Vina del Mar, Cile, 22 gennaio 1901 - Santiago del Cile, 18 agosto 1952
Suo padre muore e la famiglia va in rovina quando lui ha quattro anni e un fratello è più piccolo. La madre, per pagare i debiti, deve vendere tutto, anche la casa, e i due bambini si ritrovano “senza fissa dimora”. Vengono accolti qua e là in casa di parenti, sempre in maniera temporanea, sempre estranei. Per Alberto arriva provvidenziale una borsa di studio, con un posto nel collegio dei Gesuiti in Santiago. Ma non dimenticherà più gli anni dell’abbandono, la vita da “figlio di nessuno”. Appena può, aiuta la madre e il fratello facendo lo studente-lavoratore, e si laurea in legge nell’agosto 1923, a 22 anni. Ma non sarà avvocato né magistrato.Già da ragazzo pensava di entrare nella Compagnia di Gesù: e, poche settimane dopo la laurea, eccolo infatti accolto per il noviziato nella casa dei Gesuiti a Chillán (Cile centrale). Il lungo corso dei suoi studi prosegue poi in Argentina, in Spagna e infine a Lovanio, in Belgio. Qui viene ordinato sacerdote nel 1933, e due anni dopo si laurea anche in pedagogia. Ritorna in patria all’inizio del 1936; un momento difficile. Durante la dittatura di Carlos Ibañez del Campo (1925-1931), il Cile ha risentito in modo durissimo della crisi mondiale scoppiata nel 1929. L’esportazione del rame, principale risorsa del Paese, era scesa a meno della metà, e due terzi dei minatori avevano perduto il posto: un lungo periodo di drammatica depressione, aspettando una ripresa che sembrava non venire mai, da un presidente all’altro, da un governo all’altro.
Padre Hurtado può rivedere sé stesso nei tanti bambini spinti a vagare nelle strade dalla miseria che ha disgregato le famiglie. E così, nel 1944, da studioso si fa uomo di azione. Lancia appelli e mobilita coscienze, per restituire in qualche modo ciò che la crisi ha tolto a tanti infelici. Si tratta non solo di portare aiuto, ma di restituire dignità e speranza. Dà vita a un piano di costruzioni abitative per questi emarginati, ma in forma nuova: i bambini, i vecchi, i diseredati devono vedersi aprire non già un ospizio, ma una vera casa. Come ha scritto un suo biografo, si tratta di offrire a tutti "non solo un luogo in cui vivere, ma un vero focolare domestico, El Hogar de Cristo". Li chiama ad abitare in casa di Gesù, e per fare case su misura viaggia all’estero, promuove studi, va in cerca di esperienze, si occupa di edilizia e di arredo. Molti lo aiutano, perché molti sono stati formati da lui attraverso predicazione, conferenze, iniziative sindacali, attività in mezzo ai giovani. Il “focolare di Cristo” si modella sulle necessità, e può dunque essere anche centro sanitario, scuola, luogo di formazione professionale.
Ma il tempo di padre Alberto Hurtado Cruchada si fa scarso: resta sempre capace di sorridere, ma il suo viso è sempre più scavato: lo ha aggredito un cancro devastante, che spegne la sua vita a soli 51 anni. Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato il 14 ottobre 1994.
Papa Benedetto XVI, nella sua prima cerimonia di canonizzazione, lo ha proclamato santo il 23 ottobre 2005 in piazza San Pietro.
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