La fede cattolica si pone in un rapporto di collaborazione con la ragione, non è né contro né senza, ma con la ragione.
E pur vero però che se andiamo a leggere il Vangelo ci accorgiamo che spesso il Signore elogia i bambini e la loro capacità di abbandonarsi. Un esempio: “Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: ‘Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il Regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il Regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso. E, prendendoli fra le braccia e imponendo loro le mani, li benediceva.” (Marco 10, 13-16)
Dunque, il Signore loda la fede dei piccoli, loda cioè quella fede che si esprime in un abbandono totale. Attenzione però: la fede come abbandono, come fiducia estrema, non è una fede che si contrappone alla ragione. La fede con la ragione non è la fede intellettuale; questa (la fede intellettuale) è di chi conosce e di chi può conoscere, mentre la fede cattolica non è semplicemente la fede della conoscenza: se così fosse sarebbe avvantaggiato il teologo nei confronti di chi – non per propria colpa – non ha ricevuto i talenti per conoscere tante cose (i bambini, le persone semplici, gli analfabeti…).
Allora chiariamoci: la fede con la ragione (o intelligenza della fede) non è quella degli intellettuali, bensì quella fede che parte da un presupposto: capire che Dio c’è (e non occorrono tante argomentazioni intellettuali per esserne certi), capire di non potercela fare da sé, cioè di aver bisogno, capire che Gesù Cristo è l’unica Via, l’unica Verità, l’unica Vita…e poi, senza temere, affidarsi totalmente a Lui.
Questa è l’essenza della spiritualità dell’infanzia di santa Teresina del Bambin Gesù. Ella diceva di sentirsi tra le braccia del Signore e, per questo, di non temere mai nulla. Qualsiasi cosa il Signore avesse permesso nella sua vita, si sarebbe sempre abbandonata a Lui perché il Signore non può volere che il meglio per ogni creatura.
Questa dell’abbandono è una strada che non fa a meno dell’intelligenza: prima bisogna capire che il Signore è il tutto della propria vita e poi, una volta che lo si è capito, è da stolti non abbandonarsi a Lui. Dunque non si tratta di un abbandono cieco. La risposta di chi parte dalla consapevolezza del bisogno, anche quando capita qualcosa nella vita il cui senso sembra sfuggire (c’è ma non si capisce), è: Signore, io non capisco quello che mi sta succedendo, ma lo voglio vivere tra le Tue braccia!
Dunque, abbandonarsi al Signore non significa fede irragionevole. La definizione cattolica della fede è: assenso dell’intelletto alle verità rivelate. L’intelletto viene coinvolto, deve essere coinvolto: è necessario capire la ragionevolezza di ciò che viene proposto, ma, una volta che si è capito, bisogna abbandonarsi. Ogni uomo infatti sarà giudicato non dalla capacità di aver capito, ma dall’essersi affidato e abbandonato.
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