Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

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domenica 9 settembre 2018

SC 245 Commento al Vangelo di domenica 09.09.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

XXIII Domenica del Tempo Ordinario 

+ Dal Vangelo secondo Marco (7,31-37)
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e Lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più Egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La sordità spirituale ha colpito quasi tutta l’umanità ed è calato un silenzio soprannaturale sul mondo, anche per l’assenza della voce unificata di quanti sono chiamati a parlare dell’esistenza di Dio, ma essi invece sono muti quando devono annunciare la Verità della Parola del Vangelo.
La lontananza dal Signore arreca una forte sordità morale, non si avvertono più i valori come parte essenziale della persona per vivere onestamente e la mente confusa non può valutare correttamente quanto percepisce, quanto ascolta e vede.
C’è una intensa sordità anche tra i cristiani che non riescono a sentire la sottile voce dello Spirito Santo per le orecchie intasate di rumori e tante parole inutili, hanno come dei tappi che servono solo per non sentire il «respiro» di Dio.
Per ascoltare Gesù Cristo è indispensabile fare silenzio interiore e cercare per lungo tempo nella giornata anche quello esteriore.
La paura del silenzio spinge molti ad ascoltare di continuo qualcosa, in casa o fuori casa, e questo avviene sia per l’incapacità e la mancanza di volontà di scoprire se stessi nel silenzio, sia per la mancata conoscenza dei benefici che arrivano dal silenzio contemplativo.
Molti trovano conforto nell’ascolto di preghiere e catechesi o nel vedere trasmissioni religiose  di emittenti cattoliche, ma non tutto il giorno e allora devono trovare il tempo per fare silenzio interiore e mettersi all’ascolto di Dio. Non si devono ascoltare solo gli uomini.
Gesù vuole comunicarci la sua Volontà, come la Madonna vuole guidarci verso la Via migliore per vivere bene e non sbagliare di continuo.
Il nostro impegno deve volgersi verso l’ascolto di Dio, ma prima dobbiamo capire bene che è molto importante per la vita ascoltare quanto vuole comunicarci nell’intimo della coscienza. Senza questo desiderio dell’ascolto di Dio, ci si illude di fare un cammino spirituale e si continua a vivere seguendo solo i pensieri umani.
Senza discernimento la vita è una trappola, il pericolo principale che corre una persona arriva da se stessa, dai pensieri che accoglie come veritieri e dall’istinto che non riesce a bloccare perché sono minime le capacità di resistenza dinanzi ad impulsi violenti ed insistenti.
C’è assoluta necessità di riflettere bene prima di agire e di parlare, per capire la provenienza del pensiero presente nella mente e non commettere errori che avvengono con frequenza e si cade molto spesso. La preghiera è necessaria sempre, anche quando si devono prendere decisioni e l’incertezza domina la mente.
La superbia è uno dei mali radicata in molti, presente dalla nascita in ogni essere umano. Nei cristiani che pregano molto la superbia diminuisce fino ad arrivare a controllarla, ma deve crescere la presenza dello Spirito Santo.
Non si conosce che la superbia è la radicata convinzione della propria superiorità (reale o presunta) che si traduce in atteggiamenti di orgoglioso distacco o anche di ostentato disprezzo verso gli altri. Nella teologia cattolica è uno dei sette peccati capitali, consistente nell’amor di sé spinto fino all’eccesso di considerarsi principio e fine del proprio essere, disconoscendo la propria condizione di creatura.
Ogni volta che il cristiano non ascolta Dio e persegue le sue scelte umane, agisce in questo modo: si mette al di sopra di Dio.
Esiste una sordità dell’anima peggiore di quella del corpo, dato che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Molti sono quelli che hanno gli orecchi chiusi alla Parola di Dio, e molti sono anche coloro che rimangono sempre più insensibili alle innumerevoli chiamate della Grazia.
Noi cristiani non dobbiamo rimanere muti, perché dobbiamo parlare di Dio e del suo messaggio senza remore: i genitori ai figli, insegnando loro fin da piccoli le preghiere e i primi elementi della Fede; l’amico all’amico quando si presenti l’occasione opportuna, oppure provocandola; il collega d’ufficio agli altri che lavorano con lui, attraverso la parola e il comportamento esemplare e allegro.
Il Vangelo della Messa narra della guarigione di un sordomuto. Il Signore lo portò in disparte, gli pose le dita negli orecchi e gli toccò la lingua con la saliva. Gesù lo guarì con una sola parola e subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
Nella guarigione realizzata dal Signore possiamo vedere rappresentata la sua azione nelle anime: libera l’uomo dal peccato, apre le sue orecchie perché ascolti la Parola di Dio e scioglie la sua lingua perché lodi e proclami le meraviglie divine.
Chiediamo molte volte ogni giorno di avere la capacità di saper ascoltare Dio nel silenzio e di saper parlare bene a tutti dell’Amore di Gesù.
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