Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,43-48) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste".
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Se c’è una cosa che ripugna più di molte altre la nostra natura, è
l'amore ai nemici e ai persecutori. La natura ferita, rimasta orgogliosa e implacabile, non ha la capacità di fare del bene a chi ha procurato molto male. L’amore verso i nemici è impossibile donarlo se non c’è una forza soprannaturale: è "la Grazia" di Dio a sostenere la natura debole.
Oggi Gesù ci chiede uno sforzo straordinario, ancora più di porgere l’altra guancia, vestire l'ignudo con il proprio mantello, essere costretti a percorrere la stessa strada del nemico. Gesù ci chiede sforzi superiori. Ha fiducia in ciascuno di noi.
È il Comandamento dell’amore il punto centrale del Vangelo, l’amore gli uni per gli altri, la dimenticanza di se stessi per aprirci a chi non ci ama. Molto spesso ognuno di noi incontra nella vita, momenti di sofferenza che arrivano come una tegola in testa, improvvisamente. Arrivano anche da familiari, amici di cui ci si fidava, colleghi di lavoro che tradiscono per un piatto di lenticchie. E si rimane impreparati dinanzi a violenze morali profonde. La reazione più seguita è la rottura delle relazioni, anche per questo i divorzi aumentano, mancando la capacità di un confronto sincero e umile. Quando sentiamo una lancia che trapassa l’anima e vediamo che la mano da cui è partita, appartiene a chi non ci ama, in quel momento decidiamo per la vendetta. Il perdono viene sempre ignorato. Per perdonare occorre avere tornaconti consistenti. Ma quasi sempre si sceglie di non perdonare, di non amare chi ci mortifica, perseguita, calunnia.
È una reazione umana, comprensibile, ma non possiamo fermarci a questo livello.
È una forma di martirio, amare, perdonare, pregare per i nemici.
Nessuna religione al mondo insegna questo, perché non seguono il vero Dio, sono adoratori di false divinità. Anche gli ebrei si sono fermati al Dio dell’Antico testamento che insegnava la legge del taglione per salvaguardare la sussistenza del popolo ed allontanare quanti volevano distruggere il piano dell’Esodo biblico. Soprattutto, Dio si adeguava alla mentalità rurale del popolo e gli permetteva di reagire allo stesso modo. Poi, Gesù insegnò il perdono.
Tutta la vita del Signore è un lungo, lineare, coerente insegnamento sul perdono incondizionato.
Non c’è un solo motivo per non perdonare. Come cristiani siamo chiamati a manifestare in ogni circostanza, quanto fece Gesù sulla Croce.
Nel momento più doloroso della sua vita, dopo essere stato tradito, torturato, flagellato e schernito, Gesù amava sempre, addirittura chiese al Padre di perdonare i suoi uccisori
“perché non sanno quello che fanno”.
Un cuore non convertito non può comprendere questi insegnamenti di Gesù, li trova difficili e inopportuni. Noi non seguiamo le tendenze umane, guardiamo la Croce e perdoniamo coloro che non ci amano, preghiamo per essi e desideriamo tutto il bene possibile. La grandezza di un cattolico è quando prega per i suoi nemici. Noi ci mostriamo nemici di Gesù quando pecchiamo, ma Lui ci perdona sempre e ci ama così come siamo. Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
Proposito
Oggi cercherò di utilizzare questi mezzi, secondo la possibilità: Vangelo, Eucaristia, accettazione serena della croce, per fare l’esperienza di Gesù.
Pensiero
L’amore và oltre il dolore e copre una moltitudine di colpe. (San Pier Crisologo)
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