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lunedì 28 aprile 2014

3029 - Commento al Vangelo del 27/04/2014, domenica 2^ di Pasqua o della Divina Misericordia

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (20,19-31)
La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».  Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò». 
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!». Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. 
 
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
A margine delle due canonizzazioni di oggi che hanno arrecato molta gioia e risvegliato molti tiepidi, voglio spostare l'attenzione per qualche momento su un fatto che ha preceduto la straordinaria celebrazione di oggi.
Non dobbiamo mai avere uno spirito di critica inutile, non solo è peccato, si dà cattivo esempio e si spreca anche tempo prezioso. La Fede illumina la ragione per capire qualcos'altro che sfugge ai sensi, quindi, consideriamo l'incidente mortale avvenuto a Cevo in Valcamonica, nel bresciano, giovedì 24 aprile scorso.
Marco Gusmini, il ragazzo di 21 anni morto, è rimasto schiacciato dal crollo della Croce del Cristo Redentore. Croce realizzata in occasione della visita a Brescia di Papa Giovanni Paolo II nel settembre del 1998. Marco era nato con tre mesi d’anticipo, e proprio per questo aveva una lieve forma di disabilità alle gambe.
Il giovane Marco di Lovere (Bergamo), era andato a visitare la Croce in compagnia di una quarantina di ragazzi dell'oratorio di Lovere insieme al parroco. Quando la scultura lo ha investito, sbalzandolo contro una staccionata, era seduto su una panchina a parlare con il parroco del suo paese, don Claudio Laffranchini.  Erano molti i presenti accanto a lui, tanti giovani e bambini, adulti che visitavano l'opera d'arte, ma la Croce è caduta nel momento in cui Marco si trovava seduto nel punto colpito.
Il ragazzo è morto schiacciato dalla Croce dedicata a Papa Giovanni Paolo II e abitava in Via Papa Giovanni XXIII. Significa qualcosa?
Tre giorni prima della loro canonizzazione una Croce alta sei metri uccide un ragazzo molto buono e forse pronto per il Paradiso, una Croce dedicata a uno dei nuovi Santi mentre il ragazzo abitava nella via dedicata all'altro nuovo Santo.
Se il segno viene da Dio, non lo ha dato contro i due nuovi Santi, ci mancherebbe, ma allora cosa c'è dietro questa disgrazia?
Considerando che nulla avviene per caso, perché se stai con Dio sei protetto, se non stai con Dio gli eventi negativi avvengono liberamente e si muore proprio per la mancanza di protezione Divina, dobbiamo fare una breve riflessione su questo avvenimento, senza cercare di trovare necessariamente la risposta. Ieri ho letto una valutazione di Marcello Veneziani che trascrivo, dal titolo, "In hoc signo memento mori".
«La Chiesa che è madre dei simboli e parla il linguaggio dei simboli, non può ignorare ora il funesto presagio del suo simbolo supremo, la Croce.
Sarà solo un fatto di cronaca, un caso, una disgrazia accidentale. Del Crocifisso dedicato a Wojtyla, caduto su un ragazzo disabile che abitava in via Giovanni XXIII, tutti hanno detto così. Ma non tutti l'hanno pensato. E la rete si è riempita di blog profetici. Per chi non crede alla fede e ai miracoli, è solo superstizione.
Ma la Chiesa, la Chiesa che vive nel segno della fede e della presenza del divino nella storia umana, la Chiesa che figura un Dio partecipe alla vita degli uomini e che combatte ogni giorno col demonio, anch'esso attivo sulla terra, come ripete Papa Francesco, la Chiesa che si accinge a proclamare proprio quei due papi prima citati come santi in virtù dei miracoli, può davvero far finta di nulla e dire che si è trattato di caso e disgrazia?
Se credi ai miracoli devi credere anche al loro rovescio.
La Chiesa che per millenni ha vissuto nel solco di quei segni, e nella Croce apparsa in cielo ha edificato il suo cammino e convertito gli imperi (in hoc signo vinces), potrà non dar peso a quel segno? Così fu con la colomba: se usi la colomba come simbolo di pace, non puoi negare poi valore simbolico alla colomba papale uccisa in San Pietro da un corvo.
La Chiesa che è Madre dei simboli e parla il linguaggio dei simboli, non può ignorare ora il funesto presagio del suo simbolo supremo, la Croce. Se lo fa, finge, per rassicurare i fedeli come bambini; o peggio dichiara finzione tutto quello in cui fa credere i suoi devoti. La Croce è un simbolo schiacciante, non può eluderlo...».
Ignorare la disgrazia avvenuta e i segni che porta, non è un esercizio di maturità spirituale, non si può però andare oltre, c'è da considerare il fatto e lasciare a Dio la corretta spiegazione, lasciare a lui il tempo per spiegarci meglio cosa sta avvenendo nella Chiesa. In effetti, l'episodio avvenuto il 26 gennaio 2014 è stato inquietante, leggiamo cosa hanno scritto i quotidiani il giorno dopo:
