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giovedì 13 giugno 2013

2396 - Commento al Vangelo del 13/6/2013

+ Dal Vangelo secondo Matteo (5,20-26)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel Regno dei Cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma Io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Gesù in questa Parola evidenzia tutto il male presente nella società del suo tempo, mette in evidenza soprattutto il disprezzo e l’odio covato nei cuori degli ebrei che andavano pure al Tempio a pregare. Cambiano i tempi e le condizioni ma gli uomini sono sempre intrisi di comportamenti istintivi e poco spirituali. Per uscire da questa limitazione devono lottare contro se stessi e rivestirsi delle virtù cristiane.
Il disprezzo e l’odio si esprimono con atti d’ira e l’ira fa pronunciare ogni genere di insulti. Chi non si controlla offende sempre.
Gesù spiegava ai discepoli e a tutti i cristiani che le offese sono sempre sbagliate, non si risolve nulla con gli insulti gratuiti, cioè immotivati, spesso infatti senza alcuna ragione valida si esprimono insulti che fanno molto male a tutti. La maggior parte di quanti ricevono insulti soffrono e spesso anche malamente, mentre una minima parte riesce a sopportare con amore e a non replicare con la stessa moneta.
Gesù oggi ci indica alcune parole offensive che necessitano di una spiegazione, sono evidentemente segnalatrici di insulti e utilizzandole si arrecano grandi umiliazioni. La parola stupido anticamente si traduceva con vuoto, insulso. Aveva un effetto pesante, chi diceva stupido indicava una persona insignificante ed era una stroncatura sociale. Una diffamazione pesantissima.
Mentre pazzo in ebraico significa maledetto da Dio, infame. Insulti che a quel tempo incidevano fortemente e chi riceveva questi insulti veniva segnato negativamente. Così Gesù cercò di tagliare il male alla radice, mentre Mosè dichiarò che chi giungeva al delitto doveva essere ucciso, Gesù in un crescendo di castighi giunge a minacciare il fuoco della Geenna.
Però indica il Giudizio, il ricorso al tribunale composto di ventitré giudici e si trovava in ogni città, invece il Sinedrio era il massimo tribunale della nazione composto da 71 membri in cui si discutevano le cause maggiori, poi la Geenna, il luogo in cui anticamente gli ebrei che si erano dati all'idolatria bruciavano in onore agli idoli, anche i loro bambini e al tempo di Gesù ardeva un fuoco continuo, alimentato dalle immondizie della città.
 La Geenna è un’immagine dell’inferno. La Geenna è il luogo “dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue” (Mc 9,48).
C’è una parola che Gesù considera molto grave, l’ultima minaccia viene considerata addirittura più grave di quella proferita da Mosè riguardo all'omicidio. Non la condanna a morte per l’omicidio ma la condanna all'inferno per chi insultava in modo molto grave il proprio fratello, e qui fratello significa un’altra persona.
Bisogna riflettere su questo, è una valutazione poco umana e tutta Divina. Uccidere è molto grave, insultare l’uomo è lo stesso che insultare Dio di cui l’uomo è immagine. L’insulto è il rifiuto dell’altro, l’annientamento e il calpestare l’altro. Non è eliminazione fisica dalla terra, è ancora più grave perché è una eliminazione morale.
È più grave dell’omicidio, però chi è ucciso ha perduto la vita ma forse ha salvato l’anima, comunque non è morto di passione morale, perché le accuse diffamatorie che si sopportano per molti anni comportano un morire di continuo senza morire.
Chi riceve l’insulto o la diffamazione, prova ferite profonde, lancinanti, che lo mettono in isolamento e può arrivare alla disperazione. Può perdere la salvezza eterna. Forse un insulto può anche essere meritato ma non è mai corretto vomitare diffamazioni che distruggono la buona stima di una persona.
Bisogna proporsi ogni mattina un linguaggio onesto, puro, benevolo. Allontanate dalla mente ogni parola offensiva. Amate sempre.

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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