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domenica 9 giugno 2013

2386 - Commento al Vangelo del 9/6/2013, domenica X t.ord.

Dal Vangelo secondo Luca (7,11-17)
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, alzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di Lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Anche i nemici di Gesù poterono accertare la risurrezione di un morto, fatto inusuale e che richiede una risposta esauriente. Non tanto dell’atto in sé, che rimane sempre un mistero, ma dell’autore di una risurrezione. I suoi nemici obtorto collo hanno dovuto ammettere la risurrezione del giovane di Naim da parte di Gesù, pur andando contro la loro volontà hanno accettato la vita nuovamente presente nel giovane, appunto a collo storto.
Dal Vangelo risulta che nessuno aveva implorato a Gesù, come in quasi tutti i miracoli, qui è la compassione che Lo muove.
Dove c’è dolore e sofferenza Gesù rimane sempre commosso e vicino a chi patisce, Lui non  compatisce però come fanno gli uomini: anche i più buoni possono portare solo una parola di consolazione, mentre Gesù oltre a commuoversi, partecipa al dolore di chi vive nella prova e non lo abbandona mai, almeno finchè cerca l’Amore di Dio. Questa è la differenza tra la compassione umana e quella di Gesù.
Naim si trovava a circa dieci chilometri da Nazareth, un luogo che ricordava al Signore gli anni trascorsi con la Madre. La scena che vede mentre è in viaggio, della madre del morto che piangeva e si disperava è stata anche la causa della commiserazione provata da Gesù. In quella madre proiettava sua Madre sotto la Croce a piangere il Figlio innocente crocifisso.
Come ha dimostrato sempre, Gesù aveva una infinita compassione per ogni tipo di sofferenza e di persone. Egli amava tutti.
La riflessione sul passo del Vangelo la dirigo principalmente sulla presenza di Gesù proprio nel momento in cui passava il corteo con il morto sistemato sulla lettiga, lo ha incrociato mentre usciva dalla città. Sarebbe bastato un ritardo di un solo minuto da parte di Gesù o l’anticipo di un minuto del corteo per evitare l’incontro. Il giovane sarebbe stato seppellito e la madre vedova afflitta con il suo acuto dolore.
Il destino non esiste, è stata la volontà di Dio a volere l’incontro, guidato dagli Angeli Custodi sempre eccellenti nel concordare.
Perché Dio ha voluto l’incontro mentre in altre circostanze lascia svolgere gli eventi? Non sappiamo il pensiero di Dio, ma non sono state solo le lacrime della madre a suscitare il miracolo, c’è da considerare i meriti di questa donna e la vita virtuosa che certamente conduceva il giovane. Dall’intervento di Gesù si comprende che madre e figlio erano brave persone, ebrei osservanti della Legge, non meritevoli della grande sofferenza.
Qui sto anche trattando la morte del giovane a quella tenera età, e chiedo: questo giovane doveva morire a quella età e Gesù gli ha allungato la vita oppure nel disegno di Dio la sua morte doveva avvenire molti anni dopo e la malattia l’ha anticipata, ma l’incontro con Gesù l’ha riportato in vita? Un vero mistero, rispondo che in tutti e due i casi c’è l’intervento di Dio perché è Lui a disporre tutto.
Ora ci chiediamo: i cattolici osservanti comprendono di avere avuto nella vita la Grazia di incontrare Gesù quando erano morti nello spirito? Questa consapevolezza deve accrescere l’amore verso Gesù e una docilità profonda, un’attenzione primaria alle cose di Dio per osservare i suoi insegnamenti come vuole Lui.
Qui nasce un altro quesito: come si spiegano le disgrazie che avvengono ai giovani, figli di cattolici praticanti? Stiamo entrando in un vicolo stretto ma vi assicuro che troveremo l’uscita. Gesù non vuole che uomini e donne siano colpiti da disgrazie, neanche i suoi nemici, ma avvengono per tanti motivi che si conoscono oppure per eventi imprevedibili in cui qualcuno ci si trova perché non in sintonia con il proprio Angelo Custode.
Gli aiuti degli Angeli Custodi sono straordinari, chi prega con amore e devozione il proprio Angelo riceve molte ispirazioni per evitare i pericoli. Oggi non si parla più dell’Angelo Custode, anche questa dimenticanza fa parte del modernismo. Sono più reali gli Angeli Custodi degli uomini che si illudono di vivere!
Le disgrazie che avvengono nelle famiglie di cattolici osservanti, sono da addebitare anche ad altri fattori, tra il più indicato è il pericolo che viene ricercato proprio dal giovane che utilizza droghe, beve alcool, conduce una vita sessuale disperata.
Quale disappunto si può muovere a Dio se un giovane vive sregolatamente e rifiuta l’aiuto della Madonna?
Parlo di cattolici osservanti intendendo principalmente i genitori, se un loro figlio è caduto in qualche disgrazia vuol dire che non evitava le occasioni di pericolo, non osservava la morale e non si confessava, non pregava ogni giorno e non curava la vita spirituale. Molti giovani oggi sono distratti e non hanno tempo per la preghiera, ma non vivono bene. Sono sempre agitati, l’ansia li schiaccia e se non ottengono qualcosa perdono il controllo. I genitori devono dare buoni esempi mostrando bontà e autorità, pregando per loro e possibilmente con loro.
È vero che per le preghiere dei genitori la Madonna protegge anche i loro figli, però ci sono casi in cui un giovane si lascia corrompere dalla vita immorale e quelle preghiere non sono più sufficienti. Occorre qualcos'altro da parte dei genitori, più preghiere e più opere buone. Devono conquistare il Cuore di Gesù con una vita integerrima. Così molto spesso le cose impossibili si realizzano e i pericoli vengono evitati appunto per miracolo…
I cattolici osservanti non sono dispensati dalle sofferenze, essi hanno la Grazia di Dio per accettarle e viverle con gioia e pace.
Al credente che prega, Gesù si avvicina sempre e dice: “Non piangere!”. Noi abbiamo la certezza che Gesù rimane sempre vicino a noi e ci dice di non disperare, non abbatterci mai perché è Lui la soluzione ad ogni forma di sofferenza. Il credente che prega è un’anima preziosa per Gesù, anche se Lui vuole salvare tutti i peccatori, ha grande considerazione di quanti Lo invocano con Fede e ad essi apre i Tesori del suo Cuore.
Alle mamme e ai papà che leggono questa newsletter dico di non piangere per i loro figli che vivono un po’ dissipati ma di entrare maggiormente in comunione con Gesù e parlare di loro, chiedendo protezioni e benedizioni. I genitori devono rivolgersi molto spesso ai loro figli e parlare di Gesù, della Madonna e dei Sacramenti, senza annoiarli o tormentarli, nel momento più favorevole devono invitarli a pregare insieme anche con tre Ave Maria.  
Genitori, dedicate più tempo alla preghiera, mettete sempre i vostri figli nei Cuori di Gesù e Maria e se vivono in peccato mortale, il Signore nel tempo favorevole si rivolgerà ad uno ad uno, dicendo: Ragazzo, dico a te, alzati!”.E andranno a confessarsi.

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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