Tra i numerosi martiri pseudo-tebei, cioè presunti appartenenti alla mitica Legione Tebea, San Besso pare essere quello con un culto popolare maggiormente radicato ed ancor oggi fiorente. In realtà incerte ed oscure sono le notizie che lo riguardano. La leggenda ne ha fatto come dicevamo un ex soldato della Legione Tebea, dunque compagno di San Maurizio, scampato al tragico eccidio di Agunum (odierna Saint-Maurice in Svizzera) ordinato dall'imperatore Massimiano e, passando per la Valle d’Aosta ed in particolare da Cogne ove è venerato, rifugiatosi in Piemonte. Qui si sarebbe dedicato all'evangelizzazione dei montanari pagani. Talvolta però Besso è considerato un vescovo di Ivrea, vissuto nell'ottavo secolo e viene allora avanzata l’ipotesi, peraltro non suffragata da antiche fonti, che si possa trattare di due personaggi ben distinti: il primo sarebbe stato un eremita morto e venerato nel santuario alpestre sopra Campiglia in Val Soana, mentre il secondo un martire di Ivrea, qui venerato sin dall'antichità, a volte fu creduto addirittura vescovo della città. Ad aumentare la confusione circa la reale identità del santo contribuisce la doppia festa liturgica in suo onore il 10 agosto ed 1° dicembre, celebrata sia nel santuario che ad Ivrea.
Anche sulle circostanze del martirio di San Besso esistono molteplici versioni. Quella riportata in un breviario del 1473 conservato presso la diocesi di Ivrea, racconta di come il santo, invitato da alcuni ladri di bestiame ad un banchetto ed accortosi della provenienza furtiva della carne di pecora che gli era stata offerta, deplorò aspramente il costume dei montanari che lo ospitavano. Questi, adirati contro di lui, lo scaraventarono giù dal Monte Fautenio e lì, ancora in vita, egli sarebbe stato raggiunto e trucidato dai legionari romani rimasti sulle sue tracce da Agaunum. Sulla roccia sarebbe miracolosamente impressa una sua impronta. Secondo la tradizione, il santuario fu costruito sul luogo del martirio sotto al grande masso, ancora oggi meta di pellegrinaggi. La stessa fonte documentale riporta che, secondo un’altra versione, il santo si sarebbe miracolosamente salvato e, rifugiatosi nella vicina Valle di Cogne, in quest’ultima dimora sarebbe stato massacrato dai legionari romani.
Lo storico ed antropologo francese Robert Hertz raccolse nel 1912 ancora un’altra versione della vita di San Besso, tramandata oralmente tra la gente di Cogne, secondo la quale il santo non fu un milite tebeo, ma semplicemente un devoto pastore locale che Dio ricompensava facendo prosperare il suo gregge. Secondo tale versione, egli sarebbe stato scaraventato giù dalla rupe da alcuni montanari miscredenti, furenti dall'invidia nei suoi confronti.
Sulle vicende delle spoglie mortali del santo, la leggenda vuole che nel IX secolo, dopo esser state trafugate da pii ladri avidi di reliquie, esse siano finite in avventurose circostanze ad Ozegna, ove ora sorge il santuario della Beata Vergine del Convento e del Bosco. Un paio di secoli dopo, ad opera del celebre Re Arduino, le sacre reliquie vennero da qui traslate nella cripta della cattedrale di Ivrea, ove trovarono degna collocazione in un antico sarcofago romano tuttora visibile. Oggi riposano invece in un altare laterale di detta cattedrale insieme ad altri santi martiri.
San Besso ebbe fama di grande santo taumaturgo, autore di innumerevoli miracoli, protettore dei soldati contro i pericoli della guerra. La speciale devozione verso il santo si esprime ancor oggi nella festa in suo onore celebrata annualmente il 10 agosto nel santuario posto tra le montagne del Parco Nazionale del Gran Paradiso, nell’alta Val Soana ad oltre 2000 metri di altitudine. I fedeli accorrono numerosi in pellegrinaggio sia da Campiglia che dalla vallata di Cogne, da cui occorre partire il giorno prima e pernottare presso il ricovero del santuario. Molti, un tempo, indossavano i coloratissimi costumi tradizionali delle diverse valli. La statua del santo viene portata in processione compiendo un giro attorno alla grande rupe che fu testimone del suo martirio: l’onore di portare la statua del santo, oggi attribuito ponendola all’incanto, fu un tempo causa di violenti liti tra Campigliesi e Cognensi, due comunità oggi appartenenti a differenti diocesi, ma prima del 1200 unite sotto la diocesi di Ivrea, oltre che dalla comune parlata dialettale franco-provenzale.
Nelle credenze e nei riti popolari è possibile individuare elementi che rimandano alle antiche venerazioni di rocce ritenute centri di irradiazione di una forza divina. Talune fonti affermano che “durante il rito devozionale, i fedeli effettuano pratiche segrete e misteriose basate sulla convinzione che il contatto con la pietra favorisca la fecondità”. In realtà l’origine di questo culto è certamente precristiana ed è caratterizzata dalla persistenza di un forte culto litico. Ancora oggi le popolazioni di Cogne e Campiglia sono fortemente attaccate alla tradizione dei poteri taumaturgici della roccia di Besso, ovvero di scaglie scalpellate dalla roccia del monte Fautenio. Occorre infine come sia del tutto singolare e significativa l’assonanza tra il nome di San Besso ed il dio egizio Bes, anch’egli particolarmente invocato per la fecondità. Un’ulteriore somiglianza fra il santo cristiano e la divinità pagana è prettamente iconografica, in quanto entrambi sono sovente raffigurati con un copricapo di piume di struzzo.
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sabato 10 agosto 2013
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