Il fariseo diceva: "Non sono come gli altri."
Che vuol dire: Come gli altri, se non "tutti" eccettuato lui?
"Io sono giusto, tutti gli altri sono peccatori.
"Non sono come gli altri uomini ingiusti, rapaci, adulteri".
Ed eccoti, dalla vicinanza del pubblicano un'occasione d'un maggiore orgoglio.
"Io sono unico, quest'altro invece è uno degli altri. Io non sono tale qual è costui, grazie alle mie opere buone, per cui non sono ingiusto. Io digiuno due volte alla settimana e offro la decima parte di ciò che possiedo".
Per che cosa pregava Dio? Cercalo nelle sue parole e non vi troverai nulla. Era salito per pregare; ma non volle pregare Dio, bensì lodare se stesso. Non gli bastava non pregare Dio ma lodava se stesso; oltre a ciò insultava chi pregava.
Il pubblicano invece «s'era fermato a distanza», ma tuttavia era vicino a Dio.
Lo teneva lontano il rimorso, ma lo avvicinava lo spirito di fede. Il publicano s'era fermato a distanza, ma il Signore lo guardava da vicino.
Poiché «eccelso è il Signore ma guarda alle cose umili», gli eccelsi invece, com'era quel fariseo, «li conosce da lontano» (Sal 137,6).
Dio conosce, è vero gli esseri sublimi da lontano, ma non li perdona. Ascolta ancora l'umiltà del pubblicano. Non basta che stesse a distanza: non osava neppure alzare lo sguardo al cielo. Per poter essere guardato da Dio, non osava alzare lo sguardo. Non osava volgere lo sguardo in alto: l'opprimeva il rimorso, lo sollevava la speranza.
Ascolta ancora: «Si batteva il petto». Esigeva il castigo nei propri confronti; per questo il Signore lo perdonava perché confessava. «O Dio, sii benigno con me peccatore».
Ecco chi prega!
Perché stupirsi che Dio perdona, dal momento che uno riconosce se stesso?.
Hai sentito l'accusatore superbo, hai sentito l'umile confessione del colpevole: ascolta ora il giudice. «Io vi dico in verità - parla la Verità, parla Di, il giudice afferma - Io vi dico in verità che il pubblicano dal tempio se ne tornò giustificato a casa sua, a differenza del fariseo».
Di', o Signore, il motivo. Ascolta perché: «Perché chi si esalta sarà umiliato, chi invece s'umilierà sarà esaltato» .
Tu gradisci, Dio gli umili di cuore.
Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Discorsi, 115
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