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martedì 10 settembre 2013

2580 - Santa Pulcheria, Imperatrice

Le notizie su S. Pulcheria ci sono pervenute dalle cronache bizantine; pertanto essendo numerose e piene di date, è necessario per snellire, riassumere il più possibile. 
I suoi genitori furono gli imperatori Arcadio ed Eudocia, i quali ebbero nell'ordine cinque figli: Flacilla, Pulcheria, Arcadia, Teodosio (il futuro imperatore) e Marina. 
Pulcheria nacque il 19 gennaio 399 a Costantinopoli, ancora bambina perse in pochi anni dal 403 al 408, la sorella Flacilla e i due genitori, per cui lei insieme al fratello e le altre sorelle, rimasero sotto la tutela dell’eunuco Antioco, scelto come loro precettore dal reggente Antemio.
Ricevette un’ottima istruzione, che le permise di potersi esprimere correttamente sia in latino che in greco; non aveva ancora 16 anni, che il 4 luglio 414 fu elevata alla dignità di “Augusta” e reggente del fratello Teodosio e del governo; quindi divenne la personalità più in vista dell’Impero Bizantino, al punto che il 30 dicembre dello stesso 414, il prefetto Aureliano fece erigere nel Senato, tre busti in onore di Pulcheria e degli imperatori Onorio e Teodosio II. 
Alquanto autoritaria, compì il proprio dovere e con una estrema religiosità, consacrò la sua verginità al Signore; con un voto sigillato pubblicamente, donò alla Chiesa di S. Sofia, uno splendido altare con iscrizione, inoltre aveva convinto anche le due sorelle a seguire la sua stessa strada; il palazzo imperiale era diventato quasi un convento, perché giorno e notte vi si cantavano le lodi divine, si leggeva la Sacra Scrittura, si pranzava e si digiunava insieme e il lavoro era manuale. 
Fece da educatrice perfetta per il fratello, destinato a regnare, inculcandogli il rispetto per il clero ed i monaci. Divenne la strenua difenditrice dell’ortodossia cristiana, emanando o ripristinando leggi contro gli eretici di vari movimenti, contro l’accesso dei pagani agli uffici pubblici, moderando l’influsso degli ebrei nella vita dell’Impero, ebbe come consigliere il patriarca Attico. 
Nel 417 vi fu, con l’accordo della corte bizantina, il ristabilimento della comunione del patriarca di Costantinopoli con la Sede Apostolica. Come reggente del fratello, Pulcheria era stata impegnata a cercare per Teodosio II, una sposa fra le più belle vergini dell’impero, la scelta cadde sulla greca Atenaide (poi imperatrice Eudossia), che Teodosio II sposò il 7 giugno 421. 
Ma i rapporti futuri fra le due donne non furono sempre cordiali, per i temperamenti così diversi; avvenente e intraprendente Eudossia, dispotica e ultrareligiosa Pulcheria; la controversia di Nestorio, patriarca di Costantinopoli dal 428 al 431, che con la sua eresia affermava la separazione fra la natura umana e divina di Gesù, che tanta influenza ebbe nel mondo bizantino, aggravò le tensioni fra le due donne, che erano su posizioni opposte. 
Pulcheria fu accusata di incesto presso il magistrato Paolino, il patriarca Nestorio le proibì l’ingresso al palazzo vescovile, fece cancellare la sua immagine dipinta sul già ricordato altare votivo e le tolse il permesso, concessale dal suo predecessore Sisinnio, di comunicarsi a Pasqua nel santuario della cattedrale. 
A tutto questo seguì un lungo periodo, che vide protagoniste le due ‘basilisse’ (imperatrici romane d’Oriente), alle quali venivano rivolte richieste d’intervento dalle parti in conflitto ideologico, come s. Cirillo d’Alessandria e il vescovo d’Antiochia Giovanni, prima e durante il Concilio di Efeso, che condannò il “nestorianesimo”. 
Un pellegrinaggio di Eudossia a Gerusalemme nel 438, permise a Pulcheria di recuperare l’antica superiorità a corte, ma per il gioco degli intrighi dei favoriti e per le gelosie femminili, l’atmosfera al ritorno di Eudossia divenne di nuovo pesante, finché nel 440 il favorito di Eudossia, Paolino fu condannato a morte e nel 443 l’imperatrice decise di ritirarsi per sempre a Gerusalemme. 
A questo punto, quanti avevano bisogno di un appoggio decisivo, ormai ricorrevano a Pulcheria, come nel 446-447 il celebre Teodoreto di Ciro, preoccupato delle imposte che gravavano sulla sua città. 
In quegli anni Pulcheria si ritirò a vita privata nel palazzo dell’Ebdomon, posto alla periferia della capitale e qui risiedeva ancora il 13 giugno 449, quando il papa S. Leone Magno, allora in lotta contro l’eretico Eutiche, le mandò varie lettere pregandola di aiutarlo a soffocare la nuova eresia, condannata poi nel 451 nel Concilio di Calcedonia e di mettere il suo intervento a favore della partecipazione bizantina al Concilio generale che papa Leone I voleva riunire in Italia. 
L’eresia di Eutiche, archimandrita greco (378-454 ca.), accanito sostenitore dell’eresia di Nestorio, cadde nell’errore opposto; negava che in Gesù ci fossero due nature, affermando probabilmente l’assimilazione della natura umana in quella divina. 
