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mercoledì 3 ottobre 2018

SC 259 Commento al Vangelo di mercoledì 03.10.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Luca (9,57-62)
In quel tempo, mentre camminavano per la strada, un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque Tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’Uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece và e annuncia il Regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il Regno di Dio». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Le risposte date da Gesù a tre uomini che mostravano un intenso desiderio di seguirlo, indicano che molto spesso le parole non manifestano pienamente la spiritualità interiore. Con le parole e con la fantasia si può dire e immaginare di tutto, senza concretezza però non c’è nulla.
Gesù chiede ai suoi discepoli, a tutti, un distacco abituale: il fermo atteggiamento di dominio sulle cose che necessariamente dobbiamo usare, evitando l’attaccamento a esse. È un esercizio che rafforza la volontà e dona una capacità superiore nel controllo del proprio istinto e delle passioni.
Tutti quelli che vivono nel mondo, per mantenere il cuore distaccato dai beni materiali necessitano di una vigilanza costante, soprattutto in un’epoca in cui il desiderio di possesso e la brama di gustare tutto ciò che appaga i sensi provocano un’ansia smisurata e sembrano rappresentare per molti il fine principale della vita.
La vera povertà devono viverla i Religiosi che si consacrano a Dio, c’è un’altra povertà che Gesù chiede ai suoi e comporta un grande distacco interiore: nel desiderio, nei pensieri, nell'immaginazione. Occorre vivere con lo Spirito stesso del Signore.
La mentalità di oggi induce e trascina al possesso di tutto ciò che piace e non di ciò che è utile per una vita sana. Non si dorme pensando al nuovo smartphone e alcune settimane fa migliaia di persone hanno atteso per ben quattro giorni davanti a un negozio per comprare l’ultima versione.
Quelli di Counterpoint Research hanno condotto uno studio su tremilacinquecento utenti in tutto il mondo per stabilire quale sia l’assiduità con cui si utilizza lo smartphone. E i dati che ne son venuti fuori dicono che più di una persona su quattro (il 26% per la precisione) utilizza lo smartphone per ben 7 ore al giorno.
Un numero importante, perché dice che -al netto delle otto ore medie che si trascorrono per dormire- una persona su quattro passa poco meno della metà della sua giornata davanti al dispositivo elettronico.
Gli altri dati dicono che: il 21% delle persone passa allo smartphone dalle 5 alle 7 ore al giorno. Il 29% dalle 3 alle 5 ore. Il 20% da un’ora a 3 ore. E il 4% meno di un’ora. Tutto ciò significa che circa la metà degli utenti utilizza lo smartphone per almeno 5 ore al giorno.
Si sprecano molte ore inutili su Facebook o WhatsApp, si vive in un mondo immaginario con messaggi e scambi di pensieri molto spesso assolutamente inutili. Questo agire indica il vuoto spirituale e affettivo della persona, manifesta anaffettività, l’incapacità di amare le persone che vede e si rifugia nel mondo virtuale.
Continuando questo percorso una persona vive sempre fuori di sé, non interiormente, non si conosce e non è in grado di controllare le tendenze istintive, è succube di tutto quanto si oppone ad una vita armoniosa. Poi, si aggiunge l’intervento dei diavoli, ed essi fomentano le debolezze di ogni persona lontana dai Sacramenti o dalla preghiera.
Il mondo è senza Dio soprattutto per l’orgoglio di quanti considerano la vita come una sola opportunità di appagamento che và vissuta pienamente, senza voler perdere una sola occasione trasgressiva. Pensa questo chi non segue Gesù Cristo e si lascia trasportare facilmente verso questa deriva.
Non è il molto denaro né la professione o l’incarico autorevole a rivestire di moralità la persona, ma sono le sue opere buone e la sincerità. Il fondamento dell’amicizia e della fiducia reciproca è la sincerità, è il pilastro della famiglia e della società.
La caratteristica di chi è sempre leale nell’agire è la sincerità, e chi agisce con questo sano principio morale è una persona perbene.
L’autenticità è sinonimo di genuinità, è la bontà nell'agire e la semplicità nei pensieri e nelle parole sempre sincere.
Per seguire Gesù occorre il superamento di continue prove che si incontrano ogni giorno, soprattutto la vittoria sul proprio orgoglio che acceca l’intelletto e lascia credere di stare dalla parte giusta anche se si commettono lucidamente continui peccati gravi.
Gesù oggi ci parla dell’urgenza di seguirlo, mettendo da parte anche le cose che si ritengono importanti. Ci invita ad essere poveri nello spirito, a non desiderare beni superflui, a distaccarci con il cuore da tutto ciò che è materiale.
Non è la materia a renderci migliori, è lo Spirito di Dio a donarci tutto quello che ci serve per vivere bene la vera vita. La gioia viene da Gesù.
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