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sabato 6 ottobre 2018

SC 262 Commento al Vangelo di sabato 06.10.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Luca (10,17-24)
In quel tempo, i settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, Io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli». In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a Me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti Profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La mancata conoscenza della felicità così come viene spiegata da Gesù, convince molti a considerare la loro vita gaudente come il raggiungimento della migliore condizione di vita, ma questo lo pensano solo in quei sprazzi di tempo di entusiasmo e spensieratezza.
La differenza sostanziale la troviamo proprio qui, con tante persone che fanno di tutto per riuscire a vivere in quello che considerano felicità ma che in realtà è solo una contentezza momentanea. Vivono una pallida e passeggera sensazione di felicità perché nel cuore portano molte preoccupazioni, la tristezza, la rabbia, la falsità, la depressione, l’insoddisfazione,  
Questo fa capire che anche i più ricchi del mondo hanno più turbamenti che felicità.
Non è il lusso né ogni forma di vita festaiola a far conoscere la felicità così come la spiega Gesù e come la intende ogni persona assennata.
La felicità piena deve escludere tutto ciò che è contraria ad essa, come: angoscia, imperfezione, insoddisfazione, tristezza, malinconia, dolore, sofferenza, abbattimento, sconforto, disperazione, depressione, afflizione.
Ebbene, dietro quei sorrisi e i volti apparentemente soddisfatti dei personaggi famosi, la felicità è una densa illusione, perché la ricchezza o il soddisfacimento di ogni capriccio non si può assolutamente chiamare felicità ma disponibilità economica.
Considerando che il denaro rende la mente più disinibita e priva di scrupoli, si può dire che proprio il denaro trasforma la persona piena di limiti in una persona formalmente appagata. Ma non è mai contenta o appagata, proprio il denaro la rende schiava di mille desideri e vuole soddisfarli tutti.
L’appagamento reale non riguarda il corpo che si sazia di tutto ciò che piace, né l’esteriorità potendo utilizzare il miglior vestiario.
L’appagamento è uno stato d’animo collegato alla coscienza della propria condizione piacevole e spirituale, non per la soddisfazione di tutti i desideri, ma per il raggiungimento di una pace interiore che viene solo da Dio.
L’essere umano è creato non per vivere senza Dio, è illogico pensarlo dato che solo per l’intervento del Creatore esiste una persona e l’umanità. Dio crea per Amore e desidera vedere le sue creature rivolte a Lui, obbedienti ai Comandamenti e alla sua Volontà che porta solo benefici ad ogni persona.
La piena realizzazione non si trova nel raggiungimento di una elevata posizione sociale, una professione importante o nella visibilità mediatica.
L’allontanamento da Dio, così come sta avvenendo sempre più progressivamente, fa esplodere l’egoismo e la superbia, creando in molti uno stato di delirio coerente, il connubio tra il tormento o inquietudine e l’entusiasmo.
Nel mondo senza Dio o senza una sincera preghiera, si vive nell’esaltazione delle proprie idee, fino a considerare l’immaginazione come realtà. Non mi riferisco alla psicosi o fissazione che raggruppa una serie di disturbi caratterizzati da una grave distorsione e trasformazione della realtà. Intendo la condizione di una persona che perde la capacità di distinguere la realtà dall'immaginazione con conseguenze dannose sotto ogni aspetto.
Gesù ci parla di una gioia interiore che ognuno di noi può raggiungere solo se si vivono i suoi insegnamenti. Non c’è altra strada per arrivare alla gioia interiore e perenne se non attraverso Gesù perché solo Lui è la fonte dell’Amore.
L’allegria è l’esperienza dell’amore; è il suo primo frutto.
Quanto più grande è l’amore, maggiore è la gioia.
Solo Gesù può donare la piena felicità, come è quella che vivono tutte le persone normali, anonime per la società perché conducono una vita cristiana serena e ordinata. Non sono persone agitate dall'orgoglio ma umili e docili, la loro presenza è portatrice di serenità.
La loro intima felicità è la manifestazione di un sublime appagamento interiore. Manifestano la loro felicità in ogni parola misurata e buona, nelle loro opere altruiste e riservate, nelle preghiere costanti e misericordiose, nella generosità costante che le spinge ad agire solo per amore di Dio.
Persone che si rinnegano con abituale prontezza e crescono nella Fede, sono sagge e trasmettono la vera gioia a quanti le conoscono.
«Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
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