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domenica 24 novembre 2013

2730 - Commento al Vangelo del 24/11/2013,dom. 34^ t.ord. Cristo Re

+ Dal Vangelo secondo Luca (23,35-43)
In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è Lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati Lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se Tu sei il Re dei Giudei, salva Te stesso». Sopra di Lui c’era anche una scritta: «Costui è il Re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce Lo insultava: «Non sei Tu il Cristo? Salva Te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; Egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno». Gli rispose: «In verità Io ti dico: oggi con Me sarai nel Paradiso». 
 
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Meditando il Vangelo di questa ultima domenica prima dell'Avvento, colpisce la derisione dei capi degli scribi a Gesù, dopo che Lo avevano crocifisso. Non erano stanchi ancora di perseguitarlo e di esprimere un odio non umano. Però quella derisione non si è fermata sotto la Croce, ancora oggi Gesù subisce grande disprezzo soprattutto dai cristiani, per intenderci quelli che Lo hanno venduto in cambio di convenienze personali.
Non gridano contro Gesù restando sotto la Croce, proprio essa è ignorata da loro e la vedono come un supplizio passato, che riguarda solo il Signore e non i cristiani. La Croce è vista come una maledizione e fuggono dalla sua presenza, non conoscono la spiritualità della Croce che ha portato alla santità schiere di anime grandi.
Non hanno bisogno di gridare, anzi rimangono in silenzio ignorando la vera dottrina della Chiesa sulla Passione di Gesù. Non hanno capito che proprio sulla Croce Gesù ha mostrato di essere Re, non solo per l'incredibile capacità di sopportazione dei terribili dolori, Egli era inchiodato su un Trono e da lì diede insegnamenti insuperabili. Per questo la liturgia ci presenta oggi il Vangelo della crocifissione e non racconta qualche miracolo compiuto da Gesù.
Sulla Croce Gesù fece il miracolo che non possono comprendere quanti non vivono nel Regno di Gesù, non è affatto visibile. Morendo sulla Croce Gesù riportò l'amicizia tra il Padre e l'umanità, riaprì il Paradiso, sconfisse satana, la morte e il peccato. Per tre lunghe ore Gesù rimase sulla Croce come il più grande Re della storia.
Poche ore prima della sua crocifissione, Pilato gli rivolse alcune domande tra curiosità personale e la sua indagine, ed è interessante leggere le risposte di Gesù. Alla prima domanda di Pilato: "Tu sei il re dei giudei?", Gesù rispose: "Il mio Regno non è di questo mondo; se il mio Regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio Regno non è di quaggiù" (Gv 18,36).
Sentendo parlare di regno, Pilato ribadì: "Dunque tu sei re?", rispose Gesù: "Tu lo dici; Io sono Re. Per questo Io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla Verità. Chiunque è dalla Verità, ascolta la mia voce" (Gv 18,37). Effettivamente Gesù parlava di regno ma il suo è un Regno di giustizia e di amore, non mostrò alcuna forza di conquistatore, non si alleò con il potere politico perchè il mondo si salva nella Verità.
Molti pensano che un re è importante perchè tutto è sotto il suo dominio, però potrebbe essere odiato dai sudditi e non suscitare alcuna ammirazione. Un re è grande per l'amore sincero che porta al popolo, la sua viva religiosità, l'intelligente protezione del suo regno, lo sviluppo e la crescita dell'economia, l'invito a tutti all'osservanza dei valori cristiani.
Gesù dalla Croce ama e perdona: "Padre perdona loro". Chi può fare questo nel momento più violento della sua vita?
Gesù dalla Croce prega anche per i suoi carnefici "perchè non sanno quello che fanno".
Gesù sulla Croce espia i peccati degli uomini, anche di quelli che Lo avrebbero continuato a tradire nei secoli futuri.
Gesù sulla Croce ha una dolcezza impressionante e non reagisce con nessuno dei suoi assassini. Manifesta una bontà infinita.
Gesù sulla Croce addirittura conforta un uomo pure crocifisso e dinanzi alla sua richiesta pentita dei peccati commessi, gli promette il Paradiso lo stesso giorno. Alla sua destra stava uno dei due malfattori, difendeva Gesù e rimproverava l'altro ladrone che continuava a dileggiare il Signore. Il malfattore che si era pentito dei suoi peccati, chiese a Gesù una proposta enorme: entrare nel suo Regno con Lui.
Illuminato dalla Grazia il peccatore ebbe una contrizione perfetta, il dispiacere dei peccati commessi, il pentimento insieme a un perfetto atto di amore di Dio. È questo atto di amore a permettere questa contrizione che annulla tutti i peccati in quanto alla colpa e alle pene. È abbastanza raro questo perfetto atto di amore e chi lo compie non sa di averlo fatto. Chi non riesce a compierlo per tantissimi motivi, nel pentimento della Confessione compie un atto di contrizione imperfetta
«Tra gli atti del penitente, la contrizione occupa il primo posto. Essa è "il dolore dell'animo e la riprovazione del peccato commesso, accompagnati dal proposito di non peccare più in avvenire". Quando proviene dall'amore di Dio amato sopra ogni cosa, la contrizione è detta "perfetta" (contrizione di carità). Tale contrizione rimette le colpe veniali; ottiene anche il perdono dei peccati mortali, qualora comporti la ferma risoluzione di ricorrere, appena possibile, alla confessione sacramentale.
La contrizione detta "imperfetta" (o "attrizione") è, anch'essa, un dono di Dio, un impulso dello Spirito Santo. Nasce dalla considerazione della bruttura del peccato o dal timore della dannazione eterna e delle altre pene la cui minaccia incombe sul peccatore (contrizione da timore).
Quando la coscienza viene così scossa, può aver inizio un'evoluzione interiore che sarà portata a compimento, sotto l'azione della Grazia, dall'assoluzione sacramentale. Da sola, tuttavia, la contrizione imperfetta non ottiene il perdono dei peccati gravi, ma dispone a riceverlo nel Sacramento della Penitenza».
Questo è l'insegnamento della Chiesa espresso nel Catechismo. Tornando al peccatore, egli meritò il Paradiso per il suo pentimento dei peccati e uno stupefacente atto di amore a Gesù, credette nel suo Regno in modo perfetto. Il dono imprevisto fatto da Gesù al malfattore venne causato dal dolore profondo che questi avvertiva guardando il Signore, avvertendo la sua piena innocenza e la divina sopportazione di tremendi supplizi.
Il malfattore si dispose interiormente e Gesù lo ricolmò della sua Grazia, che lo liberò da colpa e pene, fino a donargli il Paradiso.
L'uomo che "rubò" il Paradiso pochi istanti prima di morire ci dice che la salvezza è aperta a tutti ma necessita un pentimento sincero.
Tutti i nemici deridevano Gesù, tra coloro che non erano suoi seguaci uno solo Lo riconobbe Re, l'uomo morente in croce con Lui.
Noi che conosciamo la vera identità di Gesù vogliamo che Lui regni in primo luogo nella nostra intelligenza, nella nostra volontà, in tutto il nostro agire. Glielo dobbiamo ripetere ogni giorno, Lui vuole questo ma aspetta la nostra disponibilità. Quando si libera il cuore da tanti affetti effimeri, Gesù viene a regnare e a trasformare la vita del credente. Attende con pazienza di trovare il cuore libero e desideroso del suo Amore.
Possiamo aiutare Gesù ad estendere il suo Regno, diffondendo la sua dottrina, invitando gli altri alla Confessione e alla Messa.
 
Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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