+ Dal Vangelo secondo Matteo (6,19-23) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!».
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Le più grosse preoccupazioni degli uomini riguardano i beni che posseggono, o comunque quelli che vorrebbero possedere. Una creatura nasce e già comincia ad afferrare tutto quello che trova a tiro, e ancora non capisce nulla, figuratevi quando comincerà a capire come cercherà di ottenere tutto quello che sarà possibile.
È la sua natura corrotta a spingerla a desiderare di possedere sempre più beni, solo la Grazia di Dio può calmare questa sete insaziabile. Non bisogna condannare nessuno di quanti corrono disperatamente dietro la materia, sono poveretti che non conoscono Gesù, hanno bisogno delle nostre preghiere più che di condanne. È sbagliata la loro ricerca materiale.
I benestanti o le famiglie con doppio stipendio possono permettersi uno stile di vita più comodo, mentre dove c’è il monoreddito, si tira la cinghia molto spesso. Anche i figli subiscono l’influsso del benessere o meno, dipende dai genitori un’educazione saggia, saper educare i figli a cercare quello che è utile e a non soddisfare i capricci inutili.
Tutti noi abbiamo un tesoro, chi più chi meno, chi nulla. Materialmente non posseggo nulla, quello che mi era stato donato l’ho speso per diffondere libri e riviste, quindi, donati alla causa del Vangelo. Materialmente non ho nulla e sono molto felice, meno posseggo e più mi sento libero di amare Gesù. In cambio il Signore mi dona il suo Amore e questo ripaga tutto. Mi considero benedetto per il sacerdozio e questa gioia nel non possedere, mi fa sentire più vicino al Vangelo.
Mentre dove c’è ricerca di benessere, non c’è amore né gioia, c’è guerra senza pace.
Ho scritto numerose volte che il denaro soprattutto per voi è indispensabile e che bisogna guadagnare almeno quello che è sufficiente per sostenere una vita dignitosa. Guadagnare molti soldi onestamente non è peccato. Il male è la sete del denaro, la ricerca costante di fare soldi anche con mezzi illeciti. Chi vive per il denaro è schiavo delle catene dell’avidità.
Rimanere avvinghiato ai beni terreni, conduce ad adorare quei beni, si scambiano per una divinità da cui rimane impossibile staccarsi. Il tesoro della vita sono quei beni, si vive e si sogna in dipendenza di essi, il cuore li medita con affettività.
In questi cuori non c’è più spazio per l’Amore di Dio, lo Spirito Divino.
Non riescono più a cercare le cose di lassù, non ne hanno interesse e non sono capaci di farlo: sono troppo legati alle cose terrene. Questo produce turbamento, confusione, cattiveria.
Gesù in tutto il Vangelo ci invita a elevarci dalle cose terrene, a cercare la vita soprannaturale che apre a quella eterna. “Non accumulate per voi tesori sulla terra”, è l’invito a non diventare dipendenti dal denaro, altrimenti lo sforzo maggiore diventa la conta periodica dei beni racimolati.
Non accumulare non significa che non occorre risparmiare, anzi è una qualità, riguarda invece l’asfissiante ricerca di abbondante denaro da mettere da parte, in banca o altrove.
Dove finisce questo denaro? Quanto tempo rimane inattivo? Chi lo utilizzerà?
Leggiamo una parabola di Gesù.
«La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio.
Poi disse ai discepoli: “Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete. La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito. Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete!
Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto? Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.
Se dunque Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede? Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l'animo in ansia: di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta”» (Lc 12,16-31).
Nel Vangelo di oggi Gesù parla prima del denaro poi degli occhi. Sono legati dalla purità, l’uomo che vive distaccato dal denaro ha l’occhio puro, buono, pieno di luce. In caso contrario, l’occhio è malato, senza luce, oscuro. L’occhio non vede più il bene e non riesce a compierlo, vede solo i beni accumulati. E piange…
L’uomo egoista non pensa a Gesù, si accontenta di quisquilie e tralascia la vita eterna.
Chiediamo umilmente la guarigione del cuore e degli occhi, spenti e smarriti.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
Proposito
Oggi cercherò di utilizzare questi mezzi, secondo la possibilità: Vangelo, Eucaristia, accettazione serena della croce, per fare l’esperienza di Gesù.
Pensiero
L’amore và oltre il dolore e copre una moltitudine di colpe. (San Pier Crisologo)
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