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domenica 6 ottobre 2013

2633 - San Bruno (Brunone), Sacerdote e monaco

San Bruno è un santo dell’XI secolo, fondatore dei Certosini, una forma di vita monacale nella Chiesa Cattolica, che si alimenta della preghiera, della solitudine della vita, del rigore dell’austerità. San Bruno era nato a Colonia, in Germania, nel 1030. studiò a Reims, in Francia, e vi divenne maestro apprezzatissimo da generazioni di giovani, tra i quali Sant'Ugo che fu vescovo di Grenoble e poi papa con il nome di Urbano II. Quando a Reims fu insidiato un vescovo simoniaco, bruno dopo averlo aspramente redarguito, se ne allontanò ritornandovi per breve tempo quando l’indegno vescovo fu deposto. Ma quella esperienza convinse Bruno a prendere una nuova vita fatta di solitudine assoluta, di studio, di lavoro e di preghiera. Dopo una breve esperienza nell'ordine cistercense, appena fondato da Roberto di Moleste, si ritirò nella valle di Cartusia (Chartreuse) con i suoi discepoli. Ma nel 1091, il suo discepolo divenuto papa lo volle con se a Roma, ma anche questo soggiorno fu breve perché di nuovo bruno fu assalito dall'amore per la solitudine. Ma questa volta non tornò in Francia ma scese in Calabria dove fondò la certosa di Serra san Bruno e dove morì nel 1101.
La Messa della sua festa è quella presa dal Comune dei Confessori. Noi meditiamo volentieri a suo riguardo il versetto dell’Alleluia : “Beato l’uomo che supera le sue prove : dopo aver dato la prova della sua virtù, egli riceverà la vita eterna”. “Virtù”, “Vita eterna”. Sembra che queste due parole restino l’anima e la vita del Certosino. Senza dubbio appartengono ad ogni vita veramente cristiana, a più forte ragione ad una vita  consacrata al Signore nel sacerdozio od anche l’impegno totale, leale e generoso del religioso consacrato che può e deve incessantemente ispirarsi a questa regola permanente del compito e del pensiero del destino eterno, vero senso della nostra esistenza.
Rimane che la forma austera della vita del Certosino ha questo di particolare che essa lascia assolutamente tutto della vita di questo mondo e che in un completo abbandono e rinuncia dei suoi beni, di ogni vita esteriore, essa pone l’anima in permanenza di fronte a quest’unico bene  necessario : l’eternità.
Bisogna avere una forza fisica e morale, un equilibrio certo per vivere nel ritiro permanente del Certosino. Ma che lo si noti bene, la sua vita non è esclusiva rinuncia. Essa è destinata ad arrivare ad una vita più alta, anche quaggiù, vita in Dio, con Dio e per Dio.
Ed è questo, grazie ai Certosini, a profitto dei loro fratelli gli uomini, in virtù della Comunione dei Santi nel Corpo mistico di Cristo, l’aspetto sociale di questa esistenza si eleva al di sopra delle agitazioni, degli oblii, delle miserie del mondo al modo di un faro, potente proiettore di luce in mezzo alla notte, indicatore della strada per quelli che camminano troppo spesso dopo aver perduto l’orientamento e il senso della vera direzione esistenziale che occorre seguire.
Quanti, purtroppo nel nostro ventunesimo secolo, non si preoccupano più della virtù, assorbiti come sono dall’interesse, dal piacere, dalla cupidigia sotto tutte le sue forme !
La vita eterna è il senso vero del nostro fine ultimo,  l’asse di verità intorno al quale dovrebbe organizzarsi e costruirsi ogni vita ben ordinata ed armoniosa. Signore, facci comprendere il vero cammino dell’esistenza umana nella pratica della virtù e nella luce dell’eternità. La vita monastica è, anch'essa, una testimonianza. Il rafforzamento dell’austerità di questa vita della Certosa è un apporto supplementare di spiritualità ad un mondo che ne ha un così grande bisogno.

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Medaglia di San Benedetto