4 agosto 2019, domenica
+ Dal Vangelo secondo Luca (12,13-21)
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, dì a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così -disse-: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Il Vangelo di oggi si scontra con la mentalità egoista dell’uomo di ogni tempo che adora il denaro e lo considera come l’unico mezzo per raggiungere la felicità e soddisfare tutte le esigenze imposte dalla superbia.
San Francesco d’Assisi chiamava il denaro «lo sterco del diavolo», citazione antica di San Basilio Magno (329 - 378) il quale aggiungeva anche questa verità: «Se ciascuno si accontentasse del necessario e donasse ai poveri il superfluo, non vi sarebbero né ricchi né poveri».
Tutti i ricchi corrono il rischio serio e plausibile di fare la fine dell’uomo ricco della parabola di oggi, fin troppo sicuro di poter vivere lungamente mentre la notte stessa della sua gradassata, la sua anima lasciò il corpo e morì. Lasciò e perse tutti i suoi beni materiali.
Quest’uomo ricco aveva scelto di arricchirsi di beni materiali e di pavoneggiarsi prima con se stesso, poi con i conoscenti e quelli della città.
Così fanno moltissimi ricchi del mondo, risoluti e intrepidi nella scalata economica per vivere solo qualche anno in un mondo impalpabile e indefinito perché inganna e acceca la mente, fa credere tutto il contrario del vero senso della vita.
Ma per arrivarci si sperpera quel poco di bene spirituale che possedevano, per poi vivere di apparenza, una alterazione della verità.
È inevitabile per un ricco preoccuparsi eccessivamente di sé, non ha altri pensieri che l’aumento del capitale e consuma tante energie nell’elaborazione di progetti che saranno sempre fallimentari, perché se da un lato procurano una ricchezza economica che comunque sarà costretto a lasciare presto in questa terra, dall’altro lato diventerà sempre più povero davanti a Gesù e non meriterà la salvezza eterna.
Il ricco è preoccupato solamente dei suoi ingenti beni, non può più comprendere che ha sperperato tutto quel Bene concessogli da Dio alla nascita e nel tempo diventa una belva, la sua mente è accecata e simile a quella di un animale feroce, la fame di denaro che cresce disperatamente lo rende simile all’avvoltoio.
Il ricco trascorre una vita a raccogliere immensi capitali per poi lasciarli in questa terra, e incontra la morte improvvisamente perché nulla deve dargli Dio se non altra libertà di finire all’inferno. Il ricco muore all’improvviso e nella disperazione, dispiaciuto per le ricchezze lasciate e non per la definitiva lontananza dai suoi familiari.
Quanto ha lottato il ricco quando era in vita per ottenere altro denaro forse anche in modo disonesto?
Per farne cosa?
Se già possedeva ricchezze, perché viveva sempre nell’inquietudine di ricavare altro denaro?
La vita del ricco viaggia su questa sola preoccupazione: fare altro denaro.
Il denaro è necessario e Gesù benedice il benessere ottenuto onestamente, con gli sforzi professionali o con i beni ricevuti in eredità o con il lavoro di più familiari. Gesù desidera che ognuno viva in modo dignitoso, avendo il necessario e questo è anche frutto dell’intervento della Divina Provvidenza quando viene giornalmente invocata.
Gesù ha parlato di «povertà di spirito» nelle Beatitudini, di un atteggiamento distaccato sia dai beni che si posseggono sia da quanto non si possiede e non è indispensabile. Sono molti gli oggetti non necessari che si vogliono possedere ad ogni costo, questi si chiamano bisogni che si crea la persona, ma in realtà non necessari.
Il Vangelo oggi ci parla di una ricchezza figlia della cupidigia e di una ricchezza che ci trasforma davanti a Dio ed è quella spirituale.
«Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Tra le due ricchezze, quella spirituale si manifesta amorevolmente in ogni parola e azione, nei valori e nell’onestà, nel profumo di sincerità che diffonde di continuo il buon cristiano. La ricchezza materiale invece priva di ogni bene spirituale, ed è inevitabile perché non possono coesistere. Non si possono adorare Dio e il denaro.
«Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?».
Per avere una grande pace interiore e poter vivere senza la schiavitù della ricerca asfissiante del benessere ad ogni costo, ci vuole la Grazia di Dio. Numerosi cattolici benestanti compiono un buon cammino di Fede dopo avere trovato il vero tesoro che è Gesù Cristo.
Questi cattolici benestanti vivono distaccati dai propri beni materiali, li utilizzano liberamente e non ne sono schiavi. Hanno la consapevolezza che tutto passa e che tutto bisognerà lasciare in questa terra. Quanti maturano queste riflessioni sono cattolici molto vicini a Gesù e pregano con vero amore.
È Gesù che cambia i cuori e i cuori di quanti sono vicini a Lui assorbono i suoi sentimenti. Vivono da risorti, sono persone speciali.
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