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martedì 17 settembre 2013

2597 - Commento al Vangelo del 17/9/2013

+ Dal Vangelo secondo Luca (7,11-17)
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante. 
 
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La sensazione di questo Vangelo è innanzitutto di meraviglia per la risurrezione di un morto, anche per la gioia di una madre rimasta sola che ritrova in modo insperato l'unico suo figlio. Non c'è dolore peggiore per un genitore che veder morire un proprio figlio. Il contesto dell'avvenimento presenta una duplice situazione, all'inizio è il dramma a tenere la scena, poi con l'intervento di Gesù arriva l'esplosione di gioia e stupore.
Inizio a trattare della morte. Il dato ci dice che Gesù incontra un corteo funebre e nota una donna addolorata, distrutta nel suo dolore e il Signore non può non pensare a sua Madre quando dietro di Lui salirà il Calvario, crocifissa nell'Anima. La madre del fanciullo morto e la Madre di Gesù nel loro immenso dolore, hanno in comune la morte degli unici figli e del fatto di essere vedove.
Ma non c'è proporzione tra il dolore della donna di Naim e il dolore dell'Addolorata. La Madre del Redentore ha provato un dolore quasi infinito, inoltre il Figlio morto in Croce era Dio incarnato. Ci troviamo su due livelli diversi, naturale e soprannaturale.
L'immagine di donna lacerata dal dolore che Gesù incontra, lacera anche a Lui il Cuore, si commuove quando vede soprattutto una madre nella sofferenza. L'incontro con questa madre che piange sconsolatamente il figlio morto, non è affatto causale, nulla avviene per caso quando Dio è chiamato ad intervenire. Gesù poteva passare da quell'incrocio cinque minuti prima o dopo, non avrebbe sicuramente visto il corteo funebre e non avrebbe risuscitato un fanciullo morto.
Valutiamo questa situazione. Il fanciullo era morto da giorni, l'anima era fuoriuscita dal corpo e non c'era più vita, non parlava nè poteva muoversi. Aggiungo queste precisazioni per agevolare la comprensione di un fatto che si spiega subito ma c'è molto da considerare quando si riflette sulla morte. I più deboli tremano al pensiero della morte, i meno spirituali hanno paura a parlare della morte, diventa quasi una scaramanzia evitare di esprimere la parola morte.
È una grande stupidata, molti ne parlano quasi ogni giorno e sono vivi. I Sacerdoti nelle omelie o nella guida spirituale o nelle conferenze trattano della morte che arriverà per tutti; molti medici lavorano con persone gravemente ammalate o in agonia, inoltre assistono alla morte dei pazienti; ma c'è una categoria che ogni giorno mette le persone morte nelle bare e poi le sigillano: sono gli impiegati delle ditte di onoranze funebre.
Ci sono pure i becchini del cimitero, chiamati anche seppellitori o necrofori o beccamorti. Ogni giorno sono a contatto con i morti e magari la loro vita è lunga, perchè la scaramanzia di non voler parlare dei morti e della morte è solo illogicità, una paura che dimostra una grande immaturità spirituale.
C'è da fare una considerazione: sia chi presta servizio per il funerale sia i becchini, dovrebbero essere persone di alta spiritualità, se considerassero come la vita sfugge e nessuno può riprenderla.
I Santi invece meditavano ogni giorno sulla morte, anche per pochi minuti, non per divertimento, era un modo per evitare di peccare e ricordare che siamo di passaggio in questo mondo. Riflettevano per avere sempre vivo il vero fine della loro vita. Ognuno di noi si chieda qual è il fine della propria vita!
Ritornando al Vangelo, evidenzio l'atteggiamento di compassione di Gesù, è il Figlio di Dio che si avvicina alla bara, si fa Lui stesso prossimo del dolore umano e offre tutta la sua consolazione. È grande il miracolo della risurrezione di un morto, più grande è la pietà mostrata da Gesù in quel dramma. Due parole calmano la madre: "Non piangere".
Poi tocca la bara del morto, un gesto compiuto da molte persone che partecipano ad un funerale, però il tocco di Gesù è tutta un'altra cosa. Il tocco di Gesù non era necessario, ha voluto mostrare che avveniva un contatto tra Lui e il morto, poi con il comando tutto è stato evidente: "Giovinetto, dico a te, alzati!... E lo diede alla madre".
La meraviglia è stata enorme, proprio qui San Luca per la prima volta Lo chiama Signore dopo il racconto della nascita, perchè questo episodio ha un significato messianico.
Gesù risuscitando il morto mostra la vittoria sulla morte, si manifesta come Signore, padrone di tutte le cose, della vita e della morte.
Gesù vince la morte e porta la vita, ridona la vita spirituale e fa rinascere quanti avevano perduto la sua Grazia. Qui con un solo gesto ha dato la vita fisica ad un morto e la rinascita morale alla madre.
In questa madre ci vedo la Madre Chiesa che ci segue sempre e ci assiste, ci conduce nel cammino della vita. La Madre Chiesa è sempre vicina ai suoi figli, anche se si trovano nella bara perchè morti spiritualmente, nella bara a causa della corruzione, della superbia, dell'indifferenza, dell'egoismo.
La Madre Chiesa, Sposa Divina dello Spirito Santo, accompagna quei figli che scelgono di vivere in una bara a causa dei peccati mortali commessi di continuo.
La Fede morta di molti cristiani è in realtà una bara che racchiude un corpo senza vita soprannaturale e condannato all'inferno se non ritorna a Gesù con il pentimento e una vita virtuosa. Gesù rimane sempre pronto ad avvicinare quelle bare che contengono cristiani desiderosi di risorgere, Lui è lì pronto a toccarle e a ridare nuova vita. Vuole la loro risurrezione spirituale.
Gesù vuole toccarci tutti per stabilire una profonda comunione di vita, vuole toccare anche quelle bare senza più vita spirituale!
 
Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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