Con una sua lettera del 17 marzo 450, l’’Augusta’ Pulcheria rispose affermativamente, con il compiacimento del papa, che ancora una volta, apprezzò l’ortodossia della sovrana. 
La sorella dell’imperatore fu pure coinvolta nella controversia che vide protagonista s. Flaviano patriarca di Costantinopoli, l’eunuco Crisafio, l’egiziano patriarca Anatolio; nel cui contesto avvenne il cosiddetto ‘ladrocinio di Efeso’, l’uccisione dello stesso Flaviano, l’esilio dell’eunuco, il riconoscimento dell’errore da parte di Teodosio II, il richiamo a corte della sorella Pulcheria. 
Ad ogni modo, convertito o no dall'eresia di Eutiche, che in quei tempi coinvolgeva fattivamente la corte, il ‘basileus’ (imperatore) Teodosio II, morì il 28 giugno 450 a 49 anni, in seguito ad una caduta da cavallo; a lui si deve il “Codice Teodosiano”, raccolta delle costituzioni imperiali da Costantino in poi. 
Pulcheria, che aveva ormai 51 anni, forse adempiendo un’ultima volontà del fratello, il 25 agosto 450 introdusse a corte un ufficiale in congedo di 58 anni, il tribuno Marciano e lo sposò dietro la promessa di rispettare la sua verginità; la cerimonia fu fastosa con la presenza del patriarca Anatolio e si dice che Pulcheria stessa, pose il diadema imperiale sul capo del maturo sposo. 
Ancora di lei sappiamo che fece trasferire il corpo dell’ucciso s. Flaviano, nella chiesa dei SS. Apostoli di Costantinopoli e che diede uno apporto decisivo per la riunione del Concilio di Calcedonia del 451, voluto dal papa, per riportare la pace fra le opposte fazioni in lotta per le eresie, che funestavano il mondo cristiano orientale della sua epoca. 
Al Concilio, cui partecipavano allora anche i sovrani bizantini, Pulcheria fu acclamata più volte come nuova s. Elena e difenditrice e salvatrice della Croce di Cristo, presente il marito il nuovo imperatore Marciano. 
Fra lei e il papa s. Leone Magno, intercorse una fitta corrispondenza, per consolidare le norme del Concilio di Calcedonia e riguardo le successive agitazioni monofisite, specie in Palestina, Pulcheria intervenne nel 453 con due lettere dirette ai monaci palestinesi e a s. Bassa e le sue monache. 
Nel terzo anno del regno di Marciano, l’imperatrice Pulcheria morì nel mese di luglio del 453 (stranamente in tanta precisione di notizie, si ignora il giorno), nel suo testamento, redatto da Marciano, ella lasciò tutti i suoi beni ai poveri. 
Gli storici bizantini ricordano fra le sue opere la costruzione di sontuosi templi per la venerazione dei martiri, dei numerosi monasteri, ospizi e ricoveri, a cui dava una dote di sostegno. Si ricordano alcuni di questi templi: Chiesa dei Quaranta Martiri di Sebaste, in occasione della scoperta delle loro reliquie; il Santuario nel palazzo di Daphnè, dedicato a S. Stefano con la reliquia della mano destra del protomartire; una speciale chiesa in onore del profeta Isaia; poi il meraviglioso atrio di S. Lorenzo per deporvi le reliquie di s. Lorenzo e di s. Agnese e temporaneamente quelle di s. Stefano e di Isaia; la Chiesa di s. Mena in Acropoli. 
Inoltre Pulcheria è ricordata per aver dato inizio dal 449 in poi, con l’appoggio di Marciano, alla costruzione dei Santuari mariani più cari alla pietà bizantina. 
Il corpo dell’’Augusta’ Pulcheria fu sepolto nella Chiesa dei Ss. Apostoli di Costantinopoli, dove già riposavano i grandi s. Gregorio Nazianzeno, s. Giovanni Crisostomo e s. Flaviano. L’imperatore Leone (457-474) successore di Marciano, pieno di ammirazione per lei, fece apporre sulla sua tomba l’’indalma’ (immagine) di Pulcheria e fece trasportare in città, le statue di lei e del marito, che ornavano i portici del palazzo dell’Ebdomon; i corpi dei due sovrani erano sistemati in un’urna di porfido egiziano. 
Due città, una in Frigia e l’altra nel Nuovo Epiro, ricordavano il suo nome, il quale deriva dal latino ‘Pulchra’ che significa ‘bella’. 
La parte avuta dall’imperatrice nella difesa dell’ortodossia cristiana contro il nascente monofisismo (eresia che negava la natura umana di Cristo, affermandone l’unica natura divina) e che derivava dalla precedente eresia di Eutiche, spiega principalmente il culto datogli come santa, sia in Oriente che in Occidente, infatti le fu dato il titolo di “custode della Fede”. 
Santa Pulcheria è ricordata nei sinassari orientali al 10 settembre, forse in dipendenza della commemorazione di s. Eudossia sua cognata; al 17 febbraio con s. Marciano, s. Flaviano e s. Leone I; al 7 agosto con s. Irene. 
Nel ‘Martirologio Romano’ è ricordata al 10 settembre; il suo culto in Occidente ebbe un nuovo impulso con papa Benedetto XIV il quale, colpito dal valore altamente significativo del casto matrimonio di Pulcheria e di Marciano, con un decreto del 2 febbraio 1752, ne estendeva il culto con Messa propria in buona parte dell’Europa.

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