Originario di Todi, Martino fu prete a Roma e in seguito
apocrisario, cioè legato pontificio alla corte imperiale di Costantinopoli. Fu
una buona preparazione per il futuro papa.
All'epoca il dibattito teologico mirava a stabilire se Gesù
aveva una o due volontà (montelismo). In sintesi si riproponeva la domanda
sulle due nature già affrontata al Concilio di Calcedonia. I padri conciliari
avevano stabilito che Gesù aveva due nature per poter salvare pienamente
l'uomo. Al contrario alcuni teologi bizantini, con il sostegno dell'imperatore
e per fini politici, continuavano a presentare formule di compromesso.
Martino fu eletto al soglio pontificio dopo la morte di papa
Teodoro (13 maggio 649) e mostrò subito una mano molto ferma nel reggere il timone
della barca di Pietro.
Non domandò né attese infatti il consenso alla sua elezione
dell'imperatore bizantino Costante II che l'anno precedente aveva promulgato il
Tipo, un documento in difesa della tesi eretica dei monoteliti. Per arginare la
diffusione di questa eresia, tre mesi dopo la sua elezione, papa Martino
indisse nella basilica lateranense un grande concilio, al quale furono invitati
tutti i vescovi dell'Occidente e . alcuni teologi greci dissidenti, tra i quali
Massimo poi chiamato il Confessore.
Con il suo aiuto il sinodo romano stabilì che l'economia
della salvezza si fonda sull'incarnazione del Logos divino. La negazione della
realtà e della completezza della volontà umana del Cristo renderebbe
impossibile la piena redenzione dell'uomo.
La condanna di tutti gli scritti monoteliti, sancita nelle
cinque solenni sessioni conciliari, provocò la rabbiosa reazione della corte
bizantino. L'imperatore ordinò all'esarca di Ravenna, Olimpio, di recarsi a
Roma per arrestare il papa. Olimpio volle assecondare oltre misura gli ordini
imperiali e tentò di fare assassinare il papa dal suo scudiero, durante la
celebrazione della Messa a S. Maria Maggiore. Nel momento di ricevere l'ostia
consacrata dalle mani del pontefice, il vile sicario estrasse il pugnale, ma fu
colpito da improvvisa cecità.
Probabilmente questo fatto convinse Olimpio a mutare
atteggiamento e a riconciliarsi col santo pontefice e a progettare una lotta
armata contro Costantinopoli.
Olimpio si ribellò, si autoproclamò signore d'Italia e per
tre anni governò sulla penisola. In questo periodo Martino poté svolgere il suo
ministero in libertà. Poi, però, Olimpio cadde in battaglia e Costante inviò un
nuovo emissario, il nuovo esarca di Ravenna, Teodoro Calliopa che prese
prigioniero il Papa
Martino, sotto l'accusa di essersi impossessato illegalmente
dell'alta carica pontificia e di aver tramato con Olimpio contro
Costantinopoli, venne tradotto via mare nella città del Bosforo. Il lungo
viaggio, durato quindici mesi, fu l'inizio di un crudele martirio. Durante i
numerosi scali, a nessuno dei tanti fedeli accorsi a incontrare il papa fu
concesso di avvicinarlo. Al prigioniero non era data neppure l'acqua per
lavarsi. Giunto il 17 settembre 654
a Costantinopoli, il papa, steso sul suo giaciglio sulla
pubblica via, venne esposto per un giorno intero agli insulti del popolo, prima
di venire rinchiuso per tre mesi in prigione. Poi iniziò il lungo ed estenuante
processo, durante il quale furono tali le sevizie da far mormorare all'imputato:
"Fate di me ciò che volete; qualunque morte mi sarà un beneficio".
Degradato pubblicamente, denudato ed esposto ai rigori del
freddo, carico di catene, venne rinchiuso nella cella riservata ai condannati a
morte. Il 26 marzo 655 fu fatto partire segretamente per l'esilio a Chersonea
in Crimea. Patì la fame e languì nell'abbandono più assoluto per altri quattro
mesi, finché la morte lo colse, fiaccato nel corpo ma non nella volontà, il 16
settembre 655, presto venerato in Oriente e in Occidente come martire della
fede.
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