L'ascensione
§ 639. Tutti presi da questa idea, che la storia del Cristo secondo la carne è semplicernente il primo capitolo della storia della Chiesa, gli evangelisti hanno dato pochissimo rilievo alla scomparsa materiale di lui dalla terra, ossia alla sua ascensione; la materialità visibile, infatti, contava poco quando si era ben certi della presenza invisibile di lui e della sua assistenza dall'alto dei cieli. Troviamo perciò che l'ascensione di Gesù non è affatto narrata da Matteo; in Marco (16, 19) essa è fugacemente accennata nell'appendice; in Giovanni (20, 17) è appena ricordata in forma di predizione; l'unico evangelista che la narri con una certa ampiezza è Luca (24, 50 segg.), ma appunto perché egli, terminando nel vangelo la storia del Cristo secondo la carne, si è proposto di scrivere subito appresso anche la storia del Cristo mistico: i suoiAtti di (degli) Apostoli sono infatti una storia episodica della Chiesa, e perciò essi cominciano ripetendo l'ascensione (Atti, 1, 1-11) come con l'ascensione si era chiuso il suo vangelo. Essa avvenne presso Gerusalemme sul monte degli Olivi, nelle vicinanze di Bethania, quaranta giorni dopo la resurrezione. Poiché gli Apostoli partirono da Gerusalemme per la Galilea quando erano passati non meno di otto giorni dalla resurrezione (§ 635) e si ritrovarono a Gerusalemme alquanto prima dell'ascensione, la loro permanenza nella Galilea sarà stata di meno di un mese. A questo tempo particolarmente vanno assegnate le molte altre apparizioni vagamente accennate da Paolo (§ 626), e anche da Luca quando dice che il risorto apparve agli Apostoli dimostrandosi vivente con molte prove, parlando del regno di Dio e trattando abitualmente con essi (Atti, 1, 3-4). Trasferitisi quindi nuovamente a Gerusalemme per ordine senza dubbio di Gesù, ivi avvenne l'ultimo convegno; in esso il risorto impartì le ultime disposizioni, fra cui quella che non si allontanassero dalla città per aspettarvi “la promessa del Padre che udiste di me: poiché Giovanni battezzò in acqua, ma voi sarete battezzati in Spirito santo fra non molti (di) questi giorni” (Atti, 1, 4-5).
§ 640. La promessa si riferiva a quanto avvenne poco dopo, nel giorno della pentecoste giudaica (§ 76), con la discesa dello Spirito santo. Ma anche in quest'ultimo convegno col maestro risorto, gli Apostoli sentivano vagamente che stava per compiersi qualche cosa di straordinario: perciò nelle loro menti riaffiorarono le antiche idee di messianismo nazionalista, le quali erano cosi radicate in quegli spiriti giudaici che vi si erano conservate in parte anche attraverso i fatti della morte e della resurrezione. I convenuti si avvicinarono quindi pieni di speranze a Gesù e con un dolce sorriso invitatorio, quasi per ottenere una confidenza da lungo tempo bramata, gli chiesero: Signore, che forse in questo tempo ristabilisci il regno ad Israele? Il povero Israele, infatti, stava là da tanti anni privo di qualunque potere politico e sottoposto dapprima a quei bastardi di Erodi e poi a quegli incirconcisi di Romani: proprio questo, dunque, sarebbe stato il tempo opportuno per creargli un bel regno, il cui monarca sarebbe stato naturalmente Gesù stesso, che però si sarebbe servito degli Apostoli come di ministri; con un'organizzazione di tal genere sarebbe stato facilissimo spedire eserciti alle quattro parti del mondo per sbaragliare i Romani e insieme predicare la dottrina di Gesù. Che male ci sarebbe stato a compiere i due uffici insieme, di conquistatori politici e di missionari del vangelo con la spada alla mano? L'antico salmo aveva ben glorificato i santi d'Israele che avevano le laudi di Dio nella loro bocca e una spada a due tagli nella loro mano. Salmo 149, 6. Ora Gesù, che aveva risuscitato se stesso dai morti, poteva ben compiere quest'altro miracolo, risuscitando a nuova vita di gloria politica il morto Israele! Ma, purtroppo, la risposta del risorto fu come tante altre date da lui su questo argomento prima della morte, cioè tale da agghiacciare all'istante i bollenti spiriti degli Apostoli: Non spetta a voi conoscere i tempi o i momenti che il Padre stabilì col suo potere; bensì riceverete possanza, sopravvenuto che sia su voi il santo Spirito, e mi sarete testimoni tanto in Gerusalemme quanto in tutta la Giudea e Samaria e fino all'estremitò della terra (Atti, 1, 7-8). Non si preoccupino gli Apostoli del palese trionfo del regno di Dio: l'ora di questo trionfo è stabilita dal Padre celeste e verrà quand'egli vuole. Invece di pensare ad altisonanti conquiste politi. che, si propongano gli Apostoli di conquistare alla dottrina di Gesù il mondo intero, ebraico e non ebraico, e tale conquista essi otterranno non per mezzo d'astuzie militari o politiche ma unicamente in virtu' di quella possanza che riceveranno quando scenderà su loro lo Spirito santo. Questa raccomandazione fu il congedo di Gesù dai suoi prediletti. Termonato ch'egli ebbe di parlare, uscì con essi da Gerusalemme e li condusse lungo la nota e cara via che portava a Bethania. Giunti che furono verso la sommità del monte degli Olivi, egli li riunì vicino a sé e alzò le mani per benedirli: e avvenne che, mentre egli li benediceva, si allontanò da loro ed era portato su nel cielo (Luca, 24, 51); stando essi a riguardare, fu sollevato e una nube lo sottrasse agli occhi loro (Atti, 1, 9). I quattro biografi ufficiali di Gesù non salgono oltre la terra, e terminano con l'ascensione o poco prima. Soltanto l'appendice di Marco (16, 19) dà un fugace sguardo oltre il cielo, e afferma che Gesù fu assunto nel cielo e s'assise alla destra d'iddio. Queste ultime parole, con cui s’annunzia che l'uomo Gesù fu associato alla gloria e alla potenza del Padre celeste, sono dettate più che mai dal sensus Ecclesia'; ma questo sensus che ci ha trasmesso le quattro delineazioni della biografia terrestre di Gesù, è rifuggito dal delineare una sola biografia celeste di lui, enunciandone soltanto il tema generico con l'affermazione: S'assise alla destra d'iddio.
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