In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori». (Mt 9,9-13)
Che cosa desiderare per ciascuno dei cristiani e per la Chiesa intera se non di essere come Gesù, rivivendo gli stessi suoi atteggiamenti?
Gesù chiama, semplicemente e decisamente. Gesù si coinvolge nella vita di chi Egli chiama, e lo coinvolge nella sua stessa vita. Egli è una persona vicina, che ha passione per te e sta con te.
Gli 'altri' si scandalizzano di questa vicinanza. Pensano che la religione sia prima di tutto una regola, una barriera, un giudizio. In Gesù la religione diventa una compagnia, un'amicizia, una relazione.
Ne vediamo lo specchio negli atteggiamenti di Papa Francesco.
Ma è l'atteggiamento vissuto normalmente dai santi e da tanti cristiani.
Può essere anche il nostro.
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