"Le colombe del Papa uccise dai corvi appena liberate a San Pietro. Di sicuro è stata una scena inquietante. Se poi si vuole cercare anche un simbolismo dietro la brutta fine toccata alle colombe della pace liberate ieri da Papa Francesco e attaccate subito dopo da un corvo e da un gabbiano, allora è pure peggio" (Il Mattino).
Quello che rimane sicuro è l'attacco delle forze del male coalizzate e mirate alla distruzione della sana dottrina dell'unica Chiesa fondata da Gesù Cristo, nasce da qui ogni tribolazione che sta vivendo e che arriverà fino alla sua mistica crocifissione per risorgere proprio come Gesù.
Ogni credente cerca di trovare una spiegazione, valuta ogni evento dalla sua posizione di comprensione equivalente alla sua maturità spirituale. Nessuno deve convincersi di avere compreso tutto o di avere le risposte sicure, lasciamole a Dio e invece concentriamoci sulla sana dottrina che non dobbiamo trascurare. Oggi si parla molto di modernità e di aperture al mondo, solo che la Parola di Dio non è soggetta a modifiche umane né si può manomettere senza commettere sacrilegi.
Non c'è dubbio che i Sacerdoti devono rivedere certi aspetti della vita e riporre Dio assolutamente al centro, mettendosi pienamente a disposizione dei credenti e operando esclusivamente per la salvezza delle anime. Senza pensare ad altro. Non c'è alcun dubbio su questo, parlare invece di modernità è diverso, significa cambiare la Bibbia e la Sacra Tradizione della nostra Fede.
Le aperture alla modernità annullano la vera spiritualità cristiana, l'annacquano, non è più quella del Vangelo e Gesù è assente!
Noi guardiamo le opere dei Santi, oggi se ne sono aggiunti altri due, tutti i Santi comunque ci indicano che il cammino spirituale è autentico quando si compie la volontà di Dio, questa volontà si trova nel Vangelo. Il cerchio è chiuso.
Modificare, alterare, manipolare la Bibbia per rallegrare i credenti più deboli e gli atei ipocriti, non è assolutamente volontà di Dio.
Questo dobbiamo sapere per non smarrire la Via della salvezza eterna, quelli che lasciano questa Via per una vita più spensierata e mondana, non devono dare responsabilità a Dio o ad altri: ognuno è artefice o regista del proprio destino.
Si conoscono molti casi di persone che affrontano sofferenze animate dalla Fede e resistono, hanno molta forza e le Grazie arrivano. Mentre quanti hanno lasciato il Vangelo per seguire se stessi o una spiritualità moderna e vuota, dinanzi alle sofferenze crollano e spesso le conseguenze sono disgraziate.
Molti cristiani hanno conosciuto Gesù almeno frequentando il catechismo o leggendo qualche libro, ma non Lo frequentano più per le ragioni più svariate. Oltre i non credenti, questi cristiani senza Dio non sono entrati nel giorno del mondo nuovo, dopo la Risurrezione di Gesù. Rimangono ai margini e non si preoccupano della salvezza eterna, né di eventuali sofferenze in questa vita. Sono convinti di non avere bisogno di Dio.
Ci sono anche cristiani sul punto di convertirsi veramente ma sono pieni di dubbi e non compiono mai il passo verso la nuova vita.
Sono come Tommaso, credono che Gesù è morto e non c'è motivo di pregare. Per molti uomini e molte donne è come se Gesù fosse morto, poiché significa poco o nulla per loro, quasi non conta nella loro vita. Le loro scelte prescindono da Gesù e non considerano la validità e la moralità delle loro azioni.
I cattolici hanno l'obbligo morale di edificare la Chiesa Cattolica, hanno una missione da compiere come discepoli del Cristo.
Quando si rimane dubbiosi o indifferenti Gesù non si mostra, non fa sentire la sua presenza, come avviene a Tommaso, l'Apostolo assente nella prima apparizione di Gesù. L'unico assente degli Undici è proprio quello pieno di dubbi, che filtra tutto e non crede a nessuno. Non accetta neanche la testimonianza degli altri Apostoli che gli dicono di avere visto Gesù risorto, a questo conduce l'incredulità.
Quando Gesù gli appare, Tommaso crede non per l'apparizione ma per Fede, il suo atto di Fede è forte: "Mio Signore e mio Dio".
Se la nostra Fede è ferma, su di essa si appoggerà quella di molti altri.
È necessario che la nostra Fede in Gesù cresca giorno dopo giorno, che impariamo a guardare agli avvenimenti e alle persone come Egli li guarda, che il nostro agire nel mondo sia animato dalla dottrina di Gesù. Può avvenire, talvolta, di trovarsi privi di Fede come Tommaso, allora impariamo la sua professione e ripetiamola di continuo: "Mio Signore e mio Dio".
Molti credenti la recitano più volte nella Messa durante la consacrazione, e in tanti momenti della giornata.
Oggi termina la novena alla Divina Misericordia, abbiamo compreso la profondità dell'Amore di Gesù per ognuno di noi: ci ama sempre. È la Festa voluta da Gesù e rivelata a Santa Faustina: "Fa conoscere a tutti la mia infinita Misericordia".
  
 
Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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