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domenica 14 luglio 2013

2463 - Commento al Vangelo del 14/7/2013, domenica XV t.ord.

+ Dal Vangelo secondo Luca (10,25-37)
In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Questa parabola è una delle più belle del Vangelo, contiene gli insegnamenti primari del Cristianesimo e il cristiano che non imita il samaritano pieno di amore, non vive da cristiano. L’ho scritto altre volte, il Cristianesimo non è essenzialmente la dottrina delle pratiche esteriori, queste vengono dopo e sono valide se primariamente c’è l’adesione concreta a Gesù e al suo Vangelo storico.
Non si è cristiani perché si và a Messa, è l’adesione della vita a Gesù a valorizzare il cammino ed efficace la comunione con Lui.
Il Signore sapeva benissimo duemila anni fa che milioni e milioni di cristiani Lo avrebbero seguito in modo superficiale, apparente, inconcludente, e disse queste parole: “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei Cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei Cieli” (Mt 7,21).
Per questo, i cristiani che non imitano il buon samaritano di oggi, compiono un cammino senza risultati spirituali, addirittura sconclusionato. Dobbiamo capire bene cosa fece il buon samaritano per impegnarci ogni giorno nel compiere opere di amore e verità. Non è impossibile, non bisogna andare in altre città, non si deve trascurare la famiglia, non si devono spendere soldi per amare e desiderare il bene di tutti.
I soldi li dona chi ha il cuore grande e la possibilità di farlo, i soldi servono alla Chiesa per svolgere la sua missione in Italia e soprattutto nelle Nazioni povere, senza soldi non è possibile aiutare i poveri e gli ammalati. Dire che il Vangelo non ha bisogno di soldi è populismo, condizionamento ideologico, anche Gesù faceva tenere una cassa per le offerte che ricevevano e così poteva aiutare i poveri che incontrava.
Il denaro serve al Vangelo e si utilizza in nome del Vangelo per aiutare le sue missioni, i poveri e gli ammalati.
La parabola di oggi Gesù la tira fuori dopo la domanda di un dottore della Legge, la domanda aveva in sé un po’ di malizia, egli voleva mettere alla prova il Signore: “Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”. Gesù gli ricordò i fondamentali della Sacra Scrittura e quel dottore accettò, però gli venne anche detto di mettere in pratica gli insegnamenti e di amare il prossimo come se stesso. A questo punto il dottore andò in tilt: “E chi è mio prossimo?”.
Gesù per spiegare con semplicità ed efficacia l’importanza dell’amore verso gli altri, tira fuori dal Cuore una parabola meravigliosa, è un tesoro di esempio lampante sull'amore che intende Lui, la sua meditazione fa nascere di continuo molti spunti spirituali.
Il nodo principale era rappresentato dal prossimo, gli ebrei avevano una grande difficoltà nell'identificare il prossimo, nessuno sapeva la corretta applicazione, se solo al familiare o ai parenti, agli amici o chissà a chi. Dato che non sapevano la vera identità del prossimo, non amavano nessun prossimo. Avevano questo grande impedimento di comprensione, come se l’amore non facesse parte della loro dottrina. Era già un’indicazione sostanziale.
Mentre moltissimi cristiani non hanno proprio idea del significato di prossimo, quindi andiamo a capire meglio cosa insegna Gesù.
“Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico”, Gesù non indica nulla di lui, è un uomo quindi un fratello da amare. Non dice se è buono o cattivo, ebreo o straniero, non specifica nulla, né il paese di provenienza, quell'uomo è solamente homo quidam, un uomo! Così Gesù indica che l’amore non ha limiti, non ha etnie né colore della pelle, l’amore autentico fa amare anche gli sconosciuti perché tutti siamo conosciuti da Dio Padre.
“… e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto”. Sulla strada della nostra vita ci capita di incontrare gente ferita nello spirito, spogliata della Grazia di Dio, mezzo morta nell'anima e nel corpo. Quando incontriamo questa gente ferita, ognuno di noi sceglie se comportarsi come il sacerdote del Tempio che passò oltre, come il levìta che lo ignorò o come il buon samaritano, che prima vide, si fermò e lo curò.
