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venerdì 13 marzo 2009

35-La parabola della vigna

Sant'Ambrogio (circa 340-397), vescovo di Milano e dottore della Chiesa
Commento sul Vangelo di Luca, 9, 29-30 ; SC 52, 150

La vigna è la figura del popolo di Dio che, radicato sul ceppo della vigna eterna, si eleva al di sopra della terra. Abbondanza di vita uscita da un suolo ingrato, essa a volte germoglia e fiorisce, a volte si riveste di foglie, a volte assomiglia al giogo amabile della croce, quando è cresciuta e i suoi rami stesi formano i tralci di una vigna feconda...
A ragione dunque è chiamato vigna il popolo di Cristo, sia perché segna la sua fronte con il segno della croce (Ez 9,4), sia perché i suoi frutti si raccolgono nell'ultima stagione dell'anno, sia perché, come nei filari di una vigna, poveri e ricchi, umili e potenti, servi e padroni, tutti nella Chiesa sono perfettamente uguali...Quando si lega la vite, essa si raddrizza; quando la si pota non è per ridurla, bensì per farla crescere.
Lo stesso accade al popolo santo: se viene legato, si libera; se viene umiliato, si raddrizza; se viene potato, in verità è come se ricevesse una corona. Anzi, come il germoglio, prelevato su un albero vecchio, viene innestato su un'altra radice, così questo popolo santo... nutrito dall'albero della croce... cresce.
E lo Spirito Santo, come se fosse sparso nei solchi di un terreno, si riversa nel nostro corpo, lavando quanto è immondo e raddrizzando le nostre membra per dirigerle verso il cielo.Questa vigna, il Vignaiolo ha l'abitudine di sarchiarla, di legarla, di potarla (Gv 15,2)...
A volte egli brucia con il sole i segreti del nostro corpo, e a volte li annaffia con la pioggia. Ama sarchiare il suo terreno, perché i rovi non feriscano i germogli; bada che le foglie non facciano troppa ombra..., privando di luce le nostre virtù, e impedendo la maturazione dei nostri frutti.

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