da Il Santo Rosario e i Santi di padre Stefano Maria Manelli
La buona volontà e l’amore rendono fecondo il Rosario anche quando le condizioni esterne non facilitano in nulla il raccoglimento e il gusto della recita.
Si racconta di quel soldato in trincea, che scriveva una lettera alla mamma in mezzo al baccano infernale delle artiglierie in azioni. Un commilitone gli disse: “Ma come fai a scrivere con questo fracasso? Chissà quanti strafalcioni ci scappano!” “Non fa niente -rispose l’altro- gli strafalcioni se li corregge la mamma. L’importante è che io le scriva.” “Hai ragione” concluse il primo.
Proprio così. L’amore e la buona volontà bastano da soli a dare contenuto e valore al Rosario, che è come una lunga e affettuosa lettera alla Mamma del Cielo, magari non priva di strafalcioni, ma sempre a Lei accetta e cara.
“Come recitare con attenzione il Rosario?“, fu chiesto una volta a san Pio da Pietrelcina. E il Padre rispose: “L’attenzione dev’essere portata all’Ave, al saluto che rivolgi alla Vergine nel mistero che contempli. In tutti i misteri essa era presente, a tutti partecipò con l’amore e con il dolore.“
In tal modo potremo scoprire, volta a volta, i dolci gaudi, i tremendi dolori e le celesti glorie della beatissima Vergine, ed Ella ci renderà partecipi di tutte le grazie contenute nei suoi gaudi, nei suoi dolori e nelle sue glorie.
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