da Il Santo Rosario e i Santi di padre Stefano Maria Manelli
Recitare il Rosario è come accogliere la Madonna in noi, facendola entrare e dimorare nella nostra povera anima.
Dovremmo essere tutti così puri e ardenti come l’apostolo vergine, prediletto di Gesù, san Giovanni Evangelista, che “accolse Maria in casa sua” (Giovanni 19, 27).
Pensiamo al candore del cuore e alla confidenza filiale con cui recitavano il Rosario santa maria Goretti e san Domenico Savio, santa Bernadetta e san Pio X, san Gabriele dell’Addolorata e santa Gemma Galgani, san Gerardo e santa Maria Bertilla…
Quale conforto non doveva essere per la Madonna ascoltare le loro voci ed entrare nei loro cuori così puri e ardenti!
E noi, invece? Non contentiamoci della solita mediocrità. Regiamo. Impegniamoci. Mettiamo anche noi la mente pura, il cuore affettuoso e tanta confidenza filiale, quando recitiamo il Rosario.
Sforziamoci di imitare i Santi. Non valga per noi il lamento della Madonna a santa Caterina Labouré: “Non si recita bene il Rosario“.
Dalla vita di questa Santa sappiamo che da quando ella udì quel lamento della Vergine Santa, per tutta la vita se lo portò “come una spina nel cuore“.
Ricordiamo anche noi quel lamento della Madre Divina. E se le vogliamo bene, dobbiamo offrirle Rosari che le siano graditi. Chi ama si sforza di fare piacere alla persona amata, e tanto ama quanto si sforza.
Se la Madonna vedrà il nostro sforzo nel recitare bene il suo Rosario sarà felice del nostro amore per Lei.
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