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lunedì 6 luglio 2009

322 - Maria Santissima, l’Annunciazione e l’Eucaristia

Quando un mattino splendido di poco più di duemila anni l'Arcangelo Gabriele entrò nella casa di Maria, «il mistero nascosto nei secoli», fine primo dell'ordinatissima volontà creatrice di Dio, era ormai prossimo a compiersi. Era infatti venuta la pienezza dei tempi, l'Eterno stava per bucare il velo del tempo e comunicarsi così alle sue creature con la Pienezza della Rivelazione. Tuttavia l'E-vento imparagonabile visto già da Abramo ai suoi giorni, annunciato con precisione dai profeti e sospirato per secoli da generazioni di giusti, l'Incarnazione del Verbo eterno di Dio, non sarebbe avvenuto senza l'obbedienza libera e consapevole della Vergine Maria. Nella pienezza del tempo fu la pienezza della fede a dare al mondo la Pienezza della Rivelazione: il Signore Gesù. Ma cosa ha creduto Maria? Ella comprese bene che quella maternità, annunciatale dall'Angelo del Padre, non era semplicemente il concepimento del Messia salvatore tanto implorato da Israele. Nelle parole dell'Araldo celeste Ella conobbe chiaramente che quel «Figlio dell'Altissimo» (cfr. Lc 1,30-35), poteva essere solo il Figlio stesso di Dio e proprio per questo sarebbe potuto nascere da Lei miracolosamente; per opera dello Spirito Santo senza concorso d'uomo. Fanciulla di una località sperduta del mondo ebbe davanti la Trinità Santissima di Dio e credette acconsentendo all'ingresso dell'Emmanuele nella storia dell'uomo. Alla notizia «lo chiamerai Gesù (Jahweh è salvezza)», inoltre, la sua mente non infirmata dal peccato d'origine dovette immediatamente correre, per istinto soprannaturale, alle profezie d'Isaia (Is 53,11) e così la Madre di Dio offrì tutta se stessa alla missione di «Nuova Eva», come emerge del resto dalla sua risposta decisiva «Ecco la Serva del Signore, avvenga di me la tua parola» (Lc 1,38). La Trinità di Dio, la Maternità divina e verginale, l'Incarnazione Redentrice, in sintesi i massimi misteri della nostra cara fede: il Fiat di Maria fu atto di fede immensa. La fede, si sa, è quella virtù soprannaturale dono di Dio, che proporziona l'intelletto finito dell'uomo a credere, per l'aiuto della grazia, le verità divine infinite necessarie alla salvezza. Solo la «Piena di grazia», Colei che è l'Immacolata Concezione, poteva quindi avere fede e amore tali da cooperare nel tempo al Capolavoro dell'arte infinita di Dio: Gesù l'Uomo-Dio. Il consenso della Vergine fu sostenuto tutta la vita ed ebbe un altro culmine sul Calvario ai piedi della Croce. Dell'Incarnazione Redentiva poi l'Eucaristia costituisce il prolungamento: è l'eccesso dell'amore di Gesù per la sua Sposa, la Vergine fatta Chiesa, il «Dio con noi» fino alla consumazione dei secoli. L'Eucaristia è però mysterium fidei, nel senso più stretto del termine. Quant'è penoso constatare come oggi nel cuore di tanti cristiani sia venuta meno la fede nella divina Eucaristia! Il dubbio non deve essere mai volontario, eppure come tentazione può capitare: esso, insegna san Tommaso d'Aquino, non è che un segno della soprannaturalità della verità cristiana ed è conseguenza della finitezza del nostro intelletto, non certo difetto della verità superiore di Dio. È perciò lo stesso Santo Padre Giovanni Paolo II nell'enciclica Ecclesia de Eucharistia a raccomandare: «Se l'Eucaristia è mistero di fede che supera tanto il nostro intelletto da obbligarci al più puro abbandono alla parola di Dio, nessuno come Maria può esserci di sostegno e di guida in simile atteggiamento» (EdE n. 54). Chi in effetti meglio della Testimone unica che all'incarnazione rivestì verginalmente di carne e sangue il Verbo di Dio, può farsi garante della presenza reale del suo stesso Figlio fattosi ora nel Sacramento «Pane della vita» (cfr. Gv 6,35). Sull'autorità divina della parola di Cristo «Questo è il mio corpo (…) Fate questo in memoria di me» (Lc 22,19), la Santa Chiesa in ogni Messa riattua nel mistero quella stessa Incarnazione Redentrice: dall'Annunciazione al Calvario fino alla Risurrezione. Comunicando alla fede di Maria l'anima cristiana partecipa a questi santi misteri e dice il suo fiat alla volontà di Dio unendosi intimamente a Gesù Eucaristia. La grazia sovrabbondante dell'Anno Eucaristico vuole fare d'ogni cuore un tabernacolo come all'Annunciazione fu la Madre di Dio, un ostensorio vivente come secondo i mistici è in eterno in Paradiso la Vergine Maria. Solo irradiando così in pienezza di gioia la luce della vita immersa in Dio, il cristiano potrà ridonare al povero mondo affamato ed infelice «la vita eterna» della divina Eucaristia (cfr. Gv 6,58).

Ad Jesum per Mariam


Francescani dell'Immacolata

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