Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

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lunedì 31 ottobre 2011

1155 - Commento al Vangelo del 31/10/2011

+ Dal Vangelo secondo Luca (14,12-14)
In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti». Parola del Signore

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
È molto bello quando doniamo qualcosa a persone che non potranno ricambiare in alcun modo, mentre i più intimi ricambiano con altrettanti regali. Gli amici, i parenti, tutti si sentono obbligati a contraccambiare un invito o un regalo, pagano con la stessa moneta.
L’invito a cena o il regalo sono ottimi se l’intenzione è retta, quindi, nessuno può obiettare su questo, addirittura possono contenere motivazioni nobili e comunque più che opportune. Gesù ci invita a riflettere però su una determinata opera che non prevede nulla in cambio, si tratta di donare qualcosa o invitare anche a cena persone da cui non possiamo attenderci nulla in cambio.
Qui la cosa comincia ad essere un poco diversa.
Molti cristiani organizzano incontri ed invitano a cena amici e conoscenti anche per fare conoscere la loro Fede o per riannodare fili staccati per incomprensioni o per cogliere l’occasione di pregare insieme. E tutto questo è più che legittimo. Ovviamente in un clima di gioia cristiana che manifesta l’allegria che trasmette il Vangelo.
In un altro passo del Vangelo Gesù condensa in poche parole la vera caratteristica del cristiano: “Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso” (Lc 6,32-33).
Afferma che non bisogna amare solo quelli che ci amano e non si fa del bene a quanti già ci hanno fatto del bene. La carità del cristiano deve andare oltre, deve superare la mentalità del mondo e mostrare un assoluto distacco nel fare del bene.
Faccio un esempio: considero una persona che lavora a contatto con il pubblico, molte persone chiedono informazioni o devono pagare qualcosa o richiedono una prenotazione (visita o altro), negli uffici si incontrano impiegati gentili e altri scontrosi. Il cristiano si contraddistingue e deve essere animato da pazienza e bontà, deve fare del bene senza aspettare nulla in cambio.
Lo stesso deve avvenire in famiglia e tra i conoscenti, nei confronti di qualsiasi prossimo: occorre fare del bene senza aspettare nulla in cambio. Grande è l’anima che vive così.
Spesso nell’apostolato si compiono opere efficaci ed importanti, senza vedere nell’immediatezza alcun risultato buono. Ma non siamo noi a determinare i frutti, è la Grazia del Signore a sviluppare le opere buone. Compito nostro è di servire la Chiesa con grande amore e disponibilità.
Nelle parrocchie c’è sempre qualche opera da svolgere, se non c’è nulla possiamo fare la cosa migliore: sostare ogni giorno per diverso tempo davanti al Tabernacolo e dire a Gesù di aiutare e proteggere la propria famiglia, gli ammalati, i poveri, tutti i Sacerdoti e il proprio parroco.
Nulla si perde di quanto facciamo a beneficio degli altri. Si ama, si fa del bene e si và avanti…
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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