Ognuno sceglie e si comporta secondo lo spirito che possiede, se ama Gesù si ferma ad aiutare, compie quanto è in suo potere.
Ma si ferma, non si gira da un’altra parte e non scappa.
Chi ha lo Spirito di Gesù, si preoccupa degli altri e mette l’egoismo sotto le scarpe, mostra un grande cuore e non la meschinità degli ipocriti. I cristiani che compiono serio apostolato incontrano gente afflitta per mancanza di comprensione e di amore, gente priva dei beni materiali di prima necessità, gente ferita da prove familiari e persecuzione di falsi amici e di parenti spietati.
Gente ferita per le sofferenze di umiliazioni offensive della dignità umana. Spogliata dei diritti fondamentali e senza nulla.
Il cristiano non può passare oltre e ignorare quelli che in qualche modo soffrono, alle volte sono gli stessi familiari, i parenti o persone dello stesso palazzo e se bisogna usare discrezione, si può sempre iniziare il discorso regalando un depliant con preghiere efficaci. Un sorriso sincero e l’invito a prendere il depliant cambiano anche i cuori chiusi. Bisogna avere questo spirito, il vivo desiderio di fare del bene al prossimo, quindi a tutti.
Forse queste persone sono morti nello spirito perché nessuno ha insegnato le Verità fondamentali della nostra Fede, o se le conoscevano sono state strappate dalle dottrine false e dai mezzi di comunicazione che presentano modelli di vita immorali.
Queste persone sono come l’uomo che scendeva da Gerusalemme, si trovano in una agonia spirituale e cercano la soluzione nei luoghi sbagliati e con metodi dannosi. Si trovano in agonia spirituale molti cristiani che presumono di essere sani e anche santi, anche quei Consacrati a Dio che mostrano con le loro opere di avere dimenticato Gesù e il Vangelo. Non vedono più l’uomo mezzo morto che implora aiuto, vuole confessarsi e forse ricevere una semplice preghiera di liberazione che sarà determinante per il suo futuro!
Il sacerdote e il levìta ignorarono l’uomo ferito e spogliato, ed è un peccato di omissione, con egoismo pensavano agli affari loro.
Chi passa oltre e non aiuta i più deboli non solo pecca, non agisce da cristiano, non osserva la Legge dell’Amore e tradisce Dio.
Il buon samaritano invece agì senza considerare l’uomo ferito, non considerò l’inimicizia con gli ebrei e subito prestò soccorso. Rileggiamo di seguito le parole chiave della parabola e che dobbiamo meditare con grande attenzione: passandogli accanto; vide; ebbe compassione; fece vicino; fasciò le ferite; caricò; portò; prese cura; tirò fuori due denari; abbi cura; pagherò.
Non riesco in questa newsletter a fare la Lecito Divina ad ogni parola evidenziata sopra, ne varrebbe la pena e sono sicuro che lo farò quando avremo la possibilità di incontrarci qui per le catechesi settimanali e le conferenze spirituali.
Mi limito a descrivere alcune immagini. L’olio e il vino versato sulle ferite dell’uomo, raffigurano la Grazia e la Fede, solo per loro mezzo chi è ferito nello spirito risorge nella Confessione e per mezzo della spinta di qualcuno che lo invita a ricorrere ai Sacramenti. Bisogna portare in Chiesa chi è mezzo morto, avere compassione di lui, fasciare le ferite con l’amore e l’ascolto, i buoni consigli e la preghiera.
Il cristiano autentico carica spiritualmente su di sé l’uomo ferito e lo conduce in Chiesa, prima deve farsi vicino e non andare oltre, solo così nell’albergo che raffigura la Chiesa sarà possibile al Sacerdote fasciare le ferite con la Grazia e la Fede, e sempre quel cristiano autentico darà due denari che raffigurano le sue preghiere.
Pregherà Gesù con parole di fiducia e di amore, come il samaritano aveva detto all’albergatore: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”Il cristiano autentico prega con fervore e si interessa dell’uomo peccatore, lontano dai Sacramenti e in pericolo: “Gesù ti prego aiuta quest’uomo mezzo morto, dai a lui la Grazia che necessita e se lui non sa pregare lo farò io, ti darò io quanto non potrà darti lui”.
Noi incontriamo persone ferite e senza Dio, non sempre occorre l’atto eroico, di sicuro possiamo fermarci ed aiutare.

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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