Non è tanto la sua vita che si effonde, quanto è la sua vita che ci assorbe.
E' una verità che noi non abbiamo mai considerato, e per questo ci meraviglia tante volte di non sentire la vita eucaristica, e ci stupiamo.
Eppure questo è logico. Direi - anzi - che quanto più è grande la sua dedizione eucaristica, tanto meno la creatura ne sente, perchè allora essa è maggiormente assorbita dalla vita di Gesù.
Essa può avvertire in se stessa i frutti della sua presenza, ma quello che Eglifa in un' anima, quando la possiede, non lo avvertirà che molto confusamente, è solo molto umiliata e molto raccolta.
Cerchiamo di intendere bene questo grande mistero e svaniranno tante difficoltà sul Sacramento dell'Amore Eucaristico.
Noi, infatti, non sappiamo spiegarci come nella privazione non lo avvertiamo spesso più che nell'abituale comunione.
Rimaniamo perplessi e, tante volte ci passano persino tanti dubbi che discacciamo, ma che rimangono nel fondo dell'anima e sono solo soffocati da un atto di fede.
Gesù si da a noi vivo e vero come parte del suo corpo mistico.
Come il cuore manda il sangue a tutti gli organi, e ne attiva le funzioni, così Egli nell'Eucarestia è il Cuore del suo corpo mistico, e fa circolare il Suo Sangue in ogni Suo membro. Noi non siamo più individui isolati, ciascuno per suo conto, nel suo interesse personale; siamo - invece - parte dei un disegno che risponde al suo amore per il Padre, alla manifestazione della sua gloria.
Egli quindi ci comunica la sua vita, per renderci in Lui parte attiva di questo disegno, per manifestare in tutta la Chiesa la Gloria di Dio. Ogni fedele è nutrito da Lui, proporzionatamente a questo disegno, ed è assorbito dalla sua vita.
Ora, il sangue umano non nutrisce ugualmente tutte le membra del corpo, ma nutrisce il cervello, perchè pensi, ossia sia l'organo materiale del pensiero, nutrisce i capelli perché vegetino, i muscoli perché si muovano, ecc.
Noi non ci accorgiamo neppure di questa circolazione; eppure essa è il segreto della nostra vita. Nella stessa maniera la vita eucaristica si diffonde e rende alcune anime contemplative, altre attive, altre vittime; altre tipo e figura di una misericordia speciale di Dio. Ognuna risponde ad un fine speciale del suo amore ed è assorbita da Lui.
Guardiamo quel che fa un capitano: egli forma il suo piano di azione, e poi, per mezzo del comando, lo comunica all'esercito schierato.
Ogni soldato comunica con il capitano, ma evidentemente, non è il soldato che si serve del capitano, ma questi si serve del soldato. Se è un soldato. Se è un soldato intelligente che ha familiarità col capitano, lo visita , lo serve più fedelmente. Può sentirci più familiarità, può sentirsi più sicuro nelle sue mani, può obbedire ai suoi ordini, e, quasi avverte la sua presenza, anche quando è lontano da lui e deve attraversare un burrone, deve mettersi in una trincea.
Di tale natura è precisamente il sentimento che possiamo sentire nell'Eucarestia, quando visitando Gesù, conoscendolo meglio, impariamo ad essere familiari con Lui.
Questo diletto è tanto lontano dall'essere la percezione della sua vita.
Oh, se noi penetrassimo nella vita del suo Cuore, se la sentissimo rimarremmo bruciati!
Se il soldato non è familiare col capitano, comunica con lui più aridamente; ma basta che comunichi con lui perché serva al suo ammirabile piano.
Egli non se ne accorge neppure, e sotto gli ordini suoi si muove e va dove deve andare, anche quando si sente stanco; anche quando vorrebbe intendere perchè deve andare in quel burrone o in quella trincea.
La vita eucaristica ci assorbe in Gesù, ci muove, ci attiva ma sempre in Lui.
E' Gesù che percepisce quello che compie; Egli che ci muove, che utilizza tutto il nostro essere, le nostre miserie, le nostre debolezze, lo stato nostro particolare, ed in ogni atto della nostra vita diffonde
Se stesso, e noi rimaniamo nella sua vita: In me manet et ego in eo.
