di padre Piero Gheddo
Padre Piero Gheddo (www.gheddopiero.it), già direttore di Mondo e Missione e di Italia Missionaria, è stato tra i fondatori della Emi (1955), di Mani Tese (1973) e Asia News (1986). Da Missionario ha viaggiato nelle missioni di ogni continente scrivendo oltre 80 libri. Ha diretto a Roma l'Ufficio storico del Pime e postulatore di cause di canonizzazione. Oggi risiede a Milano.
ROMA, lunedì, 3 maggio 2010 (ZENIT.org).
Pregare fa bene alla salute. Non è un dogma, ma semplicemente un’esperienza mia e credo di molti altri. Da pochi giorni è iniziato il mese di maggio, nella tradizione cattolica dedicato alla Madonna. Fin dai nostri primi anni tutti noi credenti siamo imbevuti della devozione a Maria, la nostra fede in Cristo è strettamente congiunta alla devozione mariana, Cristo richiama Maria e Maria ci rimanda a Cristo.
Uno dei più bei ricordi che ho conservato dei cinque anni trascorsi nel Seminario diocesano di Moncrivello (Vercelli) per il ginnasio (1940-1945) è l’appuntamento serale alla Grotta di Lourdes al fondo del grande orto e cortile. Dopo la cena e la ricreazione, si andava tutti assieme alla Grotta dove dicevamo “le preghiere della buona notte” a Maria. Con breve fervorino mariano e canto finale nell’ora del tramonto e nel silenzio e pace della campagna, col frinire dei grilli in sottofondo, che invitava alla riflessione e alla commozione pregando e pensando alla Mamma del Cielo.
Erano anni di guerra e il seminario sorgeva a poche decine di chilometri da Torino: a volte di sera e di notte andavamo in terrazza a vedere i lampi e tuoni dei bombardamenti e a pregare per quei poveri torinesi che morivano sotto le bombe; e poi eravamo in zona di guerriglia partigiana fra le risaie vercellesi e le colline del Canavese. Sentivamo racconti di violenze, vendette, fucilazioni, torture, agguati, perquisizioni notturne, di giorno e di notte passavano in seminario gruppetti di partigiani o di militi fascisti che suscitavano in noi ragazzini un senso di paura e di pietà. Anni di scarso e a volte disgustoso cibo (le amarissime rape bianche bollite coltivate nell’orto, che dovevamo mangiare!). E poi, alla sera, il rifugio della preghiera fra le braccia della Mamma, che ci mandava a letto sereni e pacificati con la vita.
Dobbiamo riprendere le devozioni del mese di maggio: il Rosario e il “fioretto” quotidiani, cioè la mortificazione che ci si impone per controllare la nostra volontà e sensibilità e orientarle a Dio. “Bisogna mortificarsi nelle cose lecite – diceva mio padre Giovanni – per poter resistere alle cose illecite”.
L’amore e la devozione a Maria devono crescere perché, come diceva Paolo VI in un discorso del 1971, “occorre introdurre il ricordo di Maria, il suo pensiero, la sua immagine, il suo sguardo profondo nella cella della religiosità personale, della pietà segreta e intima dello spirito”.
In altre parole, non basta una devozione formale, il mese di maggio può portare ciascuno di noi ad amare Maria con cuore sincero e filiale, in modo che diventi davvero il nostro rifugio nell’ora della tentazione, della stanchezza, della depressione, della sofferenza e sostenga la nostra volontà nella scelta del meglio, nella costanza dell’impegno, nella capacità del sacrificio. E’ un’esperienza molto concreta che ciascuno può fare, impegnandosi nel mese di maggio a dare un po’ del nostro tempo e della nostra preghiera a Maria.
Perché il Rosario? Per tanti motivi, ma per me è la preghiera più facile e immediata, più meditativa e affettiva, che mi permette in ogni momento della mia giornata di elevarmi a Maria e a Cristo e praticare quella “preghiera continua” che è indispensabile per giungere a sentire vivamente la presenza di Dio in noi. Questo sentimento fa bene alla salute, perché relativizza le cose materiali, ci fa vivere, pur immersi nel mondo e nelle fatiche quotidiane, in una dolce unione con Dio che ci mantiene sereni in tutte le vicende della vita.
Ogni tanto, qua o là, si legge di un ritorno al devozionalismo, si critica il Papa perché, così dicono alcuni, vuole tornare al passato e far risorgere pratiche tradizionali considerate alienanti. Così il Rosario è spesso bollato per devozionalismo o conservatorismo. Ma nessun santo ha praticato un cristianesimo senza devozioni, né la Chiesa ha mai insegnato questo. Il Rosario non è certo essenziale alla fede, ma si manifesta ancor oggi come uno strumento importante per portare i fedeli a vivere la fede. Diceva Giovanni XXIII, che del Rosario era devotissimo: “Il Rosario è un esercizio avvincente, insostituibile di preghiera”
.
CIAO A TE !!
Nulla è più urgente nel mondo d'oggi di proclamare Cristo alle genti. Chiunque tu sia, puoi, se vuoi, lasciare un tuo contributo, piccolo o grande che sia, per dire, comunicare, annunciare la persona di Gesù Cristo, unico nostro salvatore. Uno speciale benvenuto a LADYBUG che si è aggiunta di recente ai sostenitori ! *************************************************** Questo blog è sotto la protezione di N.S. Gesù Cristo e della SS Vergine Maria, Sua Madre ed ha come unica ragione di esistere di fornire un contributo, sia pure piccolo ed umile, alla crescita della loro Gloria. ***************************************************
---------------------------------------------------------------
lunedì 3 maggio 2010
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento
Comunque tu sia arrivato fino qui, un tuo commento è gradito, si può dissentire ma non aggredire, la costruzione è preferita alla distruzione..