Il nome Leodegario indica l’appartenenza al popolo germanico dei Franchi, che col re Clodoveo hanno conquistato la Gallia nel VI secolo, dandole il loro nome: Francia. Poi i nomi germanici si modellano via via sulle parlate locali, e per i francesi Leodegario diventa Léger. Di potente famiglia alsaziana, studia a Poitiers, dove il vescovo è suo zio; e poi senza gran fatica diventa arcidiacono, abate di un monastero, e dopo il 660 vescovo di Autun, una città di Borgogna nota in epoca romana come Augustodunum. Ora appartiene al regno franco di Neustria (Nord-Ovest e Borgogna) che è spesso in lotta con quello di Austrasia (Alsazia, Lorena, parte del Belgio). Ad Autun, Leodegario riporta l’ordine nel clero, indice un concilio, dà ai monaci la regola di san Benedetto. E con le ricchezze di famiglia può aiutare i poveri.
Buon vescovo, insomma. Se potesse fare solo quello, ma sono tempi di lotta brutale tra i due regni e all’interno di ciascuno, con i re ormai esautorati dai loro primi ministri, i “maestri di palazzo”. Leodegario è ascoltato consigliere di Bathilde, regina vedova di Neustria, reggente per il figlio minorenne. E si scontra col “maestro di palazzo” Ebroino, che tratta duramente i Borgognoni. Lui invece li difende (sono la sua gente) e sembra avere la meglio, perché nel 673 Ebroino perde il posto, viene confinato in un monastero a Luxeuil, e lui diventa il numero uno col nuovo re Childerico II. Ma dura poco. Il sovrano dapprima si fida di lui, poi per motivi non chiari lo priva di ogni potere, mandando anche lui in monastero a Luxeuil, dove c’è il suo nemico Ebroino.
Non è finita. Morto re Childerico nel 675 (assassinato), Leodegario ed Ebroino tornano liberi. Ma il primo va ad Autun, sua diocesi. E qui più tardi verranno a prenderlo i soldati di Ebroino, che è tornato potente col nuovo re Teodorico III (Thierry). Lui si consegna, per proteggere la sua città assediata. E morirà decapitato in un bosco, nell’ottobre di un anno imprecisato.
Ma già prima affronta molte “morti”. Ebroino lo fa trascinare nudo per le strade. Poi lo fa accecare. Costringe un gruppo di ecclesiastici a dichiararlo pastore indegno, e così c’è il pretesto per ucciderlo. Intanto gli fa tagliare la lingua, poi le labbra. E pare che lui, così mutilato, sia riuscito ancora a far giungere un messaggio a sua madre. Questa “passione e morte” gli danno subito una popolarità immensa, documentata dal gran numero di luoghi, paesi, chiese, parrocchie, che porteranno il suo nome: Saint-Léger; e questo culto immediato sarà poi ratificato canonicamente.
Verso il 682 i suoi resti verranno deposti nel monastero di St. Maixent, presso Niort, e vi ritorneranno intorno al 930, dopo essere stati nascosti altrove al tempo delle incursioni normanne. San Leodegario è venerato anche come patrono dei mugnai.
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