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mercoledì 6 novembre 2019

3S 26 - Catechismo Pio X - 1

CHI CI HA CREATO? CI HA CREATO DIO (n.1) 
(A cura di Pierfrancesco Nardini)
La storia della creazione del mondo e dell’uomo ci è rivelata in modo dettagliato dalla Sacra Scrittura (Genesi).
«La Rivelazione divina è la manifestazione fattaci da Dio di una verità, per illuminare la nostra mente in modo soprannaturale»[1] (Casali).
Per togliere ogni dubbio, nell’eventualità che a qualcuno non basti la S. Scrittura per convincersene, la Chiesa ha definito la creazione divina nei Concili Laterano IV e Vaticano I.
È quindi qualcosa a cui dobbiamo credere assolutamente. In mancanza non saremmo cattolici[2].
Per questo nel Credo professiamo che Dio è “Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili ed invisibili”.
È comunque sufficiente la ragione per credere che Dio ha creato tutto dal nulla.
«Creare significa fare qualche cosa dal nulla servendosi di nulla» (Dragone). Anche la Treccani online definisce “creare” come «trarre, far nascere dal nulla, riferito spec. a Dio».
L’uso di questo verbo riferito all’uomo è sempre per estensione e usato come sinonimo di altri verbi.
L’uomo, infatti, non può creare dal nulla.
Può costruire grattacieli altissimi e magnifiche cattedrali, ma non le può creare dal nulla. Userà infatti, ad es., i mattoni, che a loro volta sono costruiti da altri. Nessun uomo potrà però dar vita dal nulla alle materie prime ed essenziali alla base di ogni materiale utile per la costruzione.
Solo Dio può creare dal nulla. L’uomo no.
“C’è chi può e chi non può”, diceva una famosa pubblicità dei tempi passati. Ci sono azioni che Dio può compiere e che gli uomini non possono.
È quindi ragionevole capire che Dio ha creato il mondo e gli uomini.
D’altronde, «il mondo ha realmente tutti i caratteri di un effetto, cioè di un ente ab alio (perché finito, mutabile, contingente, molteplice)» (DIZ.).
È ragionevole, infatti, pensare che all’inizio di tutto ci sia una Causa prima e che non è convincente la soluzione di una casuale costituzione del mondo da un preesistente caos[3].
Se potessimo risalire da uomo a uomo, da generazione a generazione fino all’inizio vedremmo che una Causa prima è necessaria: non può l’uomo, essere finito, essersi creato da solo. Men che meno il mondo e l’universo.
Sembrano molto meno verosimili o, proprio, «assurdi» (DIZ.) gli altri sistemi posti a soluzione della Creazione (ad es. Materialismo, Panteismo, Dualismo assoluto, Monismo, Trasformismo, Evoluzionismo). Alcuni di questi sono anzi chiaramente in contrasto con la fede cattolica.
La Chiesa nel corso dei secoli ha spesso dovuto difendere questa verità (ad es. contro i Neoplatonici, gli Gnostici e i Manichei).
Questo argomento riporta ad un’altra verità che vi è connessa: la dimostrabilità dell’esistenza di Dio.
Ai nostri giorni sono molte le persone che più che non credere che Dio esista (oramai i veri atei sono pochissimi), ne credono impossibile la dimostrazione.
Anche questa verità però rientra nella possibilità di comprenderla con la sola ragione, senza dover neanche troppo scervellarsi.
Il ragionamento è lo stesso di quello fatto prima. La creazione qualcuno la deve aver fatta, pertanto presuppone necessariamente e ragionevolmente un Creatore, una Causa prima, la cui esistenza, pur impossibile da spiegare in se stessa, ossia nei suoi meccanismi e nelle sue dinamiche, è possibile credere verosimile con la semplice ragione.
Il Casali dice che «l’esistenza di Dio è una verità che non è nota di per sé stessa; ma che con certezza si può conoscere e dimostrare colla ragione, per mezzo delle cose create».
Per non appesantire troppo queste righe si approfondirà questo tema in un’integrazione. Qui ci limitiamo a notare quanto segue.
Questa verità è stata definita come verità di fede divino cattolica dalla Chiesa nel Concilio Vaticano I: «se alcuno avrà detto che Dio uno e vero, Creatore e Signore nostro non si può conoscere con certezza colla luce naturale della ragione umana, per mezzo di quelle cose che sono state fatte, sia scomunicato».
Il Magistero ha sempre continuato ad insegnare questa verità. Riportiamo due esempi autorevoli.
«[Dio] si può conoscere con certezza e perciò si può anche dimostrare» (S. Pio X, Motu proprio, 1.9.1910).
«Quegli argomenti coi quali Tommaso insegna che Dio esiste e che è l’Unico Essere sussistente di per sé stesso, sono anche oggi, come nel Medio Evo, gli argomenti più solidi di tutti per provarlo» (Pio XI, Enc. Studiorum ducem).

[1] Finché la Chiesa non è intervenuta coi suo magistero o solenne o ordinario universale a proporci una verità come rivelata, questa verità, contenuta nel deposito della Rivelazione, scritta o tramandata, resta oggetto di fede divina. Quando invece c’è una autentica definizione della Chiesa che ce la propone con magistero solenne oppure con insegnamento ordinario e universale, come contenuta sia nella Scrittura, sia nella Tradizione, diventa oggetto di fede divino-cattolica (Casali)
[2] «Per fede divina e cattolica si debbono credere tutte quelle cose, che sono contenute nella parola di Dio, scritta o tramandata e che dalla Chiesa, sia con solenne giudizio, sia con l’ordinario e universale magistero, ci vengono proposte a credere come divinamente rivelate» (Concilio Vaticano I)
[3] Uno studio ha rivelato che il numero che indica la percentuale di possibilità che dal caos potesse nascere casualmente il mondo come lo conosciamo e l’umanità è talmente grande da rendere chiara la difficoltà della cosa

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