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mercoledì 14 agosto 2013

2523 - Commento al Vangelo del 14/8/2013

+ Dal Vangelo secondo Matteo (18,15-20)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità Io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in Cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità Io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei Cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono Io in mezzo a loro». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Gesù dopo avere spiegato la premura che ha verso i piccoli che si affidano a Lui e si fidano pienamente di Lui, passa a richiamare l’importanza della correzione fraterna. Spiega come bisogna comportarsi nei momenti agitati di una discussione o quando un fratello, quindi un conoscente, commette una colpa e occorre intervenire con amore e rispetto. Si chiama correzione fraterna. Non è risolutiva molto spesso, infatti Gesù suggerisce di invitare anche un testimone e se non si rivolse nulla, quel fratello non si comporta da figlio di Dio.
Un po’ a tutti è accaduto di richiamare qualcuno che commette errori, forse uno della famiglia o un amico, anche se all’inizio si può trovare imbarazzo, il discernimento deve valutare l’opportunità di scegliere le parole e la modalità. Non è mai facile riferire a qualcuno le colpe commesse e l’invito a cambiare comportamento, l’altro può replicare che ognuno deve osservare se stesso ed è pure vero, ma se in quella circostanza non si accorge di un errore grave, è un dovere riferirlo.
“Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo”Non si tratta di interferire nella sua vita o di dare suggerimenti non richiesti, questo non è mai opportuno a meno che non siano richiesti espressamente consigli. Qui si tratta di una colpa che commette un conoscente contro uno di voi, forse non ne ha piena consapevolezza oppure è talmente superficiale da non darle il giusto peso.
A questo punto bisogna intervenire animati da buon senso, saggezza, equilibrio. Si espone la colpa e si richiede il motivo dell’offesa.
Una discussione serena porta al chiarimento e a stoppare le incomprensioni, questo è il significato profondo della correzione fraterna. Non si tratta di mostrare una maggiore spiritualità o bontà, deve essere un aiuto al fratello che non si rende conto per superficialità, ottusità o inciviltà che le sue parole o certe opere danneggiano la buona reputazione o qualcosa di materiale che vi appartiene.
Poi Gesù presenta un crescendo di iniziative, da attuare se l’incontro è andato male. Perché se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni”. Invitare altre persone è una mediazione cristiana e di buon senso. Chi sbaglia a questo punto dovrebbe capire l’errore se viene manifestato da più persone, occorre un minimo di saggezza per verificare la colpa e ravvedersi. Non sempre però avviene.
“Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano”Per comunità si intende un cerchio ristretto della parrocchia o il gruppo di preghiera frequentato da entrambi. Non ascoltare nemmeno la correzione della comunità che si esprime per portare la verità e la pace, indica una ottusità inguaribile nella persona colpevole e non è degna di ritenersi cristiana né di fare parte di un gruppo di preghiera.
Il Vangelo oggi ci presenta anche un secondo argomento importante, direi vitale. È un altro modo di riconciliazione, stavolta tra il peccatore e Dio. Tutto inizia con la perfetta conoscenza di Dio della debolezza e fragilità dell’uomo, incline più a peccare che a vivere santamente. Per questo ha istituito il Sacramento della Confessione, essa è la possibilità di rettificare i passi sbagliati e ritornare in Grazia di Dio.
Gesù aveva il potere di perdonare i peccati e lo ha mostrato in varie circostanze: con la donna sorpresa in adulterio, con il buon ladrone appeso alla croce, con il paralitico di Cafarnao. Gesù è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto, questo si ripete anche ai nostri giorni. L’atteggiamento di Gesù è quello di salvare tutti, vuole la salvezza dei peccatori ma senza pentimento non c’è misericordia. Anche nell’Antico Testamento i Profeti annunciano il perdono dei peccati, una nuova riconciliazione tra Dio e l’uomo.
L’istituzione del Sacramento è il modo per dare ai credenti il perdono e la Grazia, all'inizio Gesù promise a Pietro il potere di perdonare i peccati, quando questi Lo riconobbe come il Messia, poco dopo il potere lo estese anche agli altri Apostoli. In verità Io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in Cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in Cielo”.
Questa promessa diventa concreta il giorno stesso della Risurrezione: «Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”» (Gv 20,22-23).
Fu il primo dono di Cristo alla sua Chiesa, la Confessione è una straordinaria rivelazione dell’amore e della misericordia di Dio verso gli uomini. La Confessione non è un semplice rimedio spirituale che il Sacerdote ha a disposizione per guarire l’anima malata o addirittura morta alla vita della Grazia. È già molto però a Dio sembra poco.
Gesù và in cerca del peccatore, è presente nella persona del confessore e lo accoglie, è Cristo per mezzo del Sacerdote ad assolvere i peccati, perché ogni Sacramento è azione di Cristo.
Dio si manifesta al sommo nel perdonare e nell'usare misericordia, così col rimettere i peccati, Dio mostra di avere la suprema potestà. La Confessione è un giudizio di misericordia, solamente dinanzi al Sacerdote e con l’assoluzione si riceve da Dio il perdono dei peccati.

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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