da Il Santo Rosario e i Santi di padre Stefano Maria Manelli
Quanto a noi, purtroppo, è vero che il Rosario finiamo col non amarlo, omettendolo anche senza rimpianto, solo perché non lo recitiamo bene. Siamo distratti e dissipati da cento cose durante il giorno, e il tempo del Rosario non si salva da questa continua distrazione.
Spesso, poi, ci riduciamo a recitare il Rosario in fretta, all’ultimo momento, magari a letto, stanchi e assonnati… E poi ci lamentiamo che il Rosario non produce frutti e ci appare una preghiera sterile e monotona. Ma è inutile pretendere fiori dagli sterpi e frutti da piante inaridite.
La buona volontà e l’amore, invece, rendevano bene accetti alla Madonna anche i Rosari che sant’Alfonso de’ Liguori recitava a dorso di mulo attraverso le campagne, che santa Francesca Saverio Cabrini recitava sui transatlantici solcando gli oceani, che san Massimiliano Maria Kolbe recitava di sera attraverso i dormitori mentre i suoi frati si mettevano a letto, che santa Maria Bertilla recitava accanto agli ammalati nell’Ospedale sotto la furia dei bombardamenti, che il beato Orione recitava sui camion per i trasporti e per le fughe durante l’imperversare della guerra, che san Pio da Pietrelcina recitava lungo i corridoi o scendendo lentamente le scale, pressato da ogni lato dai fedeli.
Saranno tanto buoni i nostri Rosari quanta buona volontà e amore ci avremo messi nel recitarli.
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