+ Dal Vangelo secondo Giovanni (6,44-51)
In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Il 6° capitolo di San Giovanni è certamente difficile da comprendere anche per molti cristiani, figuriamoci per gli scettici. Gesù afferma agli ebrei che fa mangiare la sua Carne a tutti. Immaginate la sorpresa di quel popolo educato a un solo Dio, invisibile, immateriale.
Forse Gesù non comprendeva l’incapacità di assimilazione del popolo?
Lo capiva eccome, ma non poteva fare a meno di parlare in quel modo, era la sua dottrina, la sua Parola infallibile. Ma non si limitava ad insegnare la dottrina difficile agli ebrei, faceva precedere molti miracoli, che servivano proprio ad aprire gli occhi, a comprendere che quei miracoli poteva compierli solamente Dio, di conseguenza egli veniva da Dio.
Tutto inutile, non riuscivano ad accogliere l’Uomo di Nazareth neanche come un grande Profeta. Anche se con un po’ di disponibilità si comprende la totale confusione degli ebrei, c’è da osservare che Gesù affermava di essere “il pane vivo, disceso dal cielo”.
Non succede tutti i giorni sentire questa affermazione da una persona, e se non si vuole considerare folle perché compie magari grandi miracoli, si rimane disorientati e turbati.
Se poi questa persona ci dice pure che mangiando la sua carne, o il suo pane identificato con se stesso, ci permette di ottenere la vita eterna, quantomeno ci guardiamo in faccia da cui spunta un grosso punto interrogativo. Come può darci la sua carne da mangiare?
Chiaramente dopo duemila anni abbiamo le risposte, ma se ci fossimo trovati al posto degli ebrei mentre ascoltavano l’insegnamento contenuto nel 6° capitolo, forse saremmo scappati velocemente. Sono parole complicate, non si possono comprendere se non c’è l’intervento del Padre che ci invia lo Spirito divino.
Questo spiega il comportamento superficiale di molti cattolici a Messa, ma anche dei celebranti distratti dalle cose del mondo e non hanno più la forza di esprimere durante la funzione un po’ di devozione per il Sacrificio eucaristico.
Se non si è chiamati dal Padre, inutile è la finzione dei cristiani calcolatori.
Il Padre chiama tutti alla salvezza eterna, a tutti dona Amore e Misericordia, rimane però indispensabile incontrare Dio per agire da veri cristiani, non si può pensare di esserlo senza avere prima stabilito un contatto spirituale, magari con il pentimento dei peccati, i Sacramenti, la preghiera umile e devota.
Gesù afferma: “Solo colui che viene da Dio ha visto il Padre”. La comunione che deve nascere con Gesù, deve contenere quelle caratteristiche di purità e semplicità, molto preziose davanti a Dio, e l’incontro non avviene esclusivamente con Gesù, ma con Dio, che è Padre, Figlio e Spirito Santo.
Mangiare l’Eucaristia, vero Corpo di Gesù, ci fa conseguire la vita eterna.
Chi non ha bisogno di Grazie, anche miracoli? Andate davanti al Tabernacolo a parlare con Gesù! Egli vi aspetta per aiutarvi anche in quelle cose che ritenete difficile. Nulla è impossibile a Dio.
Avvicinatevi ogni giorno all’Eucaristia, anche con una visita in Chiesa, se volete Grazie.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
Proposito
Mi chiederò ogni giorno se c’è qualcosa a cui sono attaccato in maniera eccessiva, chiedendo a Gesù il coraggio di staccarmene con un gesto deciso, pur se doloroso.
Pensiero
Conviene combattere quanto si può le ansietà e le inquietudini, perché non vi è cosa che più impedisca il progresso nella bontà. (San Francesco di Sales)
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