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lunedì 17 settembre 2018

SC 251 Commento al Vangelo di domenica 16.09.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

XXIV Domenica del Tempo Ordinario 

+ Dal Vangelo secondo Marco (8,27-35)
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: «Chi dice la gente che Io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti». Ma Egli replicò: «E voi chi dite che Io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E impose loro severamente di non parlare di Lui a nessuno. E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell’Uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro Lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. Ma Egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: «Lungi da Me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro di Me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Quando Gesù predicava e passava per le città, i pareri su Lui erano discordanti, la causa dipendeva dalla purezza interiore. I buoni e i semplici credevano in Lui e Lo consideravano quantomeno un Profeta mandato da Dio, molti Lo seguivano e potevano appurare che le sue opere non potevano essere umane.
C’erano molti altri prevenuti contro gli uomini che insegnavano la verità biblica e li perseguitavano, li diffamavano in ogni circostanza.
Questo fecero contro tutti i Profeti inviati da Dio, mentre contro Gesù l’odio divenne satanico. Soprattutto i farisei fomentavano un livore indomito contro Lui per la loro invidia e per non perdere il potere e il benessere, come gli scribi del Tempio.
Allora come oggi ogni essere umano tira fuori dal suo cuore quello che vi è presente, lo afferma chiaramente Gesù: «L’uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone, mentre l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae cose cattive» (Mt 12,35).
Ogni persona pensa e parla seguendo inevitabilmente ciò che ha dentro, quanto di buono o di cattivo è presente nel suo cuore. Il bene non è sempre presente nelle persone che appaiono buone e affidabili, è la prudenza a guidarci per discernere quanto si vede e si ascolta.
I più abili bugiardi manifestano una bontà (finta) che colpisce, dicono parole affettuose che commuovono, sono astuti nel fingere.
L’atteggiamento falso che diventa finzione non lo scambiamo però con la gentilezza che manifestano i buoni anche quando non ne hanno voglio per la stanchezza o una sofferenza. Il sorriso o la cortesia in queste condizioni non è ipocrita, nasce sì da uno sforzo ma non per ingannare.
Ci sono tanti atteggiamenti diversi nelle persone, deve essere così per la differenza caratteriale e poi ognuno è un mondo a sé. Ogni persona è speciale, riceve molti doni da Dio ed è la persona a decidere il suo futuro: se conoscerli e vivere questi doni oppure non curarsene e seguire i propri pensieri che arrivano non si sa da dove.
Einstein diceva: «Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido».
Quante persone piene di lauree commettono sbagli banali di discernimento? O tanti intelligenti che non riescono a prevedere lo sviluppo delle cose personali e familiari? È molto facile per chi è abile nel commercio o nella sua professione prevedere sviluppi quasi certi delle loro operazioni o attività, ma si tratta di numeri e di leggi.
La persona anche più geniale di tutti si confonde quando deve capire qualcosa di sé e non conoscendosi, commetti errori e peccati gravi.
Miliardi di persone nel mondo sono brave nel proprio lavoro e molto intuitive, quando si tratta di valutare la vita interiore non capiscono nulla, perdono la concentrazione e non sanno più cosa fare. Lo stesso quando giudicano Gesù Cristo senza conoscerlo, senza aver letto libri spirituali e prendono posizioni contro la Chiesa.
Noi cristiani siamo molto fortunati e benedetti, sia per il Battesimo e i Sacramenti, sia per la conoscenza del Vangelo e della morale.
I cristiani hanno il sigillo di Dio e questo non si dovrà rinnegare neanche sotto minaccia.
La nostra convinta appartenenza al Signore ci fa pervenire miriadi di intuizioni, buone ispirazioni e allontana l’agire falso.
Se si vuol diventare buoni e onesti, le bugie scompaiono e si mostra agli altri una sincerità che incanta. Senza la vera vicinanza a Gesù si rimane ingabbiati nella falsità che cresce di continuo, non se ne può fare a meno per motivi di natura psichica o orgogliosa.
La persona buona e sincera non cerca occasioni o ripieghi per apparire tale, si trova nella pace interiore ed agisce senza studiare i suoi comportamenti, è semplice e spontanea, rifiuta come la lebbra i modi di agire artificiosi, calcolati, fasulli.
Non tutte le persone buone pregano o pregano bene, molte hanno una naturale disposizione a voler bene e ad evitare di far star male. È già qualcosa!
Il Vangelo oggi ci mostra Pietro che riconosce primo fra tutti che Gesù è l’Unto di Dio. «Tu sei il Cristo». Era pienamente convinto e amava il Signore più dei suoi genitori, il suo era davvero un amore profondo. Quel Pietro però non aveva perduto la debolezza umana e agiva seguendo l’istinto della vecchia mentalità, tanto che rinnegò Gesù per paura di morire. Non era ancora disceso lo Spirito Santo nella Pentecoste e Pietro era molto umano.
Quindi, il cristiano può amare Gesù e purtroppo seguire ancora la vecchia mentalità, o si illude di credere in Lui senza fare la sua Volontà, oppure si mostra esteriormente come un difensore del Signore solo con le parole, mentre agisce in modo opposto nel segreto insieme ad altri o nel proprio cuore.
Il mondo pagano non conosce Gesù, altri Lo perseguitano cercando di distruggere la Chiesa e si sentono pubblicamente voci che dichiarano fallita la Chiesa di Gesù nella sua evangelizzazione e nel suo essere Cattolica, quindi, secondo loro la soluzione è di rinnovarla, alterando arbitrariamente la dottrina millenaria.
Nella Chiesa oggi sono in aumento quelli che non riconoscono Gesù come Dio e vengono meno ai doveri assunti nell’ordinazione sacerdotale.
Il popolo di Dio è in larga parte abbandonato e in moltissime Chiese è estinta la sincera adorazione dell’Eucaristia. «E voi chi dite che Io sia?».
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