminosa ha conquistato Dio con la sua umiltà e fiducia, infatti "Dio resiste ai superbi e dà Grazia agli umili". Gesù ci indica come deve essere la nostra preghiera: umile, attenta, raccolta, fiduciosa.
Il fariseo rappresenta quelli che vivono secondo la carne e si autogiustificano, il pubblicano quelli che peccano per debolezza e si pentono, ricorrendo alla Confessione e ricominciando il cammino spirituale.
Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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1 commento:

  1. Il fariseo era rigido nel corpo e nello spirito, il pubblicano flesso nella postura corporale e nell'anima.
    Il fariseo parlava a se, il pubblicano a Dio.
    Il Dio del fariseo era interno, quello del pubblicano esterno.
    Il fariseo pensava di possedere Dio, il pubblicano no.
    Il criterio di giudizio del fariseo era se stesso, quello del pubblicano era Dio.
    Il fariseo giudicava gli altri in generale e nel particolare il pubblicano, il pubblicano esaminava se stesso.
    Il fariseo stava nei primi posti, il pubblicano negli ultimi.
    Il fariseo elencava meriti inesistenti, il pubblicano si riconosceva peccatore.
    Il fariseo si esaltava, il pubblicano si umiliava.
    Il fariseo non tornò giustificato, il pubblicano sì.
    Entrambi tornarono a casa con convinzioni errate: il fariseo di essere a posto, il pubblicano di non aver ottenuto il perdono.
    Ambedue ottengono quello che chiedono: il fariseo è confermato nella diversità rispetto al pubblicano, (qui risiede l’aspetto ricorsivo), l’esattore delle tasse è perdonato delle proprie colpe.
    Cfr. ebook. di Ravecca Massimo. Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.

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