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giovedì 16 giugno 2011

984 - Commento al Vangelo di oggi 16/6/2011

+ Dal Vangelo secondo Matteo (6,7-15) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Alla richiesta dei discepoli Gesù risponde con la preghiera biblica più importante, la preghiera che condensa tutto ciò che ha ritenuto importante.
Gesù insegna a pregare con le parole del Padre Nostro.
Le frasi contenute esprimono la lode e la richiesta a Dio, benefattore dell’umanità e di ognuno di noi. Il Padre nostro è la preghiera della Chiesa, che raduna il popolo invitandolo a ringraziare il Padre che ha mandato il Figlio con l’opera dello Spirito Santo.
Voglio trascrivere diverse citazioni di Santi in riferimento al Padre Nostro, espressioni di autentico amore verso Dio, una manifestazione di Fede molto forte.
Scrive San Giovanni Crisostomo: “La preghiera e il colloquio con Dio è il bene sommo, perché è unione con lui. La preghiera è il linguaggio della nostra fede”.
Tertulliano ha scritto: “L’orazione del Signore (il Padre nostro) è veramente la sintesi di tutto il Vangelo”.
E Sant’Agostino: “Tutte le parole che noi diciamo pregando non esprimono altro se non quanto è racchiuso in questa preghiera insegnataci dal Signore, se la recitiamo bene e convenientemente”.
Mentre San Tommaso d’Aquino: “La preghiera del Padre nostro è perfettissima... Nella preghiera del Signore non solo vengono domandate tutte le cose che possiamo rettamente desiderare, ma anche nell’ordine in cui devono essere desiderate: cosicché questa preghiera non solo insegna a chiedere, ma plasma anche tutti i nostri affetti. Gesù ci insegna la vita nuova con le sue parole e ci educa a chiederla con la preghiera. Dalla rettitudine della nostra preghiera dipende la rettitudine della nostra vita. Gesù ha proibito una preghiera fatta soltanto di parole (Mt 6,7), ma ci ha insegnato una preghiera fatta anche di parole”.
Continua Sant’Agostino: “La vera preghiera non è nella voce, ma nel cuore. Non sono le nostre parole, ma i nostri desideri a dar forza alle nostre suppliche. Se invochiamo con la bocca la vita eterna, senza desiderarla dal profondo del cuore, il nostro grido è un silenzio. Se senza parlare, noi la desideriamo dal profondo del cuore, il nostro silenzio è un grido. Il Padre nostro è questo silenzio diventato il grido di tutto l’uomo e di tutti gli uomini. Le prime comunità cristiane pregano la Preghiera del Signore tre volte al giorno (Didaché 8,3) in sostituzione delle diciotto benedizioni della preghiera ebraica. Il Padre nostro è una preghiera essenzialmente comunitaria”.
San Giovanni Crisostomo afferma: «Il Signore ci insegna a pregare insieme per tutti i nostri fratelli. Infatti egli non dice Padre "mio" che sei nei cieli, ma Padre "nostro", affinché la nostra preghiera salga, da un cuore solo, per tutto il Corpo della Chiesa. Dal quarto secolo la preghiera di Gesù è collocata nel cuore della celebrazione della Cena del Signore (nella Messa). Essa è preceduta da queste parole: Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire... Senza questo precetto esplicito del Signore nessuno avrebbe mai avuto l’ardimento di chiamare Dio: Padre nostro. Senza Cristo non avremmo mai saputo d’essere realmente figli di Dio e partecipi della natura divina e, dunque, non avremmo mai saputo quanto Dio ci ama».
Scrive san Tommaso d’Aquino: “L’amore ha impedito a Dio di restare solo. Noi possiamo invocare Dio come Padre perché ci è rivelato dal Figlio suo fatto Uomo e perché il suo Spirito ce lo fa conoscere”.
Scrive Tertulliano: “L’espressione Dio-Padre non era mai stata rivelata a nessuno. Quando lo stesso Mosè chiese a Dio chi fosse, si sentì rispondere un altro nome. A noi questo nome è stato rivelato nel Figlio: questo nome, infatti, implica il nuovo nome del Padre. Attraverso la Preghiera del Signore, noi siamo rivelati a noi stessi, mentre ci viene rivelato il Padre”.
Sant’Ambrogio precisa: “O uomo, tu non osavi levare il tuo volto verso il cielo, rivolgevi i tuoi occhi verso la terra, e, ad un tratto, hai ricevuto la Grazia di Cristo: ti sono stati rimessi tutti i tuoi peccati. Da servo malvagio sei diventato un figlio buono... Leva, dunque, i tuoi occhi al Padre... che ti ha redento per mezzo del Figlio e di’: Padre nostro!... La preghiera del Padre nostro deve sviluppare in noi il desiderio e la volontà di somigliargli”.
Scrive San Cipriano: “Bisogna che quando chiamiamo Dio, Padre nostro, ci ricordiamo del dovere di comportarci come figli di Dio”.
San Giovanni Crisostomo: “Non potete chiamare vostro Padre il Dio di ogni bontà, se conservate un cuore crudele e disumano; in tal caso, infatti, non avete più in voi l’impronta della bontà del Padre celeste”.
San Gregorio di Nissa: “È necessario contemplare incessantemente la bellezza del Padre e impregnarne l’anima. Per recitare convenientemente il Padre nostro dobbiamo avere un cuore umile e confidente che ci fa diventare come bambini (Mt 18,3) perché il Padre si rivela solo ai piccoli (Mt 11,25). Chi recita il Padre nostro tratta con Dio come con il proprio Padre, in una tenerezza specialissima di pietà (San Giovanni Cassiano)”.
Sant’Agostino scrive: “Padre nostro: questo nome suscita in noi, contemporaneamente, l’amore, il fervore nella preghiera... e anche la speranza di ottenere ciò che stiamo per chiedere... Che cosa infatti può Dio negare alla preghiera dei suoi figli, dal momento che ha loro concesso, prima di tutto, di essere suoi figli? L’espressione che sei nei cieli non indica un luogo, ma la maestà di Dio e la sua presenza nel cuore dei credenti”.
“Ben a ragione queste parole: Padre nostro che sei nei cieli, si intendono riferite al cuore dei giusti, dove Dio abita come nel suo tempio. Pertanto colui che prega desidererà che in lui prenda dimora colui che invoca.
Gesù ci ricorda: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23).
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.

Proposito
Oggi cercherò di utilizzare questi mezzi, secondo la possibilità: Vangelo, Eucaristia, accettazione serena della croce, per fare l’esperienza di Gesù.

Pensiero
L’amore và oltre il dolore e copre una moltitudine di colpe. (San Pier Crisologo)
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