Giovanni nacque ad Antiochia, da una famiglia cristiana benestante tra il 347 e il 349. In quel tempo la città era la seconda per importanza in oriente dopo Costantinopoli. Durante tutto il IV secolo profondi contrasti si erano verificati in Oriente, ed anche ad Antiochia, tra pagani, manichei, ariani, gnostici apollinari, ebrei; gli stessi cristiani erano divisi tra due vescovi rivali: Melezio e Paolino.
Anche la giovinezza di Giovanni visse in tale clima di contrasti. Suo padre, Secondo, alto ufficiale dell'esercito siriano, morì quando Giovanni era ancora in tenera età; la madre Antusa, di soli 22 anni, affrontò il peso di crescere da sola lui e la sorella più grande.
Fu allievo del celebre oratore e maestro Libanio, che ebbe a dire di questo suo discepolo:“Sarebbe stato uno dei miei migliori allievi se la Chiesa non me lo avesse rubato”.
A 18 anni incontra il vescovo Melezio e chiede il battesimo. Incomincia, allora, a seguire dei corsi di esegesi presso Diodoro di Tarso, la sua scuola era famosa per l'interpretazione letterale delle Sacre scritture, in contrapposizione con la scuola alessandrina che, invece, privilegiava una lettura anche allegorica. Terminati gli studi Giovanni riceve gli ordini minori e si ritira in un eremitaggio dove si dedica allo studio della teologia.
Compone un trattato, “De Sacerdotio”, molto influenzato da Gregorio Nazianzeno. Egli riteneva che il monachesimo non era la sola via per raggiungere la perfezione; la vita sacerdotale al servizio dei credenti e in mezzo alle mille tentazioni del mondo era per lui il miglior modo di servire Dio : “È un errore mostruoso credere che il monaco debba condurre una vita più perfetta, mentre gli altri potrebbero fare a meno di preoccuparsene ... Laici e monaci devono giungere a un'identica perfezione” (Contro gli oppositori della vita monastica 3, 14).
Nell'inverno 380-381, viene ordinato diacono da Melezio ad Antiochia. Qualche anno più tardi è ordinato sacerdote dal vescovo Flaviano, diventando predicatore. I sermoni di Giovanni duravano oltre un paio d'ore, ma sapeva usare, con consumata perizia, tutti i registri della retorica, non certo per vellicare l'udito dei suoi ascoltatori, ma per ammaestrare, correggere, redarguire : i suoi fedeli prendevano anche delle note durante le sue omelie.
Nel 397 Nectario, arcivescovo di Costantinopoli, morì. Dopo un'aspra battaglia per la successione, l'imperatore bizantino, Arcadio, scelse Giovanni. Egli dirigerà con grande forza e rigore la Chiesa affidatagli, scagliandosi contro la corruzione e la licenziosità dei potenti ma facendosi molti nemici a corte. Fa destituire molti presbiteri indegni: sotto queste misure cadde anche il vescovo di Efeso. Fa rientrare nei monasteri i monaci che erravano vagabondi. Combatte con rigore le eresie.
Nel 402 molti nemici di Giovanni si rivolgono al patriarca di Alessandria d'Egitto Teofilo, la cui Chiesa si trovava in contrasto con quella di Costantinopoli. Teofilo, chiamato a Costantinopoli per giustificarsi di varie accuse che gli venivano mosse, si presenta con una schiera di vescovi alessandrini e mette in minoranza Giovanni che viene deposto ed esiliato dall'imperatore. Ma avendo l'imperatrice abortito in concomitanza con l'esilio di Giovanni, ella lo fa richiamare. Ciononostante i suoi nemici non cessano di tramare contro di lui e il 9 giugno del 404 viene definitivamente allontanato da Costantinopoli. Per tre anni è confinato a Cucusa, tra le montagne dell'Armenia, dove svolge un'intensa attività. Nel 407 gli viene intimato un nuovo trasferimento a Pitiunte, sul Mar Nero.
Giovanni muore il 14 settembre del 407, a Comana in Abkhazia (oggi parte della Georgia), durante il viaggio di trasferimento. Secondo la tradizione, le sue ultime parole furono: « doxa to Theo pantôn eneke » « gloria a Dio in tutte le cose ».
Dal sepolcro di Comana, il figlio di Arcadio, Teodosio il Giovane, fece trasferire i resti mortali del santo nella Chiesa dei Santi Apostoli a Costantinopoli, dove giunsero la notte del 27 gennaio 438, tra una folla osannante; trasportati, in seguito, a Roma, furono collocati nella Basilica Vaticana, dove sono tuttora conservati.
Nel novembre 2004 il Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005) ha fatto dono al patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I di una parte delle reliquie di S. Giovanni Crisostomo venerate in Vaticano.
Il Martirologio romano, come pure i sinassari orientali, hanno iscritto la festa di Giovanni al 27 gennaio, anniversario del ritorno del corpo a Costantinopoli. Attualmente nel calendario romano la sua festa è celebrata il 13 settembre. Nello stesso giorno la festa è celebrata presso i siri. La Chiesa bizantina lo festeggia anche il 30 gennaio, insieme a San Basilio e a San Gregorio di Nazianzo, e il 13 novembre, giorno del suo ritorno dall'esilio. In Oriente si incontrano molti monasteri a lui dedicati. Dottore della Chiesa, Giovanni circonda con i Santi Atanasio, Ambrogio e Agostino, la Cattedra del Bernini nell'abside della Basilica Vaticana.
Il Beato Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli, 1958-1963) pose il Concilio Vaticano II sotto la sua protezione.
S. Giovanni Crisostomo si colloca tra i Padri più prolifici: di lui ci sono giunti 17 trattati, più di 700 omelie autentiche, i commenti a Matteo e a Paolo (Lettere ai Romani, ai Corinti, agli Efesini e agli Ebrei), e 241 lettere.
Significato del nome Giovanni : "il Signore è benefico, dono del Signore" (ebraico).
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