La santità era di casa nella nobile famiglia, di Saveriano e Turtura, che diede i natali, a Cartagena, verso il 560, a Isidoro (in latino Isidorus Hispalensis): tre fratelli furono vescovi e santi, Leandro, Fulgenzio e lo stesso Isidoro; e una sorella, Fiorentina, fu religiosa e santa. Leandro, il fratello maggiore, fu tutore e maestro di Isidoro, rimasto orfano in tenera età.
Isidoro fu dapprima uno studente svogliato e poco propenso a stare chino sui libri di scuola. Un giorno si accostò a un pozzo per dissetarsi e notò dei profondi solchi scavati dalla fragile corda sulla dura pietra del bordo. Comprese allora che anche la costanza e la volontà dell'uomo possono aver ragione dei più duri scogli della vita. Tornò con rinnovato amore ai suoi libri e progredì tanto avanti nello studio da meritare la reputazione di uomo più sapiente del suo tempo.
Chierico a Siviglia, Isidoro successe al fratello Leandro nel governo episcopale della importante diocesi. Come il fratello, sarebbe stato il vescovo più popolare e autorevole della sua epoca, presiedendo pure l'importante quarto concilio di Toledo (nel 633). Ebbe un ruolo di primo piano nelle vicende politico-religiose della Spagna dominata dai Visigoti, contribuendo alla loro conversione dall'arianesimo al credo niceno, e come promotore e massimo rappresentante di un risveglio della cultura e delle lettere in quei tempi.
Formatosi alla lettura di S. Agostino e S. Gregorio Magno, pur senza avere la vigoria di un Boezio o il senso organizzativo di un Cassiodoro, con essi Isidoro condivide la gloria di essere stato il maestro dell'Europa medievale e il primo organizzatore della cultura cristiana. I suoi interessi culturali abbracciarono tutto il campo dello scibile del tempo; scrisse molto su vari argomenti : le arti liberali, il diritto, la medicina, le scienze naturali, la storia, la teologia dogmatica e morale.
Scrisse una storia universale i “Chronica Maiora” e “Historia de regibus Gothorum, Wandalorum, et Suevorum”(Storia dei Goti Vandali e Svevi ). Si occupò di grammatica con una raccolta di sinonimi “Synonymorum” in due libri e con il trattato “Differentiae”.
Il suo capolavoro, che influenzò in larga misura la cultura del Medioevo, è “Etymologiae” in venti libri: enciclopedia di tutto lo scibile del tempo, composta prendendo come spunto le etimologie dei vari termini. La mole dell'opera è imponente e i temi sono i più svariati: arti liberali, religione, medicina, diritto, lingue e popoli, l'uomo e gli animali, la geografia, l'architettura, l'agricoltura, la geologia, la guerra, le armi, l'abbigliamento e i mezzi di trasporto. Tutti questi temi hanno in comune il modo in cui vengono introdotti nell'opera ovvero attraverso una piccola introduzione e l'etimologia della parola. Spesso le etimologie sono errate, ma non per questo diminuisce il valore dell'opera. Alla base della composizione di quest'opera c'è il vero fulcro del pensiero di Isidoro.
Per Isidoro, infatti, l'etimologia è il vero cuore funzionante dell'opera, in quanto solo attraverso la conoscenza di quest'ultima si può accedere all'effettiva conoscenza di fatti, oggetti e fenomeni. Coesiste, quindi, uno stretto legame tra la “res” e il “nomen”, che fa sì che non si possa conoscere l'una senza conoscere l'altro. Isidoro morì a Siviglia il 4 aprile 636.
Sapienza, mai disgiunta da profonda umiltà e carità, gli hanno meritato il titolo di “doctor egregius” e l'aureola di santo.
Significato del nome Isidoro: “dono di Iside” (greco).
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