Se la sua effusione eucaristica aumenta, questo non avviene già per divertirci, per dilettarci, per consolarci; e per la gloria di Dio che Egli si effonde, ed allora ci assorbe di più nella sua vita per la Gloria di Dio.
Noi allora, a secondo dei fini di questa gloria, possiamo sentire in noi anche pena, spasimo, tormento, oscurità, oppressioni, tentazioni, ed Egli lavora mentre in noi si manifestano queste miserie. Una corrente elettrica può rendere incandescente un filo, ma può anche ridurre l'acqua in ghiaccio e solidificarla, come può scomporla e renderla idrogeno ed ossigeno.
L'acqua che si agghiaccia prende più consistenza; l'acqua che si scompone par che si distrugga... la stessa corrente produce il fuoco ed il ghiaccio, il corpo solido ed il gas, ed ogni elemento che le si sottopone non può pretendere di diventare solo elettrizzato e mandare scintille; ma deve essere posseduto dalla corrente, secondo quel che serve all'ordine ed alla produzione dell'officina.
Così, Gesù, nell'Eucarestia. La Gloria di Dio è il grande fine della sua vita; noi viviamo in Lui per servire a questa solenne glorificazione. Egli nell'Eucarestia si diffonde nelle anime, le assorbe, le attrae nella sua attività, le muove nella sua vita, le utilizza, le purifica, le perfeziona... è un lavoro tutto suo, del quale molto poco un'anima si accorge.
E' in Lui che l'armonia di tutte le anime che partecipano alla sua vita diventa armonia di gloria per Dio.
Gesù poi in loro si effonde e, secondo le disposizioni con le quali lo ricevono, Egli le abbellise. Gesù è il sole che si riflette nella goccia di ruguada, si divide in vari colori nel prisma; accende là dove è concentrato il suo fuoco, feconda là dove trova germe vitale da sviluppare, uccide là dove trova un germe cattivo da distruggere; illumina, riscalda, e poi svapora l'acqua, e la fa salire verso il cielo in vapori che concentrano in pioggia. Egli, nel darsi ad un'anima, l'assorbe nel piano della sua azione, si effonde in lei secondo le sue disposizioni, la nutrisce.
Le meraviglie della sua azione si compiono in Lui solo, l'anima può solo avvertirne un riflesso confuso. Così da una stazione telegrafica non si avverte quel che succede, se no per il ruore che fa il tasto del telegrafo. Un sordo non si accorge neppure di questo rumore. E' in distanza, là dove la corrente è ricevuta che si vede l'effetto e si legge il telegramma. Il tasto, nella stazione trasmittente, si abbassa e stabilisce la comunicazione della corrente; essa è presa dalla stazione ricevente, ed è attiva nel telegrafo, diventando parola.
Sicché è Gesù la vita nell'Eucarestia: noi comunichiamo con Lui, per dargli il concorso nostro nel compimento della grande azione di gloria per Dio. Quando ci comunichiamo Egli vive in noi, e noi siamo suo tempio.
Tutto il nostro piccolo essere fluisce allora in Lui, ed ogni attività nostra che in noi rimane quale era, la muta in Lui e la utilizza nella sua vita. Non muta il fuoco in se stesso tutto quello che si accosta ad esso? Gesù è come un calore potente che attrae in un punto tutta la circolazione del sangue. Allora noi, anzichè perderci in piccolezze, nel volerlo sentire, nel volerci consolare, dobbiamo pensare solo ad offrirci a Lui coe nullità, che si abbandona all'attività viva e divina del suo amore.
Oh, noi non possiamo intendere che cosa è Gesù nel cuore di una sua creatura!...
Ha sete di diffondersi, anzi di assorbire in Sè ogni creatura! Noi vediamo quale torto gli fanno quelle anime che tralasciano una Comunione.
Esse diventano allora come leve di una grande macchina, che non funzionano più, e, per quanto è in loro, fanno una ferita nel corpo mistico, determinano la paralisi di una della sue attività!
La creatura per nutrire se stessa può contentarsi di ricevere Gesù, così come ora lo riceve ma, per diventare nelle sue mani strumento della sua azione, deve vivere in Lui Sacramentato come Gesù vive in lei.
Don Dolindo Ruotolo
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