C'è un profondo, antico legame che unisce il ricordo di San Petronio ai fedeli di Bologna, a quei cittadini, cioè, che vengono anche comunemente indicati come "Petroniani", con termine che commenta efficacemente l'affetto dei Bolognesi per il loro Santo.
Petronio fu l'ottavo Vescovo di Bologna, e visse sulla metà del V secolo. Un secolo dolente, nella storia d'Italia, per rovine, lutti e sconvolgimenti creati dalle invasioni barbariche.
Proprio in quel tempo, rifulse l'opera provvidenziale e benefica del Santo, come di moltissimi altri Vescovi, che nelle città prive di ogni appoggio e preda di ogni predatore, restarono unica autorità accetta e accettabile, a difesa del bene spirituale e materiale del loro gregge.
Anche Petronio, come molti altri Vescovi del tempo, proveniva dalla pubblica amministrazione, funzionario e figlio di funzionario. Si dice che fosse nato in Spagna, da padre romano, e in Spagna fu anch'egli Prefetto del pretorio, prima di venire in Italia, dove il Papa Celestino I lo convinse ad accettare, verso il 430, la Cattedra bolognese.
Bologna era allora diocesi suffraganea di Milano, e perciò i Vescovi milanesi vi si fermavano spesso. Uno fu il grande Sant'Ambrogio, che vi consacrò diverse chiese, tra le quali quella dei Martiri Vitale e Agricola.
Accanto a questa, il Vescovo Petronio costruì altri edifici sacri, facendo nascere quel suggestivo complesso di monumenti che i Bolognesi chiamano " le sette chiese ". Oltre a ciò, San Petronio fece costruire, intorno alle " sette chiese ", un intero quartiere a immagine di Gerusalemme e dei suoi santuari, per meglio proporre al popolo il culto dei Santi e la devozione per i sacri misteri.
Prima di dar mano alle chiese, però, San Petronio aveva ricostruito le case dei bolognesi. E intorno alle case aveva allargato e rinforzato la cerchia delle mura cittadine. Fu dunque un tipico esempio di saggezza e di premura, sollecito del bene spirituale e anche materiale dei fedeli e della sicurezza militare.
La sua vita era spiritualmente intensa, presso una comunità di monaci contemplativi. Durante il suo episcopato, la città venne riordinata e la diocesi rinnovata nelle opere e nella fede.
Dopo la morte del grande Vescovo bolognese, avvenuta verso il 480, le reliquie del Santo vennero onorate costruendovi sopra una chiesa che divenne poi una delle più grandi e più belle della cristianità, e che ancora costituisce il centro ideale di Bologna, benché non ne sia la cattedrale.
Petronio fu l'ottavo Vescovo di Bologna, e visse sulla metà del V secolo. Un secolo dolente, nella storia d'Italia, per rovine, lutti e sconvolgimenti creati dalle invasioni barbariche.
Proprio in quel tempo, rifulse l'opera provvidenziale e benefica del Santo, come di moltissimi altri Vescovi, che nelle città prive di ogni appoggio e preda di ogni predatore, restarono unica autorità accetta e accettabile, a difesa del bene spirituale e materiale del loro gregge.
Anche Petronio, come molti altri Vescovi del tempo, proveniva dalla pubblica amministrazione, funzionario e figlio di funzionario. Si dice che fosse nato in Spagna, da padre romano, e in Spagna fu anch'egli Prefetto del pretorio, prima di venire in Italia, dove il Papa Celestino I lo convinse ad accettare, verso il 430, la Cattedra bolognese.
Bologna era allora diocesi suffraganea di Milano, e perciò i Vescovi milanesi vi si fermavano spesso. Uno fu il grande Sant'Ambrogio, che vi consacrò diverse chiese, tra le quali quella dei Martiri Vitale e Agricola.
Accanto a questa, il Vescovo Petronio costruì altri edifici sacri, facendo nascere quel suggestivo complesso di monumenti che i Bolognesi chiamano " le sette chiese ". Oltre a ciò, San Petronio fece costruire, intorno alle " sette chiese ", un intero quartiere a immagine di Gerusalemme e dei suoi santuari, per meglio proporre al popolo il culto dei Santi e la devozione per i sacri misteri.
Prima di dar mano alle chiese, però, San Petronio aveva ricostruito le case dei bolognesi. E intorno alle case aveva allargato e rinforzato la cerchia delle mura cittadine. Fu dunque un tipico esempio di saggezza e di premura, sollecito del bene spirituale e anche materiale dei fedeli e della sicurezza militare.
La sua vita era spiritualmente intensa, presso una comunità di monaci contemplativi. Durante il suo episcopato, la città venne riordinata e la diocesi rinnovata nelle opere e nella fede.
Dopo la morte del grande Vescovo bolognese, avvenuta verso il 480, le reliquie del Santo vennero onorate costruendovi sopra una chiesa che divenne poi una delle più grandi e più belle della cristianità, e che ancora costituisce il centro ideale di Bologna, benché non ne sia la cattedrale.
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Comunque tu sia arrivato fino qui, un tuo commento è gradito, si può dissentire ma non aggredire, la costruzione è preferita alla distruzione..