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mercoledì 6 novembre 2019

3S 27 - Catechismo Pio X - 2

Dio è l’essere perfettissimo, Creatore e Signore del cielo e della terra (n.2)
(A cura di Pierfrancesco Nardini)
E’ impossibile per la nostra mente, finita e limitata, comprendere appieno la natura di Dio. Solo una mente infinita può contenere un essere infinito quanto Dio.
Nel Concilio Vaticano I è stato magistralmente spiegato, anche con il relativo “anathema sit[1]: «La Chiesa Cattolica Apostolica Romana crede e confessa che vi è un solo Dio vero e vivo, immenso, incomprensibile, infinito in intelligenza, volontà e in ogni perfezione; che essendo una sola unica sostanza spirituale, assolutamente semplice e immutabile, deve dirsi in realtà e per essenza distinto dal mondo, in sé e per sé beatissimo e ineffabilmente superiore a tutte le cose, che al di fuori di Lui sono o possono essere pensate».
Nel corso dei secoli molti sono stati i modi in cui si è provato a spiegare chi è Dio, ma tutti i tentativi si scoprono comunque limitati. Ogni tentativo della mente umana di esprimerlo a parole sarà sempre vano. Come potrebbe l’essere finito riuscire a spiegare esaustivamente l’Essere infinito?
Già l’Ecclesiaste spiegava che «molte cose diciamo [di Dio], ma la parola vien meno» (43, 29).
L’unico modo che abbiamo per poterci in qualche modo avvicinare il più possibile è il metodo analogico.
Questo si distingue dall’univoco (in cui si confonde Dio con il creato: diventa Panteismo) e dall’equivoco (in cui invece Dio e il creato sono completamente separati: diventa ateismo, scetticismo). Se guardiamo un quadro, per il metodo univoco quadro e pittore sono la stessa cosa, per quello equivoco sono completamente distinti.
Nel metodo analogico, quello realmente ragionevole, c’è una certa somiglianza, che però non diventa identità né distinzione, per cui possiamo in qualche modo dire che capiamo qualcosa di Dio guardando il mondo, soprattutto l’uomo che è fatto a Sua immagine e somiglianza (Gen 1, 26). Il quadro di prima ci fa capire l’idea del pittore, cosa pensa o cosa voleva dire, ma non esattamente chi è.
L’unico modo per cercare di avvicinarsi il più possibile alla comprensione di Dio è affidarsi a quel che Lui stesso disse a Mosè in Es 3, 14, «Io sono Colui che è» («che sono» in alcune Bibbie). «Anzi, nel testo ebraico si legge: “Io sono l’“È”” (È = Yahwe). È questa la rivelazione più sublime: Dio è l’Essere per se stesso» (DIZ.).
Per essere si intende la vita. Questo distingue ontologicamente Dio dalle creature.
La distinzione tra le cose create (uomini, natura, anche gli angeli) e Dio, infatti, è che i primi hanno l’essere su cui comunque non vantano diritti perchè è stato dato loro, mentre Dio non solo ha l’essere, ma è l’Essere.
Questo vuol dire che solo Dio possiede in sé la vita in quanto tale. Tutte le creature l’hanno solo per partecipazione ed in gradi diversi. Una foglia ha ovviamente un grado infinitamente più basso dell’uomo, che è la creatura con il grado di partecipazione più alto, proprio perché creato a immagine e somiglianza di Dio.
Sempre rimanendo sull’esempio del quadro, questo esiste perché gli ha dato vita il pittore che in esso ha manifestato il suo genio artistico. È però solo il pittore a poter scegliere se creare l’opera d’arte o no, il quadro da sé non esisterebbe mai.
Così le creature non hanno deciso di nascere e vivere, ma hanno avuto il dono della vita da Chi, Dio, è Vita.
La definizione di Dio che vien fuori, soprattutto ragionando su quanto insegnato e anatemizzato dal Concilio Vaticano I, è una chiara confutazione di molti errori sparsi nel tempo su questo argomento, come i citati Panteismo, Ateismo e Scetticismo, ma anche come «il Materialismo, e l’Evoluzionismo assoluto, (il quale dice che tutte le cose del mondo compresa la vita, sono causate dalla materia che si evolve), l’Emanatismo (il quale dice che le cose create promanano dalla sostanza divina, quasi che fossero qualche parte di Dio), l’idealismo, il Teosofismo (il quale respinge l’idea di un Dio personale e distinto dal mondo).

[1] «Se alcuno avrà detto che le cose finite, sia corporee che spirituali, o anche solo spirituali sono. emanate dalla sostanza divina; o che tutte le cose colla propria manifestazione o evoluzione diventano essenza divina; o finalmente che Dio è l’Essere universale ossia indefinito che determinandosi viene a costituire l’universalità delle cose distinte nei generi, nella specie, negli individui: sia scomunicato» (Sess. III, can. 